Luciano Muratori, cinefonico

“A Cinecittà la più grande capacità tecnica del Mondo”

Lui è un pezzo di storia degli Studios, la sua famiglia “vive” Cinecittà da almeno tre generazioni.

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Presentati…
No, io non uso la dizione precisa! Uso quella da cinematografaro perché è quella che c’appartiene di più! Io mi chiamo Luciano Muratori e vengo da una famiglia di gente che ha fatto il cinema iniziando da mio nonno e che veniva…devo partì un po’ da lontano!
Vai!
Dalla grande guerra. Finita la grande guerra era nel ’18 e ci fu l’emigrazione e lui venne a Roma e trovò posto come manovale dentro una birreria. E stavamo circa nel 1920.
Dalla birreria aprì una piccola osteria a Ponte Casilino e abitava al Pigneto. Mio padre è nato nel 1925 è stato dentro a questa osteria fin dai primi anni e da li poi nonno è riuscito a prendere la gestione della mensa della Cines che a Roma era l’unico stabilimento cinematografico.
Cinecittà ancora non esisteva e papà da bambino è stato li fino all’età di  12 anni circa.
Nel ’35 la Cines come si sa andò a fuoco, fatti e misfatti che pochi conoscono, e dal 35 tutti quelli che lavoravano alla Cines rimasero in attesa che si costruisse Cinecittà. Come costruita, nel ’37, tutti quelli che stavano alla Cines vennero portati qui. E venne mio nonno e mia nonna e gli diedero la mensa qui a Cinecittà. La mensa… loro fornivano da mangiare alle comparse e alle maestranze perché gli attori i registi avevano il ristorante. Mio nonno mi raccontava che la mattina alle cinque arrivavano due o tre camion pieni di ciriole, di sfilatini; stavano tutto il giorno a taglia’ sto pane da dare alle comparse. Si facevano i kolossal e qui veniva dal Quadraro tutta la gente, entrava da questi tre cancelli che stanno qui dietro perchè il fascio voleva che al cancello principale entrassero solo attori registi, produttori e gerarchi fascisti. I tre cancelli laterali, cosa che conoscono in pochi, avevano destinazioni precise: il primo era dei tecnici, il secondo era per le maestranze e il terzo era per le comparse e il passo carraio per i camion. Mio nonno faceva tutti sti sfilatini la mattina per centinaia di comparse, tutti morti di fame. La paga era una ciriola…c’era la fame. Nel ’40 prima della guerra e subito dopo la guerra era un disastro.

Certo quarant’anni di storia non si possono raccontare in cinque minuti!
Nel ’38, quando il fascismo si rafforzò, diventava necessaria la tessera fascista. Dovevi essere iscritto al fascismo e mio nonno si rifiutò. Averla faceva punteggio, era un modo per cacciar via tutti quelli che non erano iscritti. E mio nonno fu cacciato via.
Inizialmente gli fu tolta la mensa e fu mandato, lui al parco batterie e accumulatori che era il peggio posto  che esisteva a Cinecittà, e mia nonna a fare la pulizia. Il seguito, quando il fascio si rafforzò divenne obbligatorio iscriversi al partito, altrimenti non potevi lavorare. Mio nonno fu cacciato.
Perché anche in quel caso decise di non tesserarsi.

Certo!
Lui come altri. Poi ci fu il riscatto con la caduta del fascismo. Papà mio crebbe qui e poi nel ‘43 pur di non arruolarsi andò in montagna a Pesaro con i partigiani combattenti.
È tornato dopo la guerra, ha ripreso il posto e ha cominciato il corso da cinefonico e operatore.
E lui andò a fare il cinefonico. Ed è arrivato a fare il fonico insegnando a sua volta. Attualmente ci sono una decina di fonici in pensione che lui ha portato… ai quali ha lasciato la sua parte di eredità e l’ha fatto fino al ’96, a tre mesi prima di morire. Era sordo ma lavorò e manco su un firmetto: abbiamo fatto i provini del paziente inglese perché Mingherla ci chiamò. Prima di iniziare le riprese fece due settimane di provini con il protagonista perché doveva provare la maschera della bruciatura e allora doveva vedere fino a che punto doveva arrivare con la maschera lasciando comunque il modo di parlare all’attore. Abbiamo fatti i provini, lui non sentiva quasi più niente ma non gli serviva quasi neanche più sentire. (Si commuove)

E tu?
Io sto in pensione a mia volta, però al cinema non ti lasciano mai!
Perché secondo te è grave che siamo arrivati a questo punto?
È grave perché questi sono edifici che andrebbero tutelati. Questo è sito di interesse storico nazionale e qui sta la magagna istituzionale, se fosse stato sito di interesse storico internazionale sarebbe passato sotto la tutela delle belle arti e non poteva essere più alienabile.
Chi lavora con me o con uno come me, lavora con il cinema e non è un fatto di presunzione. È semplicemente dell’esperienza che tu hai acquisito che ti insegna tantissime cose.
Il cinema è pieno di tante piccole cose e tu devi farle tutte.
Noi abbiamo un cultura cinematografica qui dentro che in pochi capiscono. In tanti, in troppi, non sanno che al di la di grandi trasposizioni cinematografiche c’è un lavoro tecnico che riguarda i brevetti della tecnica cinematografica e l’Italia ne ha più di tutti.

La Storia è questa.

Vieri Martelli, fonico di post produzione

“Che i sogni del cinema non diventino una beauty farm”

Vieri, raccontami il tuo punto di vista rispetto a questa situazione e a che punto siete.
La cosa strana più che a che punto siamo è da dove siamo partiti. Vogliono fare una ristrutturazione aziendale senza darci un pezzo di carta, tutto verbalmente. Ci hanno parlato di licenziamenti, poi di cassa integrazione e poi ho sentito la conferenza di Abete che voleva licenziare i cattivi lavoratori che stanno facendo sciopero… non mi sembra proprio il modo per poter iniziare una trattativa con un’azienda che impone le proprie scelte piuttosto che chiedere un dialogo.

Tu cosa fai a Cinecittà?
Io faccio il fonico di post produzione. Sto nel settore doppiaggio del cinefonico che è la struttura audio di Cinecittà. Siamo stati scorporati due anni fa dagli studios e ci hanno chiamato Cinecittà digital factory dicendo che la panacea a ogni male era questa scissione aziendale in cui entravano altri soci. Sono passati due anni e nessuno ci ha detto qualcosa non va e io ero rimasto che era risolta tutta la cinematografia italiana…in realtà non è così. lo sciopero ha fatto si che tutti i lavoratori divisi prima si sono rinsaldati fra loro e siamo diventati una grande famiglia. Non fa niente se il marchio è Digital Factory o Studios. Siamo tutti lavoratori di Cinecittà e c’è un senso di fratellanza molto molto grande che non avevo mai sentito da dieci anni a questa parte.

Mi hai detto che all’inizio hanno cercato di mettervi a tacere.
Sì, dava molto fastidio parlarne fuori.  Però quando qualcosa da fastidio stranamente se ne parla di più.

Ad oggi novità?
Non eclatanti. Abbiamo molto appoggio dall’estero. Devo dire che la Francia e l’America ci hanno dato spazio forse più che i giornali italiani il che ci fa sentire seguiti da chi ama il cinema veramente non da chi vuole speculare e in Italia sembra che ci sia un po’ paura a toccare questo argomento. Parecchie produzioni passano attraverso i finanziamenti di una grande Banca, la BNL. il cui presidente è lo stesso  Luigi Abete che sta facendo questa scissione aziendale.

Cosa speri?
Cinecittà è un patrimonio culturale di tutti è un posto in cui sono nati i sogni degli italiani e i sogni del cinema, i sogni della cultura. Non voglio vederli smembrati o farli diventare una beauty farm.

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2 Commenti

  1. L’Italia e’ diventato il Paese delle “speculazioni edilizie” ad ogni costo, territorio e popolazione da sfruttare al massimo per i propri “loschi affari”. E qui e’ implicata tutta la classe politica e dirigenziale nonche’ tutti i piu’ potenti industriali, in associazione e con appoggio delle banche, Non manca, naturalmente la connivenza con le organizzazioni mafiose, che controllano ormai il 9O% del nostro territorio. Il problema CINECITTA’ STUDIOS e’ importante, sia perche’ situato nella capitale sia per quei sacrosanti motivi storico/culturali che ben conosciamo. Ma e’, purtroppo, uno delle migliaia di altri problemi che assillano la nostra bella Italia. La popolazione si trova a dover lottare contro qualcosa di troppo gigantesco e potente per riuscire da sola a sconfiggere “chi” la tiene stretta in una morsa. Auguriamoci che tutti gli interventi dall’estero si intensifichino, Paesi e Parlamentari europei, la Giustizia, gli USA, e si riesca una buona volta ad uscire da questo maledetto Tunnel della Distruzione.!!!!!!!!!

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