Il caso vuole che questo lunedì avrei voluto parlare di un gruppo di fantastici ragazzini, bambini, preadolescenti e adolescenti, che venerdì e sabato sul palco del Teatro Nuovo di Milano hanno dato vita al musical “Annie”. Avrei voluto parlare della loro gioia, della loro professionalità,del loro impegno a mettere in scena un musical con la M Maiuscola, ben lontano dagli spettacoli di fine anno scolastico.

Avrei voluto anche parlare del Teatro che, dalle 15.30 alle 17.30, è stato preso d’assalto da famiglie con bambini più o meno grandi, chi vestito a festa, chi sballatissimo. Ma tutti attenti, gioiosi, attirati da questi loro coetanei magistralmente prepararti da Fiorella Nolis, affermata performer nel mondo dei Musical per grandi. Alcuni dei quali cresciuti anche all’interno di Annie, dove per, ovvia crescita d’età, se qualche anno fa interpretava un ruolo, oggi ne interpreta un altro.

Si avrei voluto. Ma sabato mattina è arrivata una terribile notizia. Ragazzini dell’età di quelli che stavano sopra quel palco o seduti in platea, sono morti a notte inoltrata, in una discoteca di Corigliano, mentre aspettavano il concerto del rapper Sfera e Basta.

Stessa generazione, mondi lontanissimi, unico denominatore la voglia di divertirsi.

Già ma con differenze sostanziali. Orario, luogo, show, organizzazione. E partirei proprio da quest’ultima.

Ho lavorato nel mondo dello spettacolo, concerti, grandieventi, tv, teatro, grande teatro (nel senso numerico), dal 1988.

Frequento questo mondo da prima, appassionata di musica. Proprio la scorsa settimana scrivevo della mia esperienza al concerto del 1984 dei Queen al Palasport di Milano. Ovviamente non era il primo concerto a cui assistevo.

Credo quindi di aver visto di tutto. E ho sempre sostenuto, quando si sono verificati gravi problemi negli stadi durante incontri di calcio, che il mondo della musica è sicuro. L’ho sempre affermato con ferma certezza perché so molto bene come si lavora, come vengono organizzati nei minimi dettagli.

Conosco in prima persona gli organizzatori “seri”, preparati,qualificati che per prima cosa pensano alla sicurezza degli spettatori. Conosco società che si occupano di sicurezza, i loro responsabili, i direttori di produzione, gente apparentemente “sporca e cattiva” ma con un cuore grande e una dedizione per i particolari. Gente che lavora nel settore da molto più tempo di me, con esperienze importanti anche all’estero.

In tutti questi anni di frequentazioni di luoghi di spettacoli, non sono mai stata testimone di avvenimenti come quello di venerdì notte.

Anche quando ci sono stati problemi, tutto si è risolto con fermezza e professionalità, senza che nessuno si facesse un solo graffio. 

E’ nota la storica frase di David Zard quando, al primo concerto di Madonna in Italia allo stadio di Torino, salì sul palco e con grande calma, alla folla che si schiacciava sugli antipanico, diceva


 “Fate tutti un passo indietro! Il concerto non inizia se non fate tutti un passo indietro”

Sabato mattina mi sono chiesta subito: perché

Le notizie arrivavano frammentarie ma il primo pensiero è stato che sicuramente gli organizzatori o chi per essi avevano venduto più biglietti della capienza accertata. Qualche ora dopo effettivamente si è venuto a sapere che ne avevano venduti praticamente il triplo. Difficile anche da immaginare come possano stare quasi 1500 persone in un posto che ne poteva contenere meno di 500. Ma è ancora tutto da verificare.

Giochi pericolosi

E il peperoncino? Cos’è questa assurda moda che ha preso piede ai concerti trap? Se quello è stato l’elemento scatenante del fuggi fuggi di 1500 persone, la causa del disastro è stata trovata all’esterno. Una delle tre uscite di sicurezza dava su una passerella inclinata che terminava con tre gradini dove da un lato vi era una balaustra arrugginita (come si vede dalle foto che girano). Una passerella su un fosso per un salto relativamente basso di un metro e mezzo.

L’unica uscita di sicurezza aperta sulle tre (perché poi?) è stata presa d’assalto. Va da sé che l’epilogo sia stato tragico. Non c’è niente di più pericoloso di una folla spaventata in cerca di fuga. Se poi sono anche ragazzini, lo spavento aumenta ancora di più.

Leggo che la discoteca di Corinaldo era già stata chiusa lo scorso anno per problemi di sicurezza. Perché è stata riaperta? Chi ha dato il benestare a quelle uscite di sicurezza? Perché penso che indipendentemente dal soprannumero di presenti l’altra sera (inammissibile a prescindere) temo che sarebbe accaduta la tragedia anche se ci fossero state dentro 500 persone.

Però nella mia mente gira un’altra domanda: che cosa ci facevano dei preadolescenti, dei giovanissimi, in una discoteca all’una di notte? Che cosa ci faceva una bambina di 11 anni in un locale notturno dove, tra l’altro si vendono alcolici (non oso pensare)

Non mi parlate di diritto al divertimento. C’è un’ora e un’età per tutto. Ragazzini a quell’ora dovevano o essere già a letto o al massimo all’uscita di un cinema. Ma al massimo.

Perché non iniziamo a limitare le età di accesso a certi luoghi? In tanti Paesi esiste. In alcuni locali non si può entrare addirittura fino a 21 anni. Altro che 11, 14, 15.

E qui mi fermo per rispetto della mamma che ha perso la vita cercando di salvare la figlia undicenne. Ma il mio pensiero è rabbioso. A volte sarebbe meglio dire un fermo no.

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