E’ morto il fotografo Sebastião Salgado a 81 anni: lo ha annunciato l’Académie des Beaux-Arts a Parigi. In poche ore la notizia ha fatto il giro di tutte le testate e i social.
Nato nel 1944 a Minas Gerais, Salgado si è laureato in economia e ha cominciato a fotografare da professionista nel 1973. Sebastião Salgado è stato uno dei più grandi fotografi del nostro tempo. Viveva ormai da lungo tempo a Parigi e dal 1990 aveva smesso di fotografare le persone concentrando la sua attività sull’impegno sociale, sulle priorità ambientali e sulla sostenibilità.
Il suo ultimo intervento su Instagram:
Ha viaggiato in più di cento paesi per i suoi progetti fotografici, divenuti mostre di successo straordinario in musei e gallerie di tutto il mondo e libri-capolavoro. Fra i progetti più famosi ci sono:
- Sahel: l’uomo in fuga (anni ’80): documenta le conseguenze della siccità e i flussi migratori
- La mano dell’uomo (1986-1991): un omaggio al lavoro manuale e a un mondo produttivo in via di scomparsa
- Migranti (2000): un progetto che ha seguito i flussi migratori globali, documentando le difficoltà delle popolazioni in fuga
- Genesis (2004-2012): un progetto a lungo termine dedicato alla bellezza della natura incontaminata e dei luoghi non ancora intaccati dall’uomo.
- Amazônia: un progetto monumentale durato sette anni, incentrato sulla foresta amazzonica e le sue culture indigene.
Insieme alla moglie Lélia Wanick Salgado, ha fondato l’Instituto Terra in Brasile, un’organizzazione dedicata alla riforestazione e al restauro di una parte della Foresta Atlantica.
La sua vita e il suo lavoro sono stati splendidamente raccontati nel film-documentario “Il sale della Terra” (2014), diretto da Wim Wenders e dal figlio di Salgado, Juliano Ribeiro Salgado.