Con Crespi, il caso Tortora è più vivo che mai

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Il 18 maggio 1988 moriva nella sua casa di Milano, stroncato da un tumore polmonare, Enzo Tortora. Viene ricordato questo 20 marzo, dopo ventisei anni, dal regista Ambrogio Crespi e dal suo documentario

Enzo Tortora, una ferita italiana al Nuovo Cinema Aquila in occasione del Rome Indipendent Film Festival. Inoltre, il 4 marzo, il film è stato presentato e visionato anche al Parlamento europeo.

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Conosciuto sicuramente come il più grande caso di malagiustizia avvenuto in Italia, il caso Tortora risulta ancora tristemente attuale. Tramite documenti audiovisivi che raccontano la vicenda giudiziaria, le testimonianze di chi, in qualche modo, si è trovato coinvolto in questo caso e la lettura delle missive che il conduttore televisivo inviava spesso dal carcere alla moglie; il documentario porta il pubblico ad una sola ed inevitabile riflessione, ovvero che, nonostante le battaglie e i continui richiami fatti al mondo della politica, senza entrare nel merito di dibattiti che troppo spesso hanno provato erroneamente a fare un confronto con il caso Tortora, ancora non si è stati in grado di tutelare i cittadini dagli eventuali errori di un giudice.

Quella che viene proposta è una vicenda vecchia e quasi dimenticata dalle nuove generazioni. Proprio per questo, rispondendo ad un necessario rinnovamento del formato per renderlo competitivo con i tempi di internet, il regista propone una storia di trent’anni fa con il metodo del nuovo millennio.
Si ha la sensazione di guardare una pubblicità più lunga del normale. Niente voice-over. Nessun tipo di cronologia degli eventi. Tra musiche incalzanti e testimonianze ad effetto, il film si trasforma più in un thriller appassionante che in un documentario, mantenendo l’attenzione sempre ai massimi livelli ed impedendo ad un qualunque pubblico di annoiarsi.
Durante il lungometraggio viene detto:<< Se un caso Tortora fosse scoppiato in America, adesso ci avrebbero fatto un film di successo>>. A nostro parere, Crespi ci è pienamente riuscito.

Rispondendo alle domande del pubblico, il regista spiega come è nato il progetto, rivelando di essere stato anch’egli vittima di un errore giudiziario:<<Tortora è morto per dare qualcosa a noi. Di fronte alla malagiustizia o ti arrendi o combatti. Io ho scelto di combattere per raccontare Tortora e tutte le vittime di quella parte di magistratura che, invece di leggere le carte e studiare il caso, si affida all’opinione dei media e dei propri conoscenti, facendosi guidare, più che dai fatti, dai propri sentimenti e dalle proprie ideologie>>.

Ambrogio Crespi è nato a Milano il 18 Gennaio del 1970. Ha iniziato la sua carriera collaborando a produzioni televisive e teatrali con Gianfranco Funari. È stato direttore della Timing Film Project e produttore dei documentari di Geo&Geo per la Rai, oltre che di numerosi spot pubblicitari per importanti società italiane e internazionali (Peroni, Swatch, Pasta Agnese, Lancia). Esperto di marketing digitale e di comunicazioni e direttore esecutivo del giornale online www.italia-24news.it, negli ultimi anni ha sviluppato un’ intensa attività sul web. Fra le sue ultime realizzazioni Schegge di memoria, prodotto da Zètema.

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