Roma è la città più bella del mondo. Qualcuno potrebbe contestare questa affermazione? Roma è anche la città in cui sono nato, dove ho la mia casa, dove vivo. Dirò addio a Roma solo quando andrò all’altro mondo. E il mondo, quello “di qua”, io lo conosco tutto. Vi posso assicurare che non esiste città più vivibile della nostra.

(Alberto Sordi, articolo apparso su Il Messaggero il 1° dicembre 1988)

Scrivere di Albero Sordi, raccontare il suo amore per Roma, celebrare il suo ineguagliabile talento è impresa ardua. Tutto è già stato detto, tutto è già stato scritto. Si rischia di cadere nell’ovvio, nello scontato.
Ho deciso, allora, di partire dalla fine, di cominciare il racconto di questa mostra dedicata all’Albertone nazionale narrando della commozione di una città intera, che dieci anni fa ha perso il suo ottavo re.
Era il 2003, piazza San Giovanni in Laterano conteneva 250.000 persone accorse a dare l’ultimo saluto, tanti i gesti d’affetto, gli striscioni per salutare non solo un grande attore, ma soprattutto un grande uomo. “Albè, stavolta c’hai fatto piagne” è la frase simbolo di quel giorno, il rimprovero corale di una folla composta. Roma si fermò quella mattina del 27 febbraio 2003.

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L’amore eterno tra Sordi e i romani non poteva concludersi il giorno del solenne addio, Alberto è parte di Roma, è uno dei suoi monumenti al pari del Colosseo e della cupola di San Pietro.

Alberto Sordi e la sua Roma è più di una mostra, rappresenta l’omaggio di una città e dei suoi cittadini ad un grande artista, all’icona monumentale della città eterna. L’esposizione annuncia già dal titolo il suo intento: il pronome possessivo racchiude il mondo di Alberto, quelle radici che ha portato con sé in tutto il mondo, che ha tenuto strette in ogni suo lavoro.
Eppure proprio per quell’accento romanesco l’Accademia dei Filodrammatici di Milano lo espulse, ma la genialità non può essere etichettata, prescinde da ogni sorta di schematizzazione. Inizia nel 1937 la lunga carriera: l’avanspettacolo, i primi piccoli ruoli cinematografici, l’esperienza di doppiatore, l’esordio radiofonico, fino ad arrivare al 1950 con il suo primo grande impegno cinematografico in“Mamma mia che impressione!”

Da questo momento inizia la storia con la “S” maiuscola. Un giorno in pretura, L’americano a Roma, L’arte di arrangiarsi, Lo scapolo d’oro, Il conte Max sono solo alcuni titoli di una filmografia senza precedenti.
Alberto diviene famoso in tutto il mondo, il suo talento viene premiato e riconosciuto ovunque.
Non solo comicità, le doti drammatiche di Sordi lasciano senza fiato: Un borghese piccolo piccolo, Detenuto in attesa di giudizio, sono forse le sue interpretazioni più commuoventi.

Il percorso della mostra, ospitata nelle sale del Vittoriano, ritrae un Alberto inedito e privato. Lo scrittoio dell’ufficio sito in via Reggio Emilia, la bicicletta con cui passeggiava nel parco della sua villa all’Aventino, il pianoforte dove intonava le sue canzoni preferite.
Poi c’è il Sordi attore e inizia un viaggio nel grande cinema di cui è stato uno degli immensi protagonisti. Dal Marchese del Grillo, capolavoro di Monicelli, cui sono esposti gli abiti di scena, al Tassinaro, per giungere fino al mitico personaggio di Otello Celletti, divenuto l’iconografia del vigile per antonomasia.

Durante la serata d’inaugurazione molto ospiti sono accorsi in ricordo di Alberto. L’ex sindaco Walter Veltroni, che il giorno dell’80 compleanno affidò a Sordi la fascia da primo cittadino, la sorella Aurelia, Enrico Montesano, Silvana Pampanini e tanti altri protagonisti dello spettacolo che hanno conosciuto ed amato il grande attore romano.

L’esposizione è gratuita e aperta a tutti, il segno tangibile di voler donare alla città e a chi ha amato Sordi la memoria di questo grande artista.

 

 

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INFORMAZIONI TECNICHE

Alberto Sordi e la sua Roma

Complesso del Vittoriano

dal 15 febbraio 2013 al 31 marzo 2013

ingresso gratuito

orario: dal lunedì al giovedì: 9.30 – 18.30; venerdì, sabato e domenica: 9.30 – 19.30

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