Eh si, perché tra corti, lungometraggi ed eventi speciali del Trieste Film Festival c’è anche spazio per la sperimentazione e per portare al pubblico il lavoro di quattro giovani registi, Otto Reuschel, Massimiliano Milic, Pablo Molano e Giovanni Ortolani, che si sono messi alla prova con i rispettivi documentari; S-Confini, anteprima assoluta, rientra nel progetto “Camera degli specchi”

 “contenitore che sperimenta percorsi diversi di inclusione sociale e formazione attraverso il cinema e il video con i giovani”

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Ed è una produzione dell’associazione DROP OUT, diretto da Ivan Borman e Fabio Toich

Focus del workshop che ha portato alla realizzazione dei film, supervisionato da Alberto Fasulo, è proprio il documentario a tema migrazioni; ognuno dei quattro ragazzi è partito dal proprio background e ha realizzato il documentario riguardo l’argomento che più gli stava a cuore.

I titoli delle opere comprese in s-confini sono: “Riski”, “Integrati”, “Dazzlement for your gaze” e “La pizzeria”.

“Riski” di Otto Reuschel racconta di un gruppo di ragazzini, divisi tra libertà e dipendenze nocive,al confine tra Spagna e Marocco alla ricerca di una via di fuga verso l’Europa ed un futuro migliore , che si concretizzerebbe con la salita clandestina su  una nave mercantile diretta proprio in Europa.

“Integrati”, ad opera di Pablo Molano, è uno sguardo su due famiglie diverse, una proveniente dal Bangladesh e una dalla Colombia alla prese con l’arrivo in Italia e la ricerca di integrazione.

Integrazione in primis per le due donne protagoniste, madri di famiglia e le prime arrivate in Italia che hanno raggiunto questo obiettivo di integrazione, una lavorando  in un istituto per anziani e l’altra aprendo una propria attività imprenditoriale.

Il terzo corto/documentario è quello di Giovanni Ortolani: nato da una sua esperienza di lavoro da esterno nell’ ICTP (Centro di fisica teorica di Trieste)  racconta la realtà di integrazione e di vita tra fisica, matematica e momenti di svago in una realtà di studio e lavoro così multiculturale; il lavoro è accompagnato dalle parole del discorso di accettazione del Premio Nobel tenuto da Abdus Salam(a cui è intitolato il Centro) nel 1979.

Ultimo, ma non per importanza il lavoro di Massimiliano Milic ne “La pizzeria”, il suo lavoro nasce dall’esperienza personale di lavoro vissuta in questa pizzeria, ambiente multiculturale.

Milic riporta attraverso le parole di Arno e Tony le difficoltà degli emigranti, sia nel diverso paese in cui possono arrivare ma anche tra nord e sud dello stesso paese: Arno è emigrato dall’Istria cinquant’anni prima mentre Tony è un migrante, il quale poi è visto “forestiero” anche nel suo paese di origine, che ha lasciato il suo Sud poco più che adolescente.

“Non si può insegnare a fare i film. Si può solo imparare a fare i propri film”

Alberto Fasulo

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