L’imperdibile mostra fotografica, ideata e realizzata dal Servizio Promozione Turistica, Musei, Eventi Culturali e Sportivi del Comune di Trieste e curata da Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca e Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte, si tiene in occasione dei settant’anni dalla nascita dello studio fotografico Foto Omnia, tuttora attivo, ed è stata prorogata fino al 26 marzo 2023.

- Advertisement -

La mostra

Nella sala “A. Selva” di Palazzo Gopcevich e guidati dalla curatrice della mostra, Claudia Colecchia, è possibile ammirare le opere fotografiche di Ugo Borsatti che lei stessa definisce “una sorta di Omero, cantore per immagini di Trieste: un vero cantastorie attraverso la fotografia”. Una mostra per scoprire, attraverso fascinose fotografie in bianco e nero, una parte significativa della recente storia di questa città. Il maestro-fotografo Ugo Borsatti, nato nel 1927 a Trieste da padre fotoamatore, riesce a raccontare gli eventi della città, dai più significativi a quelli semplici di ogni giorno, fermando il tempo in uno scatto e con un accento sempre personale, inconfondibile. La sua passione nel raccontare il capoluogo, i suoi abitanti e gli avvenimenti la ritroviamo in tutta la sua carriera e in tutte le sue estremamente varie serie di fotografie.

L’archivio Foto Omnia di Ugo Borsatti, acquistato dalla Fondazione CRTrieste e depositato presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, è un fondo che consta di ben 350.000 negativi, prevalentemente su pellicola. In mostra sono esposte al pubblico duecento foto, alcune delle quali per la prima volta.

Testimone di avvenimenti storici

Seguendo la visita guidata è possibile scoprire il “dietro le quinte” dei momenti ritratti. Ritratti fotografici degli ultimi anni del governo militare alleato si alternano alla tragedia degli esuli e ai numerosi servizi dedicati alla partenza degli emigranti per terra o per mare, perlopiù verso le rotte australiane o americane: Borsatti fu presente a tutte le partenze delle navi – “con una precisione quasi svizzera, forse a solo una mancò” spiega Claudia Colecchia durante la visita, “sono foto quasi tutte simili, ma importanti per la loro testimonianza e che venivano acquistate dai parenti che rimanevano a Trieste, per avere un ricordo dei loro cari che chissà se mai avrebbero rivisto”. Borsatti non trascura, inoltre, fatti di cronaca: tantissime sono le foto nel suo archivio che ritraggono incidenti “perché le assicurazioni avevano bisogno delle foto per avviare le pratiche e Borsatti era molto disponibile a fare tre, quattro scatti velocemente per le agenzie di assicurazione”, spiega Claudia Colecchia. Ma la foto dell’incidente che più lo rese famoso è quella che ritrae della morte di un carrettiere, avvenuta nella Galleria Foraggi, attenzionata dal Museum of Modern Art di New York, per una mostra dedicata a fotografi italiani. “E’ una foto che non è truculenta, anche se ritrae un fatto tragico. È una foto perfetta dal punto di vista artistico: si vede come è riuscito a scegliere l’inquadratura migliore e la luce, in una condizione molto difficile come quella di una galleria.”

La vita di ogni giorno tra feste di compleanno, matrimoni, congressi e scoop giornalistici

Ma come faceva a guadagnare con la fotografia? Con le foto su commissione. Feste in circoli ricreativi e dopolavoro, veglioni di Capodanno in hotel prestigiosi, matrimoni, compleanni di bambini (tra i quali quello di una giovanissima Giovanna Botteri). “Erano foto fatte per necessità, ma che in certi casi entrano nella storia: un esempio è la foto che ritrae Corinna Versolatto, accompagnatrice dei soldati americani a Trieste, che viene ritratta durante una festa nel 1953. Poco tempo dopo la donna venne coinvolta, con un altro nome, nel caso di cronaca nera legato al ritrovamento del cadavere di Wilma Montesi, a Ostia, e proprio questo ritratto venne venduto ai giornali dell’epoca, dando un volto all’indagata”.

Fotografò moltissimi vari di navi: la foto più fortunata è quella che ritrae il varo della nave Donna Gisella nel cantiere di Muggia e in primo piano un braccio che alza un cappello in segno di saluto. Un fotomontaggio, diranno. Invece no: nella fototeca del Comune è conservata un’immagine di Giornalfoto che testimonia il momento in cui Borsatti scatta proprio quella foto e quindi una prova della sua capacità di produrre delle immagini uniche.

“IL” bacio

La foto più amata e iconica dell’autore è quella del “Bacio” del soldato americano Jim Swaim e della mula triestina Graziella Cirrincione quando le truppe alleate lasciano Trieste nell’ottobre 1954: uno scatto che vale più di mille parole. La curiosa storia che segue la stampa di questa immagine, che è frutto di una casualità, che ha portato il fotografo a diventare amico della coppia che nel frattempo si era felicemente sposata.

Numerosissime sono le immagini – e curiosità che lascio scoprire a chi visiterà l’esposizione – presenti in mostra: un’esibizione, corredata dalla preziosa visita guidata, che i più curiosi e appassionati di fotografia e storia della città di Trieste non possono perdere. Gli scatti di Borsatti, addirittura, non scatenano solo ricordi visivi di persone e luoghi ma per lui “hanno anche una valenza “proustiana” – come i profumi per Proust“ racconta Claudia Colecchia “perché quando gli ho fatto vedere la foto che ritrae il piccolo ristoro di Marcello Gaiardo in via Ginnastica, si è ricordato le trippe alla parmigiana che lì venivano cucinate”. Anche ai visitatori queste fotografie in bianco e nero fanno riconoscere e rievocare luoghi, persone, profumi ed emozioni di una Trieste estremamente viva e profondamente affascinante.


Sala Selva, Palazzo Gopcevich
Via Rossini 4, Trieste
da martedì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 17.00, lunedì chiuso
Ingresso libero
Calendario visite guidate su www.fototecatrieste.it

- Advertisement -

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.