“Diari” (Versione integrale) di Vaslav Nijinsky

“Io voglio scrivere questo libro per spiegare che cos’è il sentimento”.

Un corpo illuminante, un’architettura che ha definito i limiti della follia, i tormenti, la guerra, la pazzia, i silenzi, i fantasmi e le costrizioni. Pagina dopo pagina, come in un film o in un’opera teatrale, il presente volume tratteggia il personaggio di Nijinsky dove l’aspetto personale viene rivissuto attraverso flashback evocativi, illuminando quelle zone oscure della mente, ammorbidendo a tratti le sfumature del male oscuro, rilasciando un proprio Dio appartenente ad un’unica natura ed essenza personale, parlando del contatto degli uomini con il creato, dell’amore rivolto agli animali (motivo del suo essere vegetariano).

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La follia di Vaslav Nijinsky con le ombre di Diaghilev e i tormenti della vita, hanno indicato la condizione interiore che, ancora oggi, identifica la sua totale mancanza di adattamento nei confronti della società. Un modo di essere che diventa invocazione.

Nijinsky descrive l’azione col movimento del pensiero, attento alla parola, al suo valore, ai suoi significati, ai suoi modi. Il libro – nella bella traduzione di M. Calusio per i tipi dell’Adelphi, disponibile nella collana “Gli Adelphi” in formato tascabile – nelle sue intense 210 pagine, è diventato negli anni un cult per tutti coloro che amano la storia della danza ma anche per chi ama le storie di vita vissuta nell’ordinario.

Rimane sempre attuale quest’opera magistrale nel racchiudere i pensieri e i deliri di uno dei più grandi ballerini di tutti i tempi, il cuore e l’anima dei “Ballets Russes” di Diaghilev, narrati con ritmo compulsivo e incalzante, a tratti poetico e malinconico, trasformando il lettore in uno degli artisti più idolatrati della storia.

È quasi come intraprendere quell’ultima esibizione di Nijinsky, avvenuta il 19 gennaio del 1919 presso la Sala da ballo del Grand Hotel Suvretta House di St. Moritz, in Svizzera, un viaggio sulle vestigia amorose e dolorose di quell’ultima apparizione capace ancora oggi di immergerci nella sua visione ed estetica. Durante gli anni al servizio della scena, Vaslav Nijinsky impose nuove estetiche, sia a livello tecnico che espressivo, indicando inedite prospettive coreografiche in direzione della danza moderna.

Il ballerino, il coreografo e l’uomo costituiscono il punto di partenza per questa lettura irrinunciabile nel comprendere l’essere creativo, ma anche l’uomo fragile, con un tale spirito da rilevare appieno la crudeltà del tempo e la conseguente sofferenza nella vita interiore, pertinente in special modo al mondo degli affetti contrapposto all’intelletto e alla ragione, indicativo del suo carattere nonché dell’etica individuale.

“Tu non ami ami me / Io amo amo te. / Io per te voglio ogni bene / Io son tuo, e tu sei mia. / Amo te te. / Amo te te. / Voglio te te. / Voglio te te.”

Nei suoi scritti irrompe il presente ed il passato che lo tormentano, portandolo ad un un grave esaurimento, con la conseguente follia, in una retrospezione che diventa procedimento narrativo nel riavvolgere la struttura della sua esistenza: dall’arte al dolore, dalla gloria all’amore. In un colpo solo si rivivono (anche solo idealmente) alcune immagini iconiche nella danza di Nijinsky che hanno resistito e sono ben impresse in ognuno di noi: “Le Spectre de la rose”, “Scheherazade”, “Afternoon of a Faun”, “Petrushka”, “L’Après-midi d’un faune”, “Jeux”, “Le Sacre du printemps” sembrano venire restituiti sotto altra forma, la prosa è pensata con concordanza d’intenti, nulla appare forzato ma scritto con acuta sincerità.

L’arte di Nijinsky è ciò che di meglio l’uomo potesse sperare, un’arte che ha fatto danzare i suoi artisti dentro e fuori dal corpo, fondendo le tecniche coreografiche con le memorie biografiche, che lo stesso “dio della danza” ci narra in prima persona, emozionandoci!

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