Circe è il secondo, atteso, romanzo di Madeline Miller, autrice che aveva conquistato il pubblico con La Canzone di Achille, libro che riscriveva la tradizione omerica dell’Iliade raccontando la struggente storia d’amore tra Achille e Patroclo dal punto di vista di quest’ultimo. Con Circe – sempre edito, in Italia, da Sonzogno – l’autrice fa qualcosa di simile: pesca un personaggio dalla tradizione dei poemi epici e gli costruisce intorno una storia, un mondo, un percorso.

Dai nostri ricordi scolastici Circe non era altro che la ninfa/maga che accoglieva Ulisse e i suoi compagni, trasformando in porci questi ultimi. Ma per la Miller Circe diventa una creatura in continuo divenire, un essere immortale che è piena delle ombre della casa in cui è cresciuta e che, allo stesso tempo, anela alla luminosità portata da suo padre Elios.

- Advertisement -

Creatura spaccata a metà, tra la sua natura divina (discende, dopotutto, dai Titani) e la sua fascinazione per il mondo umano, Circe è una donna che non conosce il proprio posto nel mondo e, proprio per questo, va alla continua ricerca di un posto da poter chiamare casa.

E il luogo deputato per la sua ricerca è il cuore di uomini e persone dai quali Circe vuole solo sentirsi accettata. Meno bella delle sorelle, più anonima rispetto alle altre ninfe, Circe cerca l’amore, ma cerca anche il proprio riscatto, costruendo la sua identità con le sue mani sporche di fango e sensi di colpa.

La costruzione dei personaggi

Ed è proprio nella costruzione del personaggio principale che Madeline Miller da il meglio di sé: in un racconto (volutamente) episodico, l’autrice costruisce un mondo con delle proprie regole e delle basse crudeltà, che Circe attraversa da quando è bambina fin quando l’età adulta le porta l’esilio ma anche la consapevolezza dei suoi poteri e dei suoi limiti.

Il racconto che ne scaturisce è una storia che, pur essendo piena di personaggi mitologici e leggendari (Prometeo, Dedalo, il Minotauro, Scilla…) spinge tantissimo sul lato più umano dei personaggi messi in campo. Nello stesso modo, infatti, anche l’astuto Ulisse viene svestito della sua inattesa dimensione eroica e presentato al lettore come un uomo stanco, perso nei suoi stessi inganni, timoroso di quello che il futuro ha in serbo per lui.

Il tutto è reso dallo stile di Madeline Miller che, pur essendo arrivata “solo” al suo secondo romanzo, ha rafforzato la propria voce, personale e riconoscibilissima, che le permette di emergere da un mercato sempre più affollato.

Come accadeva anche ne La canzone di Achille, la scrittura di Madeline Miller è una scrittura fluida e pulita, che tuttavia non rinuncia ad un lato più poetico che ne sancisce il lato più evocativo. Perdersi nelle pagine di Circe vuol dire sentire quello che viene raccontato, in un’esperienza di lettura che punta molto al lato sensoriale, che permette di sentire il vento delle isole, l’odore del mare, l’olezzo dei corpi di marinai sporchi e pieni di bassi desideri.

Con Circe, dunque, Madeline Miller conferma il suo enorme talento, regalando al suo pubblico l’ennesimo capolavoro.

- Advertisement -

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.