Dalla Svizzera con amore, e con una discreta dose di glitter: l’Eurovision Song Contest 2025 si prepara a travolgerci con la sua solita, irresistibile esplosione di suoni, colori e identità. Dopo la vittoria elvetica del 2024, l’edizione numero 69 del festival musicale più popolare (e politicamente carico) d’Europa approda a Basilea, nella monumentale arena St. Jakobshalle, dal 13 al 17 maggio.

Un po’ di storia (e di regole)

Nato nel 1956 come esperimento televisivo per unire l’Europa del dopoguerra a colpi di melodie, l’Eurovision è oggi un fenomeno globale seguito da oltre 160 milioni di spettatori. Ogni Paese partecipante presenta un brano originale, selezionato tramite festival nazionali o scelte interne, e si sfida per conquistare il microfono di cristallo (e, non di rado, una carriera internazionale).

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La gara è articolata in due semifinali (13 e 15 maggio), da cui escono i migliori dieci di ciascuna, e una finalissima (17 maggio) in cui si sfidano 26 artisti: i venti semifinalisti qualificati, i “Big Five” (Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, che accedono sempre alla finale), più la Svizzera in quanto Paese ospitante.

Il sistema di votazione è un mix irresistibile di giurie professionali e televoto del pubblico, che assegna punti da 1 a 12. I gusti musicali dei telespettatori spesso divergono da quelli delle giurie, ma è proprio questo il bello: non è (solo) una gara, è un termometro culturale europeo.

Chi ci rappresenta?

A sventolare il tricolore italiano ci sarà quest’anno Lucio Corsi, con la sua poetica malinconia glam. Il brano, intitolato “Volevo essere un duro”, è una ballata dolceamara che gioca con gli stereotipi della mascolinità e porta una ventata di rock d’autore sul palco più kitsch d’Europa. Come sempre, l’Italia è tra i favoriti — ma l’Eurovision ci ha insegnato che le sorprese sono dietro l’angolo (e spesso hanno accento baltico o balcanico).

I favoriti e le stranezze (che amiamo)

Per ora, i bookmaker puntano su:

Insomma, come ogni anno l’Eurovision si muove tra canzoni manifesto, inni queer, contaminazioni etniche e trovate sceniche al limite del teatro-cabaret.

Dove vederlo (e come partecipare)

In Italia la prima serata e la semifinale saranno trasmesse su Rai 2, con il commento di Gabriele Corsi e BigMama. Ma per i più digitali, c’è sempre il canale YouTube ufficiale, dove si possono seguire anche le prove, i backstage e le esibizioni integrali.

Oltre che in diretta su Rai 2, questa prima serata/semifinale può essere seguita anche in contemporanea streaming su RaiPlay. La radio ufficiale è Rai Radio 2. In diretta radio e video, sul canale 202 del digitale terrestre. La trasmissione è inoltre disponibile in 4K su Rai 4K (canale 210 di TivùSat o canale 101 del Digitale Terrestre, ma solo per le smart tv connesse ad internet e con supporto HbbTV – Hybrid Broadcast Broadband TV). Attivissimi i social ufficiali: Tik Tok, Instagram, FB, youtube.

La finale di sabato 17 maggio va invece in onda su Rai 1, sempre alle 21. 

C’è persino un’app ufficiale per votare in tempo reale, partecipare a sondaggi e vivere l’evento come se fossimo a Basilea.

Qui l’account youtube ufficiale con il live di uno streaming iniziato il Primo di Maggio con il carosello dei “grandi successi” che si sono alternati negli anni. Mai più senza!

Eventi, feste, villaggi: il lato pop della Svizzera

Non c’è Eurovision senza il suo coloratissimo Eurovision Village, che quest’anno sarà ospitato presso il complesso Messe Basel, mentre il più esclusivo EuroClub accoglierà afterparty, concerti privati e incontri con gli artisti. L’evento inaugurale, il classico Turquoise Carpet, ha già acceso i riflettori l’11 maggio, sfilando dal Municipio di Basilea al Middle Bridge in un tripudio di outfit, paillettes e bandiere.

E per chi non riesce a entrare in arena lo St. Jakob-Park trasmette la finale su maxi-schermo con tanto di concerti live e ospiti speciali.

United by Music (e da molto altro)

Dal 2023, lo slogan ufficiale dell’Eurovision è “United by Music” — un motto che sembra sempre più urgente, in un’Europa lacerata da guerre, tensioni e crisi d’identità. L’Eurovision, nel suo modo sfacciatamente pop e teatrale, rimane un rituale collettivo: un momento in cui la geopolitica incontra la musica, la comunità LGBTQ+ si prende la scena, e ogni Paese ha diritto ai suoi tre minuti di gloria, con buona pace dei commentatori bigotti del “dove andremo a finire signora mia?”

In fondo, l’Eurovision è un po’ come una cena di famiglia: c’è chi urla, chi stona, chi si veste male e chi piange troppo presto; resta il nostro Superbowl dell’assurdo. Un baraccone meraviglioso dove la musica è importante, ma solo dopo le piume, le luci sparate in faccia e la pioggia di glitter, fa tutto parte del gioco. E noi ci caschiamo con gioia. Ogni maledetto anno.

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