Ai musei capitolini, dal 24 gennaio al 17 aprile, si trova esposto per la prima volta a Roma il capolavoro de “L’Annunciazione” del pittore cretese Domínikos Theotokópoulos, più notoriamente conosciuto con il soprannome di El Greco.

L’esposizione dell’opera è stata resa possibile grazie al progetto di scambio con il Museo Thyssen Bornemisza di Madrid, che ha per suo conto, già ospitato “La Buona Ventura” di Caravaggio.

Nella sala al piano terra del Palazzo dei Conservatori quest’unica opera è la sola protagonista dell’intera esposizione. Su un pannello rosso possiamo ammirare il genio dell’artista giunto ormai alle vette più alte del suo stile finale nel periodo spagnolo.

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Il dipinto è un’opera autografa, dipinta a Toledo e presentata in un’articolata cornice lignea.

È il modello definitivo, presentato ai committenti, di un più grande quadro per la realizzazione di un’imponente pala d’altare.

Fu realizzato negli anni 1596-1600 per l’altare maggiore del Colegio de Nuestra Señora de la Encarnación di Madrid. Faceva parte di un polittico dedicato alla Redenzione, poi smembrato all’inizio dell’800, e le cui parti furono accolte al Prado e al Museo National de Rumania.

Possiamo ammirare senza alcuna distrazione la bellezza di quest’opera che racchiude il nucleo dello stile dell’autore.

Stile a cui è giunto negli anni spagnoli e, dunque, il risultato dell’unione di diverse culture figurative che lo hanno abbracciato nei suoi anni di passaggio da un paese all’altro; quella bizantina, italiana e spagnola, di cui molto forte è il lato introspettivo.

Il suo è uno stile intenso e drammatico, espressione di una spiritualità tanto forte da stravolgere il reale per un’evocazione quasi astratta. Abile visionario dipinge forme allungate, tendenti verso il cielo, della Madonna e degli Angeli e riempie l’intero spazio della composizione, dando spazio ad un grande roveto ardente.

La potenza visiva di quest’opera racchiude in sé il più alto livello dell’arte di El Greco che, non a caso, sarà poi ispirazione e punto di partenza per le moderne avanguardie artistiche.

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