Giuseppe Musmarra riprende la regia dell’allestimento firmato qualche anno fa da Federico Bellone, motore artistico dell’operazione, che vince la sfida di (ri)portare il musical FAME nell’accogliente dimensione del Teatro San Babila, il salotto milanese.

Come risultato, se da un lato il racconto della vita di studenti e insegnanti della prestigiosa High School for Performing Arts di New York appare circoscritto in un ambiente protetto, dall’altro il musical diventa un’esperienza immersiva per il pubblico; inoltre, l’atmosfera di raccoglimento che si respira in sala contribuisce a esaltare la dirompente energia dei performer sul palco, ognuno dei quali interpreta un aspirante artista con il proprio bagaglio di vita, fatto di sogni e specifiche peculiarità.

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L’asso nella manica di un allestimento scenico “intimo” e “light” viene tenuto in serbo per la conclusione dello spettacolo, dopo i saluti finali: l’ingresso sul palcoscenico di un iconico taci giallo, sulle note della celebre hit Fame.

Il cast di questo riallestimento di Fame il musical è formato, in gran parte, da performer che hanno appena terminato di lavorare in produzioni di successo (Mary Poppins, Jesus Christ Superstar, Next to Normal, Dirty Dancing). Tra questi, Luca Giacomelli Ferrarini, reduce da significative esperienze in spettacoli come Next to Normal e Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo, è un Nick Piazza determinato ed efficace sul piano della recitazione, anche se la marcata impostazione lirica, a livello vocale, rende il personaggio meno empatico.

Eccellente prova da intrattenitore, già in atto durante l’accattivante prologo rivolto al pubblico, per Tiziano Edini nel ruolo di Joe Vegas, spontaneo e disinvolto nella recitazione. Un discorso analogo, a livello interpretativo, vale per Roberto Tarsi, nel ruolo di Schlomo Metzenbaum; mentre Beatrice Baldaccini incarna alla perfezione la personalità “metal” di Grace Lamb e il suo approccio ottimista alla musica.

Axel Ahonoukoun è un danzatore stilisticamente preparato, ma per il ruolo di Tyrone Jackson questo non è abbastanza: esattamente come il personaggio che interpreta, dovrebbe dedicarsi con maggiore impegno al canto e alla recitazione. Comunque, nell’esecuzione del passo a due del secondo atto, in coppia con una rassicurante e consapevolmente credibile Marta Melchiorre (Iris Kelly), dimostra una grazia inaspettata e, insieme, i due artisti infondono una sorprendente ventata di tenerezza.

Smessi i panni di Mary Poppins, Giulia Fabbri torna a dedicarsi a un ruolo più “di pancia”: Serena Katz, impegnata sia come attrice, sia nell’agguerrito e tenero tentativo di conquista del cuore di Nick.

Matilde Pellegri sostituisce temporaneamente Simona Distefano nel ruolo di Carmen Diaz: una sostituzione all’apparenza piena di insidie – non ultima l’interpretazione del finale sulle note della hit Fame – ma che la giovane performer affronta con spontanea disinvoltura, risultando credibile nel ruolo di una talentuosa aspirante artista che, per bruciare le tappe e ottenere subito il successo, cade vittima delle proprie illusioni.

Michelle Perera nei panni di Mabel Whashington sfodera nuovamente il suo accattivante timbro “soul”, capace di un virtuosismo finora raramente riscontrato in tessiture vocali analoghe: l’interpretazione del brano Mabel’s Prayer strappa fragorosi applausi a scena aperta.

I quattro ruoli adulti (gli insegnanti della scuola) non sono da meno: Marco Vaccari e gipeto sono convincenti professori di recitazione e musica. Francesca Taverni (una integerrima Ms. Sherman) e Simona Samarelli (Ms. Bell, insegnante di danza, precisa, ma in grado di guardare oltre le convenzioni didattiche) superano loro stesse, discutendo del potenziale talento di Tyrone nel duetto  nel duetto The Teachers’ Argument.

Le dinamiche coreografie firmate da Gail Richardson trasmettono al pubblico, nella maniera più appropriata, i fondamenti sui quali, da sempre, si basano le aspirazioni di ogni artista: determinazione e voglia di farcela.

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