Ad incorniciare, questa strana estate, un paesaggio che sembra un quadro di Renato Guttuso, oppure una vecchia foto di Henri Cartier Bresson.

Un paesaggio raccontato, in epoche diverse, da Sciascia, Pirandello, Tomasi da Lampedusa.

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Una Sicilia, sospesa tra passato e presente come in una cartolina, a volte piena di troppi luoghi comuni.

Nella provincia di Agrigento, a 8 km dalla Valle dei Templi, c’é un posto dove gli schemi e i luoghi comuni si infrangono definitivamente per lasciare spazio a una ventata di novità inaspettata che si fa brezza salutare per un posto che non é solo una cartolina, ma un vero e proprio cantiere delle idee e si chiama Farm Cultural Park.

Dall’idea di una coppia di avventurieri culturali, Andrea Bartoli e Florinda Saieva, nasce un parco culturale che è molto più di un museo a cielo aperto, ma un vero e proprio cantiere creativo.

Una kasbah, baciata dal sole, dove sostenibilità paesaggistica e architettonica si sposano con il territorio.

Percorrendo l’ SS640, con alle spalle la Valle Templi, si raggiunge Favara, piccolo centro cittadino, dove crescono grandi laboratori culturali.

Farm Cultural Park è un posto pensato per residenze artistiche, per le creatività e le innovazioni. Un posto dove si parla di crowdfunding, coworking, start-up, Km0 e sostenibilità, ma, soprattutto, come dicono loro: “A place that make you happy”.

Una felicità che si legge tutta negli occhi del direttore artistico Andrea Bartoli che, con grande disponibilità, ci ha raccontato i passaggi che lui e Flò hanno effettuato per trasformare il loro sogno in una realtà collettiva.

Come si trasforma un sogno in realtà

Incontriamo Andrea Bartoli nelle sale espositive della Farm, tra la mostra permanente del provocatorio Terry Richardson e il reportage di fotografia erotica di Akif Akan.

All’interno di questa cornice così trasgressiva, le parole di Bartoli ci proiettano in una realtà che sembra lontana anni luce dal luogo in cui ci troviamo.

Comincia così il racconto della sua avventura alla ricerca del modo per riprodurre la bellezza nel luogo di origine, Favara, appunto.

L’incontro tra Flò e Andrea non è solo un’ unione sentimentale ma un’affinità ancora più profonda creata dal loro amore per l’arte.

Iniziano la loro attività di mecenati di cose belle, nel 2008, producendo degli artisti rumeni, nel loro avanti e indietro da Bucarest.

Nei loro spostamenti in giro per il mondo raccolgono idee…fanno cose vedono gente.

Insieme al loro entusiasmo, cresce la voglia di costruire qualcosa di speciale per le generazioni future, la voglia di arginare il dissanguante flusso di giovani talenti che ogni anno abbandona la Sicilia.

La voglia di fare la differenza, per dare torto a quel luogo comune che faceva dire al Principe di Salina cheun lungo sonno, è questo quello che i siciliani vogliono ed essi odieranno sempre chiunque voglia svegliarli!” .

Andrea e Flò, acquistano e ristrutturano delle vecchie abitazioni situate proprio nel centro storico di Favara.

Le idee ci sono, la volontà pure e la tenacia…quella ne serve sempre tanta.

A Giugno del 2010 apre i battenti il Farm Cultural Park.

Protagoniste indiscusse dei pensieri e sogni di Andrea e Flò sono le loro figlie- “terribilmente femmine”, come le definisce Andrea- Carla e Viola, che nel nostro incontro sono state parte integrante della comprensione di quanto amore e voglia di cambiamento ci siano nel progetto della Farm.

A spasso per i Sette cortili della Farm

A dimostrazione che i Sette Cortili della Farm siano un crocevia di culture ed arti abbiamo incontrato la scrittrice Simonetta Agnello Hornby,che in occasione della presentazione del suo ultimo lavoro “Via XX Settembre”, parla al suo pubblico, in chiave autobiografica, di educazione sentimentale.

In un contesto simile non poteva mancare di incontrare anche uno street artist, ma non uno qualsiasi ma  Flavio Campagna Kampah.

Kampah, è un artista che ha curato la regia del video “Even better than the real thing” degli U2; ha lavorato con Ridley Scott per l’opening di “Black Hawk down”; una pubblicità’ televisiva da lui diretta e’ in esposizione permanente al MOMA ed eccolo qui venuto apposta per realizzare un progetto, rigorosamente, provocatorio alla Farm di Favara.

Dopo una giornata intensa e ricca di creatività, ce ne andiamo dal Farm Cultural Park, pieni di stima nei confronti di chi ha scelto di cambiare i luoghi comuni, sicuri del fatto che contesti di questo tipo uniscano l’Italia meglio di quanto non farebbe un ponte (ndr).

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