Alcuni dei registi presenti al Festival del Cinema Latino Americano si sono raccontati in un intimo faccia a faccia con alcuni degli studenti dell’Università degli Studi di Trieste.

In particolare sono stati chiamati all’appello gli allievi del “Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio, dell`Interpretazione e della Traduzione” (ex Scuola per Interpreti e traduttori per capirci).

Gli ospiti presenti erano: Daniel Burak e Sergio Shlomo Slutsky (“Disculpas por la demora” Argentina-Israele),  Paula Markovitch, Ana Bayer e un amico di vecchia data del Festival, Paulo Thiago (Brasile).

Il direttore del Festival Rodrigo Diaz
La traduzione

Alcuni degli studenti di questo Dipartimento hanno avuto l’occasione, nel periodo antecedente al festival, di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti nella sottotitolazione dei vari film in concorso e non.

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Uno dei punti di partenza dell’incontro è stato infatti il ringraziamento, da parte del Direttore del Festival Rodrigo Diaz, ai ragazzi per il lavoro svolto.

Un lavoro di vitale importanza per la riuscita di ogni festival che abbia a che fare anche con materiale audiovisivo estero.

Il direttore Diaz ha anche tenuto a ricordare l’importanza del lavoro di squadra tra tecnici, operatori e maestranze.

Non sono mancati da parte dei registi aneddoti della loro carriera proprio riguardo alla sottotitolazione dei loro film.

Da sinistra, i registi Sergio Shlomo Slutzky, Daniel Burak, Ana Bayer, Paula Markovitch
Storie di padri

Rilevante la presenza femminile in questa edizione del Festival e degno di nota anche l’elemento che accomuna le due cineaste presenti all’incontro: i loro padri.

Ana Bayer in El viejo rebelde racconta di suo padre, Osvaldo Bayer.

Osvaldo, figura storica contemporanea, è uno scrittore, giornalista e storico argentino che anche in esilio ha lottato per i suoi concittadini.

siempre futurista y optimista

Ciò che lega la Bayer a Trieste è la stirpe di traduttori da cui proviene ma soprattutto il desiderio (purtroppo incompiuto) di suo figlio di studiare proprio in questa città.

La seconda, Paula Markovitch, porta con Cuadros en la oscuridad a Trieste l’omaggio al padre Armando, artista.

Proprio a lui e alle sue opere è dedicata, in questi giorni, una mostra negli spazi del Teatro Miela.

Alcune delle opere di Markovitch (foto ADM)
La censura

Elemento chiave dell’incontro è stato anche quello riguardante la censura, che si spera sia solo un problema del passato dei paesi d’origine dei registi.

Ciò che invece è stato rilevato è che lo spettro di quest’ostacolo non si dissolve mai.

Se Ana Bayer si è affidata all’autoproduzione e quindi ha ammesso una libertà di espressione sicuramente maggiore ciò non vale in tutti i paesi

Gli altri autori che portano esperienze dall’Argentina, dal Brasile ma anche dall’Israele raccontano invece una realtà diversa.

Una realtà che vede governi e ministri della cultura che limitano i fondi ad appoggio dei prodotti audiovisivi che li mettono in discussione

Ecco quindi come emerga la sensazione che si tornino a sentire segnali di allarme censura anche nel panorama cinematografico attuale (in alcuni paesi specialmente quelli con un passato di dittature.

Sergio Shlomo Slutzky e Daniel Burak

Tutte le foto presenti sono a cura del Festival del CInema Latino Americano e ad opera di Rajini Poselli

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