ANTONIO MANZINI: IL MIO ROCCO SCHIAVONE COSI’ SIMILE AD AOSTA

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Venerdì a Pordenonelegge è stato il giorno del romanzo giallo/noir. Uno degli appuntamenti più attesi è stato quello con Antonio Manzini che ha presentato l’ultimo recente capitolo delle indagini di Rocco Schiavone-da cui è stata tratta la serie cult di raidue-, “Pulvis et umbra” (Sellerio).

PULVIS ET UMBRA

Con questo nuovo capitolo della storia e delle indagini si sviluppa anche un nuovo capitolo esistenziale per Rocco.

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Un capitolo di ombre e tradimenti (il concetto di ombra ritornerà spesso sia in conferenza stampa che durante l’incontro) e la polvere è proprio ciò che secondo l’autore rimane dopo i tradimenti.

A chi gli chiede del rapporto Manzini-Schiavone risponde che i personaggi sono ombre che fanno parte di te in qualche modo; in più li accomuna attualmente il sentire la propria città, Roma, sempre più lontana

Schiavone è un personaggio nato piano piano, che all’inizio “era orribile”(un homunculus) che piano piano però si è anche aggiustato nel tempo.

SERIE CULT E TRASPOSIZIONE FILMICA

Si è anche parlato della serie tratta dai romanzi, che ha avuto un grandissimo successo.

Per Manzini non ci sono critiche sulla trasposizione filmica, la critica della quale sembra molto di moda tra gli autori; Manzini ribadisce infatti che

è il regista che fa il suo film

L’unico rammarico che può trovare è che adesso Rocco ha una faccia per tutti (quella di Marco Giallini, ndr) mentre prima ognuno poteva immaginare la sua ma l’autore dice che quella di Giallini è una delle facce possibili.

VIAGGIO IN ITALIA. AOSTA

L’incontro di venerdì sera con il pubblico al Pala Provincia è stato inserito nel percorso “Viaggio in Italia”, il progetto “giallo-noir” di produzione del festival che raccontava Milano, l’Appennino emiliano, Firenze, La Versilia, Torino, Aosta, Napoli, Roma, e lo ha fatto con Hans Tuzzi, Pierluigi Vito, Marcello Simoni, Giampaolo Simi, Alessandro Perissinotto, Antonio Manzini, Maurizio De Giovanni e Gilda Piersanti.

Manzini ha spiegato la scelta di Aosta come location, della scelta di raccontare quindi qualcosa che conosce

La seconda motivazione è che doveva trasferire un romano molto al di fuori del suo contesto con l’obiettivo di farlo sentire scomodo.

Difatti Rocco non si ambienterà mai, non riuscirà ad integrarsi e sentirà sempre la cittadina come una cella in cui si trascina

La città però per Manzini è un po’ come Rocco, se deragli un po’ dal sentiero comune puoi trovare tesori nascosti

VEROSOMIGLIANZA

E’ molto difficile definire una città in cui non sei nato o cresciuto, ma non devi fare l’errore di giudicarla ma farla giudicare dal personaggio di cui scrivi

La parola chiave per Manzini, su cui ha insistito molto durante l’incontro è la verosomiglianza: chi narra delle storie lo deve fare tenendolo sempre in considerazione.

Modella la realtà a suo favore trasformando il concetto e il punto di vista che vuole trasmettere facendolo aderire alla realtà

Non poteva mancare una provocazione verso Andrea Camilleri, suo maestro e grande amico,sulla bravura, sulla prolificità di opere ma anche sull’abilità di creare ex novo una location per i suoi romanzi che non esisteva nella realtà(Vigata, ndr)

PROGETTI FUTURI

Tra i progetti futuri c’è la speranza di riuscire a dare più spazio agli altri personaggi che gravitano intorno a Schiavone, che hanno pari dignità e storie da raccontare rispetto al protagonista.

Un progetto già in divenire è invece la seconda stagione della serie, le cui riprese sono iniziate e che si svolgeranno tra Aosta, Roma e Cividale.

La nuova serie consta di quattro episodi: due per ognuno degli ultimi due libri più un racconto

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