Poesia, il volgare italiano, ironia e punto di vista femminile. La rilettura del “Decameron” nella sua semplicità colpisce l’animo e fa scaturire le emozioni come cascate. Antonia Fama ne esce in modo superbo lavorando sulla voce così versatile che si lascia seguire senza annoiare.

All’interno della particolare cornice dell’Emporio delle Arti, dal 13 al 15 febbraio, Vaghe Donne – L’amore ai tempi della peste, di Velia Viti e Antonia Fama, regia di Velia Viti, ha dato vita a una rilettura del Decameron di Boccaccio. Lo spettacolo ha debuttato al Festival del Teatro Medioevale e Rinascimentale di Anagni ricevendo molti consensi. L’attrice Antonia Fama affiancata da Maurizio Minnucci, ottima spalla e musichiere, alla chitarra, esplora l’arte recitativa attraverso la voce, facendola vibrare in modo molto suggestivo.

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L’opera di Boccaccio è considerata una delle più importanti della letteratura del ‘300 europeo. Capostipite della prosa in volgare italiano, annovera l’ideale di vita edonistica tipica della cultura umanistica e rinascimentale. Il desiderio dell’esistenza dedicata al piacere e al culto del viver sereno è il messaggio intrinseco del Decamerone o Decameron. Il termine deriva dal greco e significa dieci giorni ed è una raccolta di 100 novelle scritte nel ‘300 durante il periodo della peste in Europa, la quale narra la ricreazione dell’umanità come analogia all’opera di Sant’Ambrogio che racconta della creazione del mondo e dell’umanità.
Un gruppo di sette donne e tre uomini per 14 giorni si rifugiano fuori Firenze sfuggendo alla peste nera. A turno si raccontano delle storie ispirate all’erotismo bucolico e di stile umoristico, valorizzando le relazioni, i valori dell’umanità e della società e dar modo di rifondare un mondo distrutto e corrotto.

Abbiamo già incontrato Antonia Fama in performance precedenti, Cuori monolocali, Sessolosè e Appese a un filo, assai esilaranti e ironiche. E anche in Vaghe Donne – L’amore ai tempi della peste si distingue sia per sarcasmo sia per presenza scenica e, grazie alla modulazione della voce, i toni hanno risaltato guidando il pubblico secondo quei movimenti lineari che mai hanno annoiato.

In Vaghe Donne – L’amore ai tempi della peste ho trovato molto presente e attivo il punto di vista femminile. Antonia Fama fa vivere le donne protagoniste delle novelle di Boccaccio, Monna Filippa, Lisa, Monna Ghita e Lisabetta. Raccontando, mediante le loro immagini, il contesto storico in modo brillante, comico e tragico, senza far perdere la loro fierezza né il ruolo all’interno della società in cui le vicende si susseguono.

Un lavoro di estrema cura e di lettura delle novelle scelte. Il Prologo, Pietro di Vinciolo, Suore, Monna Filippa, Lisa, Lisabetta, Messer Tofano (la moglie e il mozzo) e l’epilogo.
I costumi medioevali sono segni del tempo narrato. Tra il blu e il bianco, il dorato e il bordeaux ci si perde nei colori. Le ceste in vimini, con disposti gli elementi di scena, sparse sul pavimento, donano l’idea di una scenografia semplice, suddivisa in spazi, quali sono vissuti per la recitazione delle novelle declamate. Quadri di paese, usi e costumi che infondono stati d’animo assai intimi e che inducono a comprendere l’atmosfera, alleggerita dall’ironia, anche se il volgare si fa comprendere.

Si canta in napoletano, si identificano diversi idiomi, piccoli passi, fluidi, di flamenco, grazie all’accompagnamento della chitarra e di piccoli cenni di batteria. La Poesia nasce in musica, una canzone. Una lirica, una di quelle declamate all’interno del Decameron, riadattata sulla musica originale del maestro Maurizio Minnucci, è stata tratta dalla novella della Lisita, la quale chiede al cantore, Minuccio d’Arezzo, di scrivere dei versi rivolti al Re di cui è innamorata.

Da dietro un paravento spuntano delle figure parlanti, di cartone. La voce di Antonia Fama si trasforma così, ad ogni personaggio il suo tono. L’insieme sembra il chiacchiericcio delle persone circostanti.

La figura maschile è taciturna, messa in un angolo, in dissolvenza. Accompagna la protagonista facendo immergere il pubblico dentro uno schiacciante quadro contemporaneo, a notare i comportamenti sia delle donne che degli uomini in una società che si proietta all’infinito.

Un incanto, un tocco soave, una rilettura, una delicatezza, due personalità, timbri musicali e vocali, la poesia elevata che seguirla è stato piacere. Un insieme che sconvolge i sensi facendoli abbandonare seguendo ogni piccolo passo che le emozioni hanno donato facendole scaturire come cascate. La semplicità di scena colpisce l’animo.

Durante l’intervista ci hanno dato anche un assaggio dello spettacolo

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