L’elegantissimo e pregiato album riproduce un’ottantina di disegni ispirati al Teatro dello stilista Roberto Capucci, costumi ideati per uno spettacolo immaginario dove protagonista è la figura maschile.

Realizzati a grafite su carta Fabriano di grande formato (cm 70×50), i disegni sono impostati, come scrive Caterina Napoleone nel suo testo introduttivo, “su uno schema di un’esattezza geometrica che sconfina nell’utopia e che si condensa in un simbiotico rapporto di segrete armonie e tacite complicità”.

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Il libro in edizione italiana ed inglese (arricchito da magnifiche illustrazioni e fotografie) è stato pubblicato dalle Edizioni Polistampa, e riporta nelle sue 160 pagine i testi di Eike Schmidt, Umberto Tombari, Caterina Chiarelli, Caterina Napoleone, Giovanni Gavazzeni, Roberto Capucci.

Il libro è uscito in forma di catalogo nel 2018 in occasione del 93° Pitti Immagine Uomo, le cui sale dell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti a Firenze hanno ospitato la mostra “Capucci Dionisiaco. Disegni per il teatro” (dal comunicato ufficiale) composta da 72 opere che rivelano un Roberto Capucci inedito rispetto al suo primato di couturier d’Alta Moda che lo ha reso famoso nel mondo. Nell’occasione aprendo una nuova strada rispetto alla sua lunga attività dedicata all’universo femminile, Capucci ha voluto esporre una suite di disegni con un inaspettato e sorprendente repertorio di costumi maschili per il teatro che, sin dagli anni Novanta e nel più assoluto riserbo, gli sono stati ispirati dall’idea di una messinscena onirica, dando libero sfogo a un’inesausta fantasia d’artista affrancato dalle mode e dalle ribalte internazionali di tutti i tempi.

Un insieme di “follie” – come lo stesso Capucci afferma – e che non a caso ha scelto di presentare a Firenze, la città dove ha debuttato nel lontano 1951 con una sfilata “a sorpresa” nell’ambito della First Italian High Fashion Show organizzata dal marchese Giorgini e dove, nel solco di un’imperitura tradizione artistica e culturale, “sempre aperto è il dialogo fra passato, presente e futuro”.

“I punti focali di ogni figura – ha scritto Eike D. Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi, nel presente libro/catalogo – sono soprattutto la testa e i fianchi, dove si concentra il colore, da dove partono sbuffi e girandole, nastri e piume, elmi e carapaci imprevedibili per l’osservatore, ma certo non per l’autore, che nella precisione e nella qualità calligrafica del segno sembra tradurre sulla carta un progetto quasi ingegneristico, comunque già perfettamente sviluppato nella mente e senza ripensamenti. La creatività si unisce al rigore della materia: un Capucci dionisiaco, sì, ma con ferrea disciplina”.

Il titolo della mostra e del relativo libro/catalogo, “Capucci Dionisiaco”, è suggerito dal carattere misterioso e ambiguo che connota i costumi maschili presentati. Una galleria di figure multiformi e dalle molte metamorfosi che appaiono trasfigurare il mito di Dioniso – divinità non solo del vino ma anche del teatro e della rappresentazione scenica accompagnata dalla musica – e il carattere ineffabile e disinibito del suo camaleontico corteo.

Così il presente catalogo edito da Polistampa, con un ricco repertorio di immagini a corredo dei testi di Eike D. Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Caterina Chiarelli, curatore del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, Caterina Napoleone, Giovanni Gavazzeni, critico musicale e teatrale, oltre che di un’intervista a Roberto Capucci, di una nota biografica e dell’elenco delle principali mostre tenute dal Maestro nel corso della sua lunga attività professionale.

Roberto Capucci nasce a Roma il 2 dicembre 1930.

Frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti dove studia con i maestri Mazzacurati, Avenali e de Libero e nel 1950 apre il suo primo atelier. Il debutto internazionale avviene nel 1951 quando presenta sue creazioni presso la residenza di Giovanni Battista Giorgini a Firenze, inventore della moda italiana.

A soli 26 anni è un designer della moda italiana, particolarmente apprezzato da Christian Dior, che in un’intervista a “Vogue” lo definì “il miglior creatore della moda italiana”, per l’originalità delle sue creazioni.

Nel 1958 crea la “Linea a scatola”, una rivoluzione dal punto di vista tecnico e stilistico, per cui riceve a Boston l’Oscar della Moda “Filene’s Young Talent Design Award” come migliore creatore di moda, insieme a Pierre Cardin e James Galanos. Il successo delle sfilate parigine del 1961 lo porta ad aprire un atelier in Rue Cambon a Parigi, ricevendo critiche positive da parte della stampa e l’onore di essere il primo artista italiano a cui sia stato chiesto di “firmare” un prodotto.

Il 1968 vede il suo definitivo rientro in Italia, a Roma, nell’atelier di via Gregoriana e, nello stesso anno, disegna i costumi per il film “Teorema” di Pier Paolo Pasolini. Nel luglio del 1970 presenta il suo lavoro al ninfeo del Museo di Arte Etrusca di Villa Giulia a Roma, con una collezione che rivoluziona la tradizione delle sfilate: modelle con tacchi basso, senza trucco e con i capelli al naturale.

Inizia la grande sperimentazione del Maestro, con l’inserimento nelle collezioni di elementi decorativi rigidi e strutturali, materia ricca e povera, tessuti pregiati, sassi e paglia. La sua stagione espositiva inizia nel 1990 con la mostra “Roberto Capucci l’Arte Nella Moda – Volume, Colore e Metodo” in Palazzo Strozzi a Firenze e viene accolto nei musei più importanti del mondo, tra cui il Kunsthistorihsches Museum (Vienna), il Nordiska Museet (Stoccolma), il Museo Puškin delle belle arti (Mosca), il Philadelphia Museum of Art, la Reggia di Venaria Reale (Torino).

Con l’Associazione Civita, crea la Fondazione Roberto Capucci, nel 2005, con lo scopo di preservare il suo archivio di 439 abiti storici, 500 illustrazioni firmate, 22.000 disegni originali e una rassegna stampa completa. Roberto Capucci è considerato e riconosciuto a livello internazionale come uno dei più grandi designer del XX secolo ed ha vestito grandi celebrità del mondo del cinema, del teatro e dell’alta società italiana ed europea.

Le Edizioni Polistampa, con sede a Firenze in via Livorno e presso il Teatro Niccolini, è una realtà significativa nel panorama editoriale italiano. Il suo catalogo è composto da oltre 4 mila titoli, tra letteratura contemporanea, moderna e classica, cataloghi d’arte, epistolari, drammaturgie, poesia, saggi universitari e accademici, romanzi storici. Le oltre cento collane esistenti inquadrano ogni attività umana, dalla medicina all’ingegneria, dall’astronomia alle arti figurative, dalle scienze economiche alla filosofia, dalle discipline storiche alle scienze sociali.

Hanno pubblicato con Polistampa: Fernando Botero, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Rodolfo Doni, Alessandro Fo, Carlo Emilio Gadda, Pietro Grossi, Emiliano Gucci, Mario Luzi, Fosco Maraini, Alessandro Parronchi, Pier Paolo Pasolini, Antonio Pizzuto, Giuseppe Pontiggia, Angelo Maria Ripellino, Edoardo Sanguineti, Vittorio Sgarbi, Enzo Siciliano, Giovanni Spadolini, Pietro Spirito, Antonio Tabucchi, Giuseppe Ungaretti, Marco Vichi.

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