Ravello Festival a Villa Rufolo, un luogo suggestivo dove il tempo non ha peso, come se la bellezza delle sue strade e dei suoi scorci contenesse in sé un’aura nascosta di magia che apre il varco verso un’altra dimensione.

Un piccolo ritardo è stato fatale e sul cancello della splendida Villa Rufolo, chiuso, abbiamo trovato un annuncio in cui si avvertivano gli spettatori rimasti fuori che dopo quarantacinque minuti si sarebbe aperto uno spiraglio per accomodarsi nel pubblico durante la pausa tecnica.

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Quando l’organizzazione funziona e agisce con precisione per tutelare entrambe le parti.

Quarantacinque minuti di attesa nella Piazza Centrale di Ravello, gioiello della Costiera Amalfitana, non sono quarantacinque minuti qualsiasi: non è un caso che la Fondazione Ravello Festival abbia scelto proprio questa città per ospitare uno dei più prestigiosi festival culturali d’Europa.

I cancelli della villa si aprono allo scoccare del tempo annunciato e si entra in quella che forse è la location notturna più suggestiva della Costiera.

Non c’è stato bisogno di allestimenti sofisticati per preparare la scena del Belvedere di Villa Rufolo all’Orchestre National Du Capitole De Toulouse, che era accomodata su un grande palco alle cui spalle si intuiva la linea della costa disegnata dalle luci dei borghi.

L’Orchestra stessa era parte del panorama, sicuramente spettacolare al tramonto: 125 musicisti tra cui moltissimi giovani, diretti da un altrettanto giovane Tugan Sokhiev (classe 1977) che ha ricevuto nel 2008 il passaggio ufficiale del testimone dal precedente, storico direttore, Michel Plasson.

Sokhiev, avviando un processo di rinnovamento e calibrando la sua direzione su un dinamismo artistico, ha portato i suoi musicisti a partecipare ai festival più prestigiosi del mondo, si rivolgendosi ad un pubblico più vasto grazie al contributo dell’Orchestra a trasmissioni televisive sui più conosciuti canali francesi.

Nella sua seconda parte il concerto ha offerto al pubblico di Ravello l’esecuzione di componimenti di Musorgskij , con trascrizione per orchestra di Maurice Ravel, incantando la platea che seguiva gli eleganti movimenti che le mani del direttore disegnavano, come se la partitura prendesse forma e seguisse il filo di una storia ironica, malinconica, solenne.

La sua gestualità teatrale, terrena, ha guidato insieme ai musicisti anche il pubblico meno esperto, come fosse la cosa più naturale del mondo, indirizzando chiaramente l’interpretazione della partitura in un tracciato emozionale condiviso.

La partecipazione emotiva ha sospeso nell’aria ogni rumore, rarefacendo il contorno, mentre Tugan Sokhiev è diventato il consapevole medium del fenomeno di “incarnazione” del brano, divertendosi a interagire con i membri dell’orchestra e i loro strumenti , in alcuni tra i passaggi più vivaci e spiritosi.

Giureremmo di averlo anche visto sorridere di gusto.

Un’ultima nota importante, a coronamento di una serata piena di bellezza, riguarda il risvolto solidale di alcuni concerti previsti nella ricca programmazione del Ravello Festival.

Il ricavato della serata è stato infatti devoluto al progetto per una casa per studentesse in Burkina Faso, a seguito di un protocollo d’intesa che la Fondazione Ravello ha stipulato con l’associazione Progetto Famiglia Cooperazione Onlus.

Per questo Articolo le immagini sono state fornite dall’ufficio stampa dell’artista/spettacolo. Si declinano per tanto ogni responsabilità relative ai crediti e diritti.

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