Al via oggi la 27. edizione del Far East Film Festival di Udine. 75 titoli (48 in concorso, 27 fuori concorso) provenienti da 11 paesi. Più esattamente, 7 world premiere, 15 anteprime internazionali, 20 anteprime europee e 19 anteprime italiane. Una massiccia selezione di cinema popolare, ovviamente non priva di parentesi d’autore e di omaggi al passato, per osservare da vicino l’Asia di oggi e le sue necessità narrative.


Dal 24 aprile al 2 maggio, il festival offrirà una full immersion lunga 9 giorni (proiezioni dalla mattina alla sera, talk, rassegna stampa live quotidiana, dive e divi che sfilano sul red carpet, senza ovviamente dimenticare gli itinerari industry di Focus Asia, gli itinerari giornalistici di Bambù, gli itinerari didattici del FEFF Campus) e trasformerà il cuore della città in una coloratissima Asian Zone (sono oltre 100 i Far East Film Events in programma).

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Gli spettatori cinesi hanno amato Upstream, che riflette sul fenomeno della gig economy (il protagonista, dopo il licenziamento, cerca di tirare avanti affidandosi agli ingranaggi del lavoro temporaneo), e hanno amato Green Wave, opening film del FEFF 27, che riflette sul fenomeno del tangping (i giovani, metaforicamente, si “sdraiano”, rifiutando le logiche ultracompetitive della carriera e del successo). E cosa dire a proposito di Her Story e Like a Rolling Stone? Due registe, Yihui Shao e Yin Lichuan, per due grandi storie di gender equality. Due grandi storie che parlano linguaggi diversi, quello della commedia e quello del percorso biografico, affrontando il nodo dell’emancipazione femminile: il diritto delle donne ad autodeterminarsi, a ribellarsi, a volare con le proprie ali.


Atteso a Udine nel quartier generale storico del Teatro Nuovo e negli spazi del Visionario, il FEFF 27 si chiuderà con un film a sorpresa e con un film già destinato a entrare nella grande famiglia dei cult fareastiani: stiamo parlando dell’irresistibile e attesissimo Ya Boy Kongming! The Movie, figlio di un celebre manga e ambientato durante il Music Battle Awards 2025, un contest in cui le etichetten discografiche giapponesi si danno ferocemente battaglia. Davvero difficile immaginare un’opera più anarchica e più allergica alle classificazioni!


SYLVIA CHANG: UNA REGINA A UDINE


Nel 2024 sul palco del Teatro Nuovo è salito un re, Zhang Yimou, e il FEFF lo ha premiato con il Gelso d’Oro alla Carriera. Quest’anno, sullo stesso palco, a ritirare il Gelso d’Oro alla Carriera sarà una regina: Sylvia Chang. Attrice, cantante, regista, sceneggiatrice, produttrice, dj radiofonica. Per lei bisognerebbe spendere la parola “icona”, se non fosse così abusata, ma a pensarci bene qualunque parola rischia di rimpicciolirne la grandezza! Il FEFF 27 permetterà di ammirare la diva di ieri, con il mitico Shangai Blues di Tsui Hark (uno dei gioielli della sezione classici restaurati), e la diva di oggi, con lo splendido family drama Daughter’s Daughter.


LA GEOGRAFIA CINEMATOGRAFICA DEL FEFF 27


Mai come oggi il cinema popolare d’Oriente sembra interessato a raccontare il tempo e la società. E questa forte pulsione contemporanea è il filo rosso che connette città, metropoli e nazioni sulla mappa dell’Asia, disegnando la geografia cinematografica del FEFF 27. Se la Cina
continentale, appunto, ci parla di gig economy, tangping e gender equality, il Giappone affida al lynchiano Teki Cometh uno dei temi più spigolosi e più dibattuti: l’invecchiamento della popolazione. Tema con cui, in patria, autori e registi si confrontano già da qualche anno (ricordate Plan 75?). Se la Corea del Sud si schiera dalla parte di chi viene lasciato ai margini (esistono mille modi per essere discriminati, per diventare degli outsider, e titoli come Hear Me o Love in the Big City ce lo ricorderanno), le Filippine sfoderano Sunshine e puntano il dito contro la criminalizzazione dell’aborto: una drammatica discesa dentro il buio di Manila per uno dei titoli più forti, e più belli, di questa edizione. Se, infine, vivere nel millennio della post-verità ci obbliga a distinguere ogni giorno tra cosa è autentico e cosa non lo è, ecco arrivare dalla Thailandia l’incredibile opera prima The Stone. Dove i concetti di “vero” e di “falso”, come nel caso della ciotola di terracotta attorno a cui si sviluppa il film d’apertura Green Wave, diventano assolutamente tangibili. I thailandesi credono che gli amuleti portino fortuna e protezione: per questo sono più preziosi dell’oro e dei diamanti e per questo il mercato è dominato da violente lotte di potere.

MONDO MIZUKI, MONDO YOKAI

100 opere originali, riviste, libri, documenti video e testi critici per ricostruire l’universo del leggendario mangaka Shigeru Mizuki: stiamo parlando di Mondo Mizuki, Mondo Yokai, la mostra a cura di Canicola, Vincenzo Filosa e Mizuki Productions che, dal 26 aprile al 30 agosto, porterà nel Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Casa Cavazzini” di Udine l’universo creativo di un gigante. Un vero gigante specializzato nelle storie di Yokai: le creature della mitologia giapponese. Organizzato in occasione del FEFF 27, Mondo Mizuki, Mondo Yokai è il primo appuntamento antologico in Italia, e il secondo in Europa, a celebrare uno dei maggiori protagonisti dell’arte giapponese.


UNA RETROSPETTIVA… MOSTRUOSA!


Gli Yokai trovano spazio anche nella retrospettiva (e nella pubblicazione) di quest’anno: Yokai e altri mostri: dal folklore asiatico al cinema. 12 film che riempiranno lo schermo del FEFF 27 di bizzarre e inquietanti “presenze”! Gli Yokai giapponesi (a volte assai pericolosi, come la temibile Donna della Neve) si daranno il cambio con la spaventosa Krasue (testa volante) thailandese e la quasi analoga Mananang-gal delle Filippine; col vampiro cinese, Jiangshi, che si muove a balzi e che viene tenuto a bada non con l’aglio ma… col riso. Insomma: c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Se il cinema horror occidentale si è sempre nutrito di credenze folkloriche, a cominciare dal conte Dracula, la
retrospettiva intende documentare come anche il cinema horror-fantasy asiatico abbia sempre saccheggiato il proprio folklore, celebrando e ridefinendo i mostri prettamente locali.ù

CLASSICI RESTAURATI


Una menzione speciale va alla sezione dei classici restaurati, davvero ricca di pezzi imperdibili: dall’anteprima europea di Barking Dogs Never Bite, lo scoppiettante debutto alla regia del premio Oscar Bong Joon-ho, a un evergreen filippino come Bona di Lino Brocka, fino al capolavoro assoluto PTU di Johnnie To. Bisogna poi segnalare che il FEFF ha rinnovato la collaborazione con l’Archivio di Taipei (Taiwan Film and Audiovisual Institute) e presenterà un omaggio di tre film al regista Pai Ching-jui: nel 1961 riuscì a realizzare il suo sogno e si iscrisse al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove studiò il cinema italiano e, in particolare, il neorealismo.


FEFF ONLINE

Supportato, come sempre, da MYmovies, il FEFF offrirà anche quest’anno una preziosa selezione di titoli online per l’intera durata del festival: 22 i film che le case di distribuzione asiatiche hanno reso disponibili per lo streaming.


LA PAROLA AI GIURATI


Se, come sempre, sarà il pubblico e solo il pubblico a stabilire i tre film che saliranno sul podio del Far East Film Festival 27, aggiudicandosi il Gelso d’Oro, il Gelso d’Argento e il Gelso di Cristallo, spetterà invece a due giurie specializzate il compito di assegnare il Gelso Bianco per la migliore opera prima e il Gelso per la migliore sceneggiatura: si tratta, rispettivamente, di Megumi (attrice, cantante, influencer), Kim Yutani (programmatrice del Sundance Film Festival), Sakoda Shinji (international film representative) e di tre giurati del Premio Premio internazionale alla miglior sceneggiatura “Sergio Amidei” di Gorizia: lo sceneggiatore Massimo Gaudioso, la sceneggiatrice Silvia D’Amico e il regista Francesco Munzi.

QUI E’ POSSIBILE SCARICARE IL PROGRAMMA INTEGRALE DI FEFF27

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