Se fossi fico…vivrei in un comodo appartamento a Manhattan, berrei i drink giusti senza problemi gastrici e non mi perderei un vernissage europeo o una vacanza in una decadente provincia della Costa Azzurra…
Ecco questa è pressoché la mia idea di essere fica e la vostra? Sì, pensate out of the box, fuori dalla vostra vita ordinaria, cosa fareste? Al Teatro de’ Servi, dal 4 al 23 aprile, ne avrete un bell’assaggio perché la compagnia Rubba Galline che già il nome tanto figo non è ci prova a darvi una lettura di ciò che per loro è “essere fichi”.
Tre coinquilini “sempre in bolletta” dal marcato accento romanesco, vittime delle loro stesse vite caricaturali ma perfettamente integrati nel loro simbiotico piccolo mondo, un giorno si risvegliano nelle vite di un conte alle prese con investimenti finanziari e del suo sgangherato entourage. In realtà sono sempre loro ma stanno fingendo una vita che non gli appartiene perché il più emarginato e adorabile dei tre si è invaghito della segretaria di una rampante e avida avvocatessa.
La ragazza non sembra minimamente esserne impressionata tantomeno dal finto nome altisonante che si è dato il suo spasimante, Guidubaldo: tutto è inverosimile ai nostri occhi in platea mentre è estremamente verosimile per lei. Quanto reggerà questa commedia e Guidubaldo conquisterà la sua bella?
Temi semplici ma resi autentici da una recitazione fuori dai denti, scoppiettante, con battute esilaranti che provengono dal substrato romanesco che accomuna i tre amici: persone di cuore, bonarie, unite dalla vera amicizia che non osa infrangere patti di fratellanza stipulati davanti a un piatto di amatriciana.
Una commedia quasi favolistica dove anche le matrigne (come l’avvocatessa titolare dello studio dove lavora la bella Bea) si scopre inoffensiva e indulgente e i tre fresconi romani riescono a imbastire tutto il filo della rete, dalla quale l’avvocatessa e la segretaria Bea si troveranno spontaneamente avvinte.
Da non perdere, spassosa, una compagnia teatrale che promette risate attorno ai valori senza tempo di una bonarietà che sopravvive ancora nella romanità popolare.