Anna sta andando al primo appuntamento da uno psicanalista, ma per sbaglio (per sbaglio?)  entra nella porta di fronte, dove ha l’ufficio il mite consulente fiscale William. Non accorgendosi dell’equivoco, Anna comincia a raccontargli le sue vicende (un marito infermo per causa sua, una vita sessuale inesistente, un matrimonio in via di distruzione); William non riesce (o non vuole?) opporsi, e prende altri appuntamenti con la ragazza, che diventano via via più scabrosi fino al momento in cui Anna viene a sapere dell’errore. Ma anche a questo punto, non vuole privarsi di quel piccolo spazio di verità….

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Prende vita dall’omonimo film di Patrice Leconte questa nuova produzione del Litta per la regia del suo direttore artistico Antonio Syxty. Una commedia che parte da un equivoco ma che tutto è tranne che uno spettacolo boulevardier: c’è poco da ridere, nella vita spezzata di Anna, nell’esistenza inconsistente di William, nei silenzi e nei dialoghi fra i due, nelle parole della ex amante di William e dello psicanalista che si fa poi vivo per redarguire e incoraggiare il finto “collega”. C’è densità narrativa, insomma, in un testo che appare leggero ma non lo è affatto.

Perché tutto questo risalti, però, c’è bisogno di una regia attenta  e di interpreti adeguati. Ed è proprio questo il punto debole dello spettacolo. Syxty, un tempo trasgressivo indagatore dell’animo umano, resta inspiegabilmente un passo indietro, preferendo una mise-en-scene classica, con scene divise da una semioscurità, simbolo forse della doppiezza della psiche e della consistenza delle bugie, che resta fine a se stessa, giochi di luce a volte hopperiani e un’ossessiva staticità dei personaggi; gli interpreti, poi, risultano in larga misura inadeguati alla bisogna: se Callegaro presta al ruolo dello psicanalista la sua esperienza in modo quasi svogliato, la Capone ha movenze troppo televisive e la Bajetta usa un’enfasi inappropriata, mentre Distasio perlomeno pare credibile anche se non del tutto all’altezza di un ruolo che, lo ricordiamo, nel film di Leconte era sostenuto da un maestro quale Fabrice Luchini.

La ripetitività del copione, con i continui appuntamenti che si fanno via via più intensi e problematici, imporrebbe una trasposizione più dinamica, e gli interpreti sono sembrati a volte impacciati dalle stesse scelte di regia. Ci è sembrato, a tratti, di trovarci di fronte a una prova generale, piuttosto che alla “prima” di una nuova produzione (peraltro, già andata in scena nel finire della scorsa stagione, con un cast in larghissima misura identico). I problemi evidenziati hanno fatto sì che lo spettacolo ci sia sembrato purtroppo deludente, in questo corroborati dallo scarso calore del pubblico (che peraltro gremiva la sala, segno dell’interesse verso il Teatro Litta, storica sede teatrale milanese), che non ha sottolineato i pochi momenti leggeri e, al termine, ha applaudito con poca convinzione.

Speriamo in un miglioramento nel corso delle prossime rappresentazioni, che termineranno il 15 marzo.

CONFIDENZE TROPPO INTIME – Al Teatro Litta, c.so Magenta, Milano – dal 3 al 15 marzo 2015 .

Di: Jerome Tonnerre – Traduzione: David Conati – Regia: Antonio Syxty – Con: Caterina Bajetta, Ettore Distasio, Gaetano Callegaro, Valentina Capone – Scene: Guido Buganza – Costumi: Valentina Poggi – Luci: Fulvio Melli – Produzione: Litta Produzioni

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