La 34esima edizione del Festival del Cinema Latino Americano ha stregato il suo pubblico con un’apertura d’effetto.

Durante l’inaugurazione, che si è svolta la sera di sabato 9 novembre presso il Centro Internazionale di Fisica Teorica delle Nazioni Unite (ICTP), il direttore artistico Rodrigo Díaz ha presentato il programma delle successive giornate dense di appuntamenti, definendolo “il migliore degli ultimi 15 anni”.

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La selezione di film in programma si rifà ad un’idea di cinema che “faccia riflettere, che formi ed informi”, usando le stesse parole di Rodrigo Díaz e che, allo stesso tempo, lavori con la memoria anche a partire dal genere documentaristico, dal momento che, citando le parole del regista “un paese senza memoria è come una famiglia senza fotografie”.

In questo senso il festival offre la possibilità di un’immersione nelle zone più recondite della storia e dell’immaginario dei diversi paesi latino–americani, sbirciandone i capitoli più traumatici con le conseguenti psicosi collettive, ma anche quelli più gloriosi che hanno messo in evidenza l’immensa ricchezza artistica del subcontinente.

Proprio sull’onda di una celebrazione del patrimonio espressivo latino—americano, a porre fine ai convenevoli della serata di inaugurazione è un documentario dedicato alla cultura musicale brasiliana: I ragazzi di Ipanema del regista e inviato speciale della Rai Tonino Pinto che, in un viaggio della durata di un mese realizzato nel 2009, giunge fino alle radici della samba e della sua “costola”, la bossanova, per raccontarci la storia di un vero e proprio stile di vita.

A cent’anni dalla nascita della samba e a cinquant’anni da quella della sua sorella più giovane, Tonino Pinto ci presenta e ci racconta di personalità come quella di João Gilberto che, assieme a Vinicio de Moraes, Antonio Carlos Jobim e Carlos Lyra rivoluzionò la musica popolare del suo paese, avvicinando la samba tradizionale alle sonorità jazz più moderne.

Da un connubio fatto di influenze musicali reciproche si passerà ad una vera e propria collaborazione tra jazz nordamericano e samba brasiliana quando il sassofonista Stan Getz proporrà a João Gilberto e Antonio Carlos Jorbim di incidere un album, Getz/Gilberto, che accoglierà tra le sue tracce anche La garota de Ipanema, uno dei brani di bossa nova più conosciuti ed eseguiti al mondo.

Ed è proprio una giovane ragazza carioca, Heloísa Pinto, ad ispirare il testo di Jorbim e Vinicius de Moraes, una vera e propria celebrazione della bellezza femminile brasiliana “il cui sguardo” secondo Moraes, “è anche triste dal momento che porta con sé, sulla strada verso il mare, il sentimento della giovinezza che passa, della bellezza che non è nostra- dono della vita nel suo incessante meraviglioso e melanconico fluire e rifluire”. Il documentario di Tonino Pinto passa in rassegna i momenti chiave dei due generi musicali brasiliani offrendo agli spettatori scorci suggestivi della città carioca in cui ogni quartiere ha la sua scuola di samba e gli abitanti delle favelas prendono gli autobus per poter assistere alle lezioni.

Le nuove generazioni di artisti brasiliani mostrano di non aver dimenticato la lezione dei grandi maestri degli anni ’50 e ’70 e oggi in Brasile si confrontano personaggi della scena musicale popolare brasiliana, come Vanessa da Mata, con figure del passato del calibro di Carmen Miranda, la famosa cantante e attrice luso-brasiliana che negli asnni ’30 diffuse la samba nel mondo.

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