Due italiani all’estero: Marina Maniglio e Filippo Strocchi

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Ho davanti a me Stephanie Mangano e DJ Monty….ma anche Danny Zuko e Rizzo….No, nessuna visione. Trattasi invece di due tra i migliori performer italiani, ossia Marina Maniglio e Filippo Strocchi.  Entrambi stanno vivendo un’esperienza a dir poco elettrizzante.

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Filippo domenica 19 si toglierà la maglietta nera di Danny Zuko per volare a Londra dove inizierà le prove nel ruolo di Rum Tum Tugger (di seguito un brano del suo personaggio) nella produzione internazionale di Cats che a Marzo approderà anche in Italia al teatro degli Arcimboldi di Milano.

Marina Maniglio invece è si Rizzo, ma non nella produzione della Rancia, ma in quella belga Music Hall “Grease Arena Spectacular” che ha debuttato  qualche settimana fa e riprenderà in aprile per poi andare in tour in Europa  (in questo link una ripresa amatoriale dell’apertura dello show…Marina/Rizzo ha una lunga coda di cavallo…

Per Marina è la prima esperienza all’estero; Filippo invece già qualche anno fa lavorò in Wicked in Germania.

La prima domanda è quasi d’obbligo “Ragazzi, come siete arrivati a queste produzioni?

Marina risponde per prima:

“Mentre lavoravo nella “Febbre” , sulla nostra pagina FB qualcuno postò il bando di audizione per questa produzione. Mandai il curriculum, mi chiamarono e dissi a mia mamma: – Andiamo tre giorni ad Anversa, male che vada ci facciamo tre giorni di vacanza. – Andai quindi senza molte speranze ma dopo le prime audizioni rimanemmo in tre. Mi domandarono di cantare There a worst things I could do, solo che io la sapevo in italiano. Gli risposi se potevo farla in italiano e loro acconsentirono. Ma a quel punto dimenticai il testo e mi inventai le parole, arrivando a ripetere la stessa frase per venti volte! Ma il regista si emozionò e dopo pochissimi giorni mi arrivò il contratto”

E’ andata diversamente per Filippo. “Io avevo già deciso di trasferirmi a Londra lo scorso settembre. Poi mi chiamarono per questo tour di Grease, così rimandai la partenza per rimettermi ancora il giubbotto di pelle di Zuko. Conoscevo però il direttore musicale di Cats, che teneva dei seminari alla BMTS  di Bologna, la scuola di musical che ho frequentato, a cui rivelai le mie intenzioni. Lui mi segnalò alla produzione di Cats che mi chiamò per l’audizione che feci nei celebri Pinewood Studios  (dove sono stati girati quasi tutti i film di 007 ndr). Andò bene e un paio di settimane dopo mi arrivò la chiamata per interpretare Rum Tum Tagger”

Anche la seconda domanda è quasi d’obbligo:

Come si lavora all’estero rispetto all’Italia?

Marina risponde quasi di getto:

“Se l’atmosfera che si respira all’estero fosse la stessa in Italia, non andrei certo all’estero a lavorare.  All’estero essere attore è considerato un lavoro a tutti gli effetti, sei un professionista. I vari addetti alla produzione sono gentili, ti incoraggiano, quasi ti ringraziano per quello che l’artista sta facendo per loro (e non il contrario…in Italia certe produzioni ti fanno pesare la loro presenza). L’atmosfera anche tra colleghi è decisamente più serena, meno tesa, collaborativa. Certo all’inizio è stato difficilissimo. Alla prima cena di produzione, ero li solo da due giorni, mi sentivo spaesata, dovevo parlare inglese….non è semplice i primi giorni. Tornai in albergo e piansi dicendo a mia mamma che volevo tornare a casa”

Filippo entra maggiormente nei vantaggi economici

“I contratti sono più vantaggiosi e hanno durata annuale, quindi già questo dà all’artista una certa serenità. Inoltre l’artista è tutelato sempre, in ogni sua necessità, anche a livello statale. In Germania mi ero lussato una spalla. Pagando 5 euro sono andato subito da un terapista che mi ha messo a posto e la sera ero già in scena.”

Marina sottolinea ancora i rapporti tra i colleghi di compagnia

“Sono tutti molto sereni, molto tranquilli. La competizione esiste molto molto meno, così come le gelosie, le invidie. La protagonista di Grease è americana e vive e lavora a Las Vegas. Mi ha invitata a trascorrere una settimana da lei. Io pensavo di andare ‘solo’ in vacanza, invece, sorpresa, aveva parlato di me al suo agente e per quella settimana ho cantata con lei nei locali dove si esibisce regolarmente”.

Perché sono pochi gli italiani che provano l’avventura estera?” chiedo

La risposta viene quasi all’unisono:

“Beh, sono pochi i nostri colleghi che sanno l’inglese e quello è il primo limite e poi….- ridono – molti non vogliono abbandonare le tranquille mura domestiche”

Prossima tappa? Broadway?”

Marina sorride

“Se non è Broadway certo restare all’estero non  è una cattiva idea”

Filippo è determinato

“Perché no? Intanto il nome girerà a Londra…”

E per entrambi, non solo……

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