Vincere le delusioni: Contromosse per superarle e non farsi avvelenare la vita nasce dalla volontà di affrontare da un diverso punto di vista un’emozione che tutti noi, prima o poi, abbiamo provato.

Invece di rifiutarla cercando, inutilmente, di combatterla, il giornalista Eugenio Murrali e la psicologa Pascale Chapaux-Morelli propongono un percorso in grado di trasformare le delusioni in un’energia positiva in grado di migliorare la nostra vita.

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Iniziamo dal principio, come è nato Vincere le delusioni e come vi siete conosciuti?

E: Tra me e Pascale c’è un’antica amicizia, io avevo già tradotto un suo libro sulla manipolazione affettiva. Parlando abbiamo scoperto che il tema della delusione molto spesso è un argomento auto-censurato dalle persone ma che ci coinvolge tutti dato che è uno dei sentimenti più importanti e presenti nella vita di ogni giorno.

P: Questo libro nasce dalla volontà di trattare di una tematica universale che purtroppo, prima o poi, tocca tutti. Però è anche nato soprattutto dal connubio tra le capacità e le conoscenze di Eugenio Murrali e le mie in modo da affrontare il tema in modo più ampio e guardandolo da più punti di vista.

Con un tema simile, il rischio di creare un semplice manuale di psicologia era molto alto, come avete approcciato l’argomento per evitare un risultato simile?

E: Già dal titolo può dare l’idea dell’approccio che abbiamo utilizzato. La nostra intenzione era creare per il lettore un percorso di superamento. Proprio per questo il libro è strutturato in modo da convincere chi ci legge a proseguire nella lettura giungendo, un passo dopo l’altro, alle nostre soluzioni. Le mete finali sarebbero quindi inutili senza le strade percorse per arrivarci.

P: Questo libro è sulla scia di un mio precedente lavoro La manipolazione affettiva nella coppia quindi, alla fine, il materiale scientifico è stato molto simile. Con Eugenio abbiamo seguito un metodo simile citando, all’interno del libro, gli articoli a cui abbiamo fatto riferimento. Da parte mia, sono voluta rimanere il più possibile fedele al metodo scientifico integrandolo con lo storytelling creato da Eugenio.

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Immagino che nel parlare di un emozione così universale sia difficile non farsi coinvolgere dallo stesso libro che si sta scrivendo, è stato così anche per voi?

E: Scrivere un libro è sempre una costruzione interiore. Però affrontare tematiche e argomenti simili è stato particolarmente importante anche per noi. Durante la scrittura abbiamo vissuto anche momenti di sconforto e, appunto, di delusioni. Questo ci ha permesso di entrare in sintonia con quello che stavamo scrivendo dandoci la possibilità di donare alle nostre parole una strabiliante forza emotiva.

P: Per mestiere sono abituata a mantenere una certa distanza dalle tematiche che mi propongono le persone attraverso il dialogo. Purtroppo, non esistendo un vaccino contro le delusioni, sia io che Eugenio siamo rimasti coinvolti emotivamente e, personalmente, mi sono ritrovata a riflettere su questioni passate che hanno influenzato la mia vita. Però bisogna sottolineare che questo essere coinvolto emotivamente riesce quasi a donare vita all’opera creando un collegamento tra il lettore e l’autore.

Con vite accademiche e lavorative così differenti, come siete riusciti a trovare un punto di incontro tra il vostro modo di scrivere?

E: Avevamo idee e punti di vista differenti ma abbiamo lavorato per integrarli bene e farli muovere in sinergia. Per quanto mi riguarda, io ho cercato di dare il mio contributo sul lato della narrazione e della letteratura cercando di modulare il libro in modo da dargli uno storytelling in grado di conquistare i lettori. Solo su alcune parti ci siamo dovuti fermare per trovare un punto d’incontro. Io, per esempio, vedo in modo molto negativo tutto ciò che riguarda i social mentre lei ha un pensiero più morbido. Comunque in generale siamo sempre rimasti sulla stessa lunghezza d’onda lavorando sempre in perfetta armonia.

P: Alla fine è stato meno difficile del previsto riuscire a trovare un compromesso che rendesse felici entrambi. Non solo siamo tutti e due molto precisi ma abbiamo scoperto di condividere gli stessi pregi e gli stessi difetti.

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Parlando proprio dei social, secondo voi che ruolo possono avere nelle delusioni?

E: I social sono stati utilissimi perché ci hanno permesso di mantenere relazioni con persone lontane e di comunicare con chiunque, questo è sicuramente un aspetto positivo. Però, a mio parere, gli stessi social vanno ad usurare questa comunicazione, svuotandola di contenuto e creando delle incomprensioni anche gravi. Siamo arrivati al punto in cui anche il solo non ricevere il numero di “like”, ad un post o a una foto, che ci si aspettava può rappresentare una potente fonte di delusione.

Attraverso il libro noi cerchiamo anche di affrontare queste situazioni che, specialmente nei bambini, possono essere devastanti in assenza di un “mediatore”.

P: Sui social ho un punto di vista contrastato, cerco di analizzarli senza farmi influenzare in modo eccessivo. Bisogna dire che se da una parte possono aiutare le persone ad uscire dal proprio isolamento collegandole ad altri individui, dall’altro sono in grado di amplificare il senso di solitudine nel momento in cui ci ritroviamo a comunicare con persone che in realtà non esistono. Ma questo discorso non vale solo per i social ma per tutto Internet.

Una domanda per Pascale, nel parlare delle piattaforme social come Facebook, si è venuto a creare un dibattito in cui un parte accusa queste piattaforme di aver “creato” questa nuova forma di cattiveria nelle persone di cui poi possiamo vedere il risultato nei commenti, l’altra parte sostiene invece che i social non hanno colpe dato che questi sentimenti sono sempre esistiti. Lei cosa ne pensa?

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P: La cattiveria, la frustrazione e l’invidia non sono stati creati dai social. Questi sentimenti sono sempre esistiti. Le piattaforme fungono però da amplificatore della negatività permettendo a chiunque di scaricare la propria rabbia comodamente seduti dietro la sicurezza di un monitor. Se all’improvviso dovessero ritrovarsi di fronte alla persona insultata online, dubito che sarebbero in grado di ripetere le stesse offese. E questo senza nemmeno prendere in considerazione i commenti ironici che, fraintesi dal destinatario, possono trasformarsi in insulti involontari.

Per concludere, che progetti avete per il futuro?

E: Abbiamo alcune cose in mente con Pascale e altri progetti lasciati in stand-by. Avevamo iniziato con molta calma a scrivere questo libro poi molti editori hanno mostrato interesse quindi ci siamo dovuti concentrarsi più su questo. Fortunatamente ho trovato una compagna di lavoro come Pascale con cui affrontare un periodo in cui sicuramente non mi annoierò.

P: I progetti ci sono sempre, quando si comincia a scrivere non si smette più. Nel mentre però Eugenio ed io ci vogliamo godere l’uscita di “Vincere le delusioni” e la gioia che ne seguirà.

Le immagini per l’intervista sono fornite dall’Ufficio Stampa dell’artista/manifestazione. Si declina ogni responsabilità riferibile ai crediti e riconoscimento dei relativi diritti.

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