Esce il 9 ottobre nelle sale italiane “Tre Ciotole”, l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Michela Murgia.

Il film, diretto dalla regista catalana Isabel Coixet in una prestigiosa collaborazione tra Italia e Spagna, ha già generato un forte buzz dopo la sua acclamata anteprima mondiale al Toronto International Film Festival. Coixet ha espresso la sua priorità, sintetizzata nella frase chiave: «Non volevo che la poesia del romanzo si perdesse nel passaggio al cinema».

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La storia: cibo, silenzi e un amore finito

“Tre Ciotole” è un ritratto intimo e doloroso di una separazione e delle sue immediate conseguenze. Al centro della narrazione ci sono Marta (Alba Rohrwacher) e Antonio (Elio Germano), una coppia costretta a riorganizzare la propria esistenza dopo la rottura.

Antonio, chef di successo, cerca rifugio e controllo nella sua cucina professionale. Marta, invece, vive un disagio così profondo da manifestarsi nel corpo, arrivando a rifiutare il nutrimento. Il suo malessere fisico diventa il silenzioso portavoce di una sofferenza emotiva inesprimibile

Isabel Coixet si avvicina alla materia narrativa con uno sguardo attento e minimale, evitando ogni tentazione di drammatizzazione facile. La regista privilegia i silenzi e i piccoli gesti, lasciando che il corpo e l’ambiente parlino per i protagonisti.

Le performance che incantano

La forza del film poggia sull’intensità dei due interpreti italiani. Alba Rohrwacher riesce a trasmettere con rara intensità il senso di vuoto e smarrimento della protagonista, trasformando la sua fragilità in una forma di resistenza muta e toccante. Elio Germano interpreta un Antonio combattuto tra la necessità di fuggire dal dolore e il latente senso di responsabilità verso ciò che è stato.

“Tre Ciotole” non è un film che offre conclusioni rassicuranti o soluzioni preconfezionate. È una sincera esplorazione della difficoltà di affrontare una perdita e della complessità delle emozioni che emergono quando una relazione, e una vita condivisa, si frantumano.

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