Sabato 11 luglio 2015 – h. 21.30

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Sala Hit

Compagnia Teatrale Enzo Moscato

presenta

CARTESIANA

 di e con Enzo Moscato

 

a seguire h. 22.30 presentazione del libro “Il tempo che fu di Scioscia”

 

Considerato, linguisticamente, uno dei punti più estremi e spericolati della drammaturgia di Enzo Moscato, l’iperbolica vicenda – scritta nei primi anni ’80 – delle peripezie odisseiche dei tre trans partenopei, Cartesiana, Miss Inciucio e Cha-Cha-Cha, alla ricerca di un’identità sessuale, certa e duratura, che a loro balugina dalla mistico-trasformazionale clinica/santuario, di stanza nell’iberica Azuléjos, è ormai divenuto un piccolo classico del teatro contemporaneo, una sorta di post-moderno e sgangherato ‘racconto di formazione’ (alla stregua dell’americano e celeberrimo ‘Portnoy’s Complaint’ di Philip Roth) che hanno preso ad amare non solo, ovviamente, i cosiddetti ‘diversi’ o ‘gay’ ma anche i cosiddetti ‘normali’ od ortodossi delle regole ontologico – sessuali.

Perché ‘Cartesiana’ non è di ‘parte’, ma, al contrario, fa, comicamente, la ‘parte’ a e ‘di tutti’. Sconvolgendo e scompaginando, nei suoi paralogici discorsi sull’identità e il ‘genere’, nel suo torrentizio sproloquiare contro e avverso a tutti, non solo qualsiasi pre-giudizio, ma anche qualsiasi ‘giudizio’ o acclarata certezza, nei secoli emessi a proposito della misera e ridicola creatura detta ‘uomo’.

E lo fa con una sorta di gigantesco, omerico sberleffo a tutti i Santi (o Sante?) ‘Padri’ della cultura occidentale: ai filosofi come agli umili e assatanati mozzi di bordo; ai saggi come alle confuse-istericoidi meretrici delle sue ‘amiche’, che, pur convinte di volersi dare una regola(ta) in tutti i sensi, spesso tralignano e la sostituiscono con una (molto poco) brechtiana ‘eccezione’.

Insomma, lo spettacolo si consiglia di vederlo e di goderlo, anche per sua (benefica!) brevità, in tempi di teatro trucemente matusalemmico, in termini di durata! E, anche, se si vuole, per la singolare, esilarante performance del suo autore in vesti d’attore.

Dopo Cartesiana, Enzo Moscato presenta il suo libro TEMPO CHE FU DI SCIOSCIA, undici racconti, undici punti di vista sulle Quattro Giornate di Napoli.               

Ne emerge, attraverso una lingua arcaica e modernissima al tempo stesso, con il plurilinguismo che è cifra stilistica propria di Enzo Moscato – e che lo ha imposto all’attenzione della critica e del pubblico, non soltanto italiani – una vivida e vivace descrizione dell’inquieta Partenope.

Per dirla con Moscato: «[…] un piccolo affresco, senza la solita separazione dicotomica, in bianco e nero, delle cose e le persone, con i Napoletani, puri e buoni, da una parte, e i Tedeschi, bruti e bestie, da quell’altra. Con i martiri e gli eroi, da un canto, e i vigliacchi e gli assassini, simmetricamente opposti a quelli».

Il tutto nel Tempo che fu di Scioscia: «[…] proverbialmente riferito a una figura, un personaggio antico, di cui tutti sentono dire, sentono parlare, ma che nessuno ha mai conosciuto o visto, concretamente, nella vita. Le gesta di Scioscia sono, di fatto, temporalmente come relegate dentro una distanza siderale. Come ammantate di un fiabesco, leggendario alone. Ma sono anche – e sempre di più, al giorno d’oggi – come circonfuse dalla malinconia di un progressivo, inarrestabile cader nell’oblio».

Undici piccoli gioielli, che vanno ad arricchire il percorso artistico di una tra le voci più originali del panorama teatrale italiano.

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