Penultimo appuntamento al Festival della Bellezza nel segno del ricordo del regista, attraverso la lente dell’amicizia con Andrea De Carlo.

Reminescenze a ruota libera sono quelle dello scrittore milanese che dal palco al Giardino Giusti racconta Federico Fellini: il suo Fellini, quello degli anni ’80 e dell’ultima decade di film girati nella consapevolezza che il cinema aveva ormai ceduto il passo alla televisione.

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Una figura importante e imponente quella di Fellini – come anche la ricorda De Carlo – bardato nei suoi capotti pesanti per far apparire le spalle più ampie, la figura più importante. Il ritratto di un artista visionario e un po’ folle ma anche quella di un uomo-vampiro, capace di attrarre a sé le persone e prosciugarle, plasmarle a sua immagine, come era stato per tanti anni il destino di Mastroianni.

De Carlo diventa assistente di Fellini nell’82 durante la fase pre-produzione di E la nave va, seguendo l’intera lavorazione del film che – se anche raccoglie successo di critica – finisce ignorato dal grande pubblico. Solo un’altra testimonianza di un certo modo di fare e vivere il cinema italiano che stava lentamente scomparendo.

E nonostante questo la macchina del cinema di Fellini non era per nulla meno straordinaria: le lunghe fasi preparatorie, i casting internazionali, i set spettacolari tutti rigorosamente costruiti all’interno del Teatro 5 di Cinecittà.

Durante le riprese però si gira un altro film. Questa volta è De Carlo alla regia ed è un documentario che parla degli attori, del regista e dei loro rapporti. Le facce di Fellini – questo il titolo – viene però proiettato solo due volte prima di sparire misteriosamente per anni. Un mistero, quello della scomparsa della pellicola, come ce ne erano tanti su Fellini. I misteri di cui lui stesso era affascinato, complice anche quel suo interesse per i maghi, gli sciamani e l’inspiegabile esoterico.

Di sciamani poi avrebbe dovuto parlare il secondo film di Fellini con l’aiuto regia di De Carlo, ma non se ne fece mai nulla. Il rocambolesco viaggio in Messico ad incontrare lo scrittore Carlos Castaneda vide la luce solo sotto forma di romanzo, quello Yucatan dello stesso De Carlo.

 

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