E-mago, i suoni della terra al Parma International Music film festival

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Un progetto che cerca idealmente un contatto, una simbiosi con la madre terra.

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Il progetto E-MAGO è un connubio di scienza e musica alla ricerca di un filo conduttore tra i suoni della terra rilevati dagli strumenti scientifici della geologia e l’integrazione con l’arte e la sensibilità di alcuni musicisti, guidati dal percussionista e compositore viterbese Michele Villetti.

Il contatto con la natura è insito in Villetti, conosciuto anche come l’ “uomo delle volpi“, per la sua capacità di instaurare rapporti con questi animali selvatici, che l’hanno portato a vivere per un periodo della sua vita a stretto contatto con quattro esemplari di volpe.

Il film E-MAGO di Giulia Selvaggini è in concorso al Parma International Music Film Festival e verrà proiettato mercoledì 20 settembre all’interno della giornata dedicata ai cortometraggi.

Come è nato il progetto E-MAGO?

Il progetto E-mago nasce dall’incontro che ho avuto nel mio studio con il geologo Antonio Menghini durante una jam che avevo organizzato. Con lui abbiamo voluto creare questo progetto, unendo le nostre rispettive esperienze, la mia in campo artistico e la sua in campo scientifico.

Così è nato E-mago, il primo concerto nel quale i musicisti interagiscono con i suoni della terra. La produzione è nata quindi dalla The Art Republic Foundation Studio, la quale ha coinvolto i suoi migliori professionisti. Abbiamo così iniziato a produrre video, tracce audio, logo e così l’equipe è partita in questa avventura, trovando luce nel suo primo concerto lo scorso maggio 2016, presso i Campi Flegrei. Esperienza bellissima.

Com’è il suono della terra e come ci si accorda con esso?

Il suono della terra cambia a seconda del terreno nel quale ci troviamo e per noi musicisti è sempre una sorpresa, in quanto non sappiamo mai che sonorità usciranno fuori, ovviamente questo accade fino al momento nel quale viene trasmesso il suono della terra in diretta nei nostri concerti. Durante il rilevamento, i geologi comprendono le specifiche del sottosuolo proprio grazie al metodo di rilevamento denominato t.e.m.

Proprio da questi dati noi estrapoliamo le frequenze sonore. Ricordo ancora i suoni bellissimi e meditativi usciti fuori proprio da una porzione di terra della mia città: da quei suoni ho composto la colonna sonora dello spot di E-mago affiancando ai miei arrangiamenti una melodia da me suonata con un Duduk Armeno, strumento che adoro e che suono ormai da circa 4 anni. I

suoni che provennero da questo sondaggio furono particolarmente affascinanti, in quanto d’istinto mi aspettavo (essendo una zona collinare) dei suoni molto piu spigolosi, invece la terra ci sorprese con dei suoni sottili e madrigaleschi.

Che tipo di evoluzione ha questo progetto?

A causa di divergenze stilistiche il progetto E-mago si è diviso in due strade: la prima è la E-music portata avanti da Antonio Menghini e Stefano Pontani, mentre noi della The Art Republic Foundation abbiamo proseguito la filosofia di E-mago nel nuovo I-mago nel quale portiamo avanti la nostra ideologia filosofica e musicale dei suoni della terra e dell’interazione con essi.

Sei anche conosciuto come l’uomo delle volpi. Ci spieghi perché?

Si è vero! Fin da piccolo ho sempre coltivato una misteriosa parte di me che mi ha concesso di instaurare un legame particolare con animali di diverse specie. Credo che il tutto sia nato da una esperienza che ebbi in un circo nella mia città quando ero bambino.

Ho da sempre avuto questa propensione a cercare una qualche forma di legame verso gli animali, ma quel giorno, il giorno in cui andai in quel circo qualcosa cambiò. Avevo circa otto anni e pregai mia madre di portarmi al piccolo zoo che aveva imbastito un piccolo circo, il quale a quel tempo passava nella mia città.

Ricordo che questo spasmodico bisogno nacque la sera prima: ero nella platea del circo, e nel momento che iniziarono ad entrare gli elefanti io ne chiamai uno, il quale si avvicinò a me e mi accarezzò il collo con la sua enorme proboscide. Ancora ricordo quel magico contatto.

Mia madre mi diede i soldi e mi disse di andare da solo, in quanto mia sorella si era da poco addormentata in auto. Io felicissimo andai correndo, pagai il biglietto ed iniziai il triste safari alla ricerca dell’elefante del quale mi ero letteralmente innamorato.

Nel proseguire il percorso mi ritrovai davanti alla gabbia delle tigri, e mi fermai immobile, completamente rapito dalla loro bellezza e potenza. A destra della grande gabbia c’era una tigre femmina immensa, la quale aveva una zampa fuori dalla gabbia.

Sono sincero: non ho avuto paura neanche un istante mentre mi sono avvicinato a lei, scavalcando cubi di paglia messi apposta per non far avvicinare le persone. Con devozione ho toccato la zampa del felino e mi sono avvicinato a lui fino a mettere tutte e due le braccia dentro alla gabbia, raggiungendo il collo dell’animale.

Ricordo ancora il suo odore fortissimo, il suo respirare immenso e la sua docilità. Tutto questo durò massimo due minuti, ma sono convinto che quel contatto è stato l’inizio di un percorso interiore straordinario e misterioso, fatto di sofferenza brutale e di gioia inimmaginabile. Ancora oggi vivono in me queste cose.

Io le ascolto, ed ecco come le volpi ed io ci siamo incontrati.

Il resto potete vederlo nei video e magari , un giorno, leggerlo.

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