Al Teatro Miela di Trieste lo studio scenico de Le Amanti di Elfriede Jelinek. Adattamento e regia  di Diana Hobel con in scena la regista e Laura Bussani.

Due donne, due storie parallele : Brigitta e Paula sono due operaie che vivono nel grande sogno del matrimonio.

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Detto così sembra una storia intrisa di romanticismo ma, analizzando il testo della Jelinek (Premio Nobel per la letteratura nel 2004), di romantico c’è ben poco. In realtà le due donne sembrano più due ingranaggi di un motore inarrestabile. Ecco, più che un testo romantico, è un testo di denuncia sociale sulle convenzioni, sui dogmi del mondo occidentale, sul consumismo sfrenato. E sui sogni che ne derivano.

Come si smette di essere un ingranaggio, come si esce da questo ciclo ?

E’ questa la domanda che si pongono le due protagoniste. L’unica risposta possibile, sebbene con visioni diverse, è attraverso il matrimonio.

Ma Paula e Brigitta come abbiamo detto sono due ingranaggi sostanzialmente diversi.

Mentre Brigitte, che ha per massima aspirazione quella di essere un’ottima massaia, si cerca un uomo, Heinz, prestante e donnaiolo ma anche con un lavoro certo che possa rappresentare un futuro anche dal punto di vista economico, Paula invece è più sognatrice e si innamora a prima vista di un taglialegna bellissimo ma stupido come pochi altri e che peraltro brucia tutto il suo misero guadagno nell’alcool.

se qualcuno ha un destino, è un uomo, se qualcuno riceve un destino, è una donna.

E nella sua critica, anche la famiglia secondo la Jelinek ha le sue belle colpe. Le madri vengono descritte come megere che non vogliono per i loro figli maschi un amore bensì una donna che sia una brava schiava di casa e che subisca abbastanza passivamente tutto quello che il maschio decide. Per perpetrare la tradizione.

Il sentiero è segnato, e come un treno sulle rotaie, non si può scartare. Tutto va come deve andare.

 

 

Voi penserete che abbiamo assistito ad un mattone insostenibile ed invece no. L’adattamento della Hobel riesce ad assumere connotazioni a volte grottesche (come le scene di sesso), a volte divertenti, basti pensare all’interpretazione del boscaiolo stupido. Un personaggio reso quasi clownesco ma che ha reso perfettamente l’idea riuscendo a far arrivare in ogni caso ed in modo perfetto il messaggio.

Nessuno pensa di sottrarsi al bel quadretto, perché è così che la gente perbene vive, perché è così che deve andare.

Molto brave Diana Hobel e Laura Bussani che, sole in scena, rappresentano sia le due protagoniste che tutti i personaggi che ruotano nelle loro vite : le madri, i fidanzati, i padri.

Uno spettacolo che attendiamo curiosi di vedere nella sua versione integrale.

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