Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen adattamento teatrale di Antonio Piccolo regia Arturo Cirillo interpreti e personaggi principali Arturo Cirillo SIG. BENNET Valentina Picello ELIZABETH, seconda figlia dei Bennet Francesco Petruzzelli Fitzwilliam DARCY, migliore amico di Bingley Sabrina Scuccimarra SIG.RA BENNET Rosario Giglio COLLINS, cugino dei Bennet Eleonora Pace JANE, prima figlia dei Bennet Giacomo Vigentini Charles BINGLEY, nuovo vicino dei Bennet Giulia Trippetta CHARLOTTE, la migliore amica delle sorelle Bennet Arturo Cirillo LADY CATHERINE De Bourgh, zia di Darcy secondari Rosario Giglio SIG. CAMPBELL, domestico di Bingley Giacomo Vigentini REYNOLDS, domestico di Lady Catherine Giulia Trippetta CAROLINE Bingley, sorella di Charles scene Dario Gessati costumi Gianluca Falaschi luci Camilla Piccioni musiche originali Francesco De Melis assistente alla regia Mario Scandale assistente scenografo Eleonora Ticca assistente costumista Nika Campisi

Franca Angelini, durante le sue lezioni universitarie, sosteneva che il vero spirito del teatro poteva ritrovarsi nello spazio eletto della “compagnia”. Aveva ragione. Un luogo scenico ed emotivo in cui, almeno dall’Illuminismo ad oggi, la drammaturgia ha saputo rinnovarsi, rigenerarsi e rielaborare i grandi temi universali. Però, si sa, che anche il teatro deve sottostare alle “leggi di mercato”, così proprio oggi trovare sulle scene un “sistema-compagnia” è più che mai difficile.

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Quando, al posto di un one-man-show, capita una “compagnia”, non sempre la scrittura o i temi dello spettacolo riescono a sposarne le abilità di ogni sua parte: queste incognite lasciano lo spettatore medio genericamente turbato, certamente incapace di giudicare, più spesso gli tolgono la fantasia di tornare a teatro. Competere con l’hometainment non è uno scherzo! Ci vuole bravura, capacità, senso del teatro, competenza, sagacia, tempismo. In due parole: Orgoglio e pregiudizio. Quello prodotto da Marche Teatro e Teatro di Napoli-Teatro Nazionale che da qualche tempo gira per l’Italia incantando le platee e che, per nostra fortuna, è approdato anche al Teatro Ambra Jovinelli di Roma.

L’adattamento che Antonio Piccolo ha distillato da “Orgoglio e pregiudizio” seleziona fatti e personaggi, ma non tralascia di riproporre lo stile della Austen. Nulla sfugge, infatti, dei sottili equilibri sociali, reale perno del romanzo, né dei dialoghi fulminei o delle dinamiche familiari e affettive. La regia di Arturo Cirillo amplifica questa costruzione tramite un’inventiva mai scontata, ma comica e sincera dove occorre. Il suo senso della scena, l’equilibrio fra le parti e la misura lo rendono più che ammirevole da sempre. Lo spazio è percorso e moltiplicato dagli specchi che lo delimitano, così come il tempo è rallentato o affrettato, a seconda delle necessità, senza perdere un solo istante di coerenza.

Le citazioni testuali e iconografiche si intrecciano ai caratteri dei personaggi senza forzature, con una naturalezza che potrebbe apparire semplice, ma è invece frutto di studio, dedizione, passione e talento. La chiave di volta è proprio il talento. Saper scegliere cosa dire, come dirlo e, soprattutto, con chi. Arturo Cirillo, infatti, che interpreta anche due spassosissimi caratteri in scena, potrebbe, da solo, riempire tutto lo spazio del palco. Spazio fisico ed emotivo. E in effetti, quando è il suo “turno” lo fa al meglio, come sempre. Ma gli altri non sono meri comprimari.

La squadra di questo spettacolo è composta di pezzi unici, ognuno nel suo genere. Tutti vantano premi, esperienza e una formazione completa. Valentina Picello tratteggia una Elizabeth contrastata e assolutamente straordinaria, complessa e contradditoria, verosimile alter ego della Austen. Ha talento, ma non lo ostenta. Se ne serve per catturare il personaggio, non semplicemente il pubblico e passa, senza soluzione di continuità, attraverso gli stati d’animo della giovane come un uragano in primavera. Francesco Petruzzelli la contrappunta con un Darcy più capricciosetto che orgoglioso, ma compostamente ideato. Si tratta di un giovane brillante che promette il meglio.

Talentuosissima Sabrina Scuccimarra che regala una madre spassosa, ironica e mai sopra le righe (difficile mantenere il controllo di un personaggio simile!), che non teme neppure il confronto con il partner Cirillo-padre né Cirillo-zia. Probabilmente perché i due attori vanno in direzioni troppo differenti per ipotizzare un paragone. Lei caratterista brillante e fantasiosa, lui un composto concentrato di istrionismo e storia del teatro en travesti. A completare il quadro: Rosario Giglio che spicca per timbro vocale e attitudine scenica perfettamente in stile con il suo canonico; Eleonora Pace che tratteggia una deliziosa Jane, anche lei mai oltre i limiti del suo personaggio che, seppure meno sfaccettato rispetto alla sorella, sa regalare momenti di intensità; Giacomo Vigentini che si dimostra ottimo attor giovane, senza sbavature; e infine Giulia Trippetta che riesce a costruire credibilmente due personaggi rischiosamente simili eppure indipendenti, senza mai tradirsi né nel gesto né nella parola.

Le scene di Dario Gessati sono in linea con la regia: dinamiche e allusive come meglio non si potrebbe, eppure essenziali. Lasciano agli attori il giusto spazio per esprimersi, ma all’occorrenza offrono loro tutte le potenzialità drammatiche: oggetti di scena e non semplice cornice. Deliziosi i costumi d’epoca di Gianluca Falaschi, seppur con qualche tocco di modernità, eco di alcune idee registiche dinamiche e dei rapporti fra i personaggi, tutt’altro che ottocenteschi.

Ottime le luci di Camilla Piccioni che accarezzano corpi e volti rendendo la perfetta atmosfera di un suggestivo scorcio pittorico. Lo stesso valga per le musiche di Francesco De Melis che, giocando con melodie e modulazioni, avvicinano l’antico al moderno, affascinando il pubblico e trascinandolo nel gioco del palco. Talento da vendere? No, da ammirare!

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