Alle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano fino al 31 agosto in mostra gli scatti della fotografa surrealista.

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Manipolazione dell’immagine, originalità della composizione e gioco di luci e di linee fanno di Florence Henri una delle fotografe che ha profondamente modificato il linguaggio dell’arte fotografica.

Nata alla fine dell’Ottocento, Henri ha avviato la sua attività professionale intorno agli anni ’30, in pieno surrealismo. E proprio sulla scia di quel movimento l’artista riesce a fare propri i principi dell’esaltazione dell’inconscio sulla razionalità, scavalcando le possibilità che fino ad allora aveva offerto il mezzo fotografico. Non più riproduzione fedele della realtà, la fotografia qui diventa l’espressione distorta del reale. Ecco, dunque, i giochi con gli specchi e con i riflessi, l’illusione delle ombre, le inquadrature irregolari fino all’uso del fotomontaggio che amplifica l’effetto di spaesamento.

Centoquaranta le opere in mostra. L’allestimento si apre con quattro dipinti di Henri, che rimandano alla sua attività parallela di pittrice. Cinque le sezioni in cui sono raggruppate le foto. In “L’artificio visivo tra reale e virtuale” sono raccolti i primi scatti dell’artista che sono dei manifesti programmatici dell’attività futura. Con “La sovversione dell’immagine” Henri accosta due scatti diversi fondendoli attraverso la tecnica del fotomontaggio. La sezione “Oltre lo specchio” evidenzia l’originalità della composizione fotografica. Gli oggetti, le ombre, i riflessi sono elementi di disturbo all’interno della fotografia. “Nella reinvenzione della realtà” trova spazio Roma, in uno dei tanti soggiorni di Florence Henri nella Capitale. In particolare, nel viaggio tra il 1931 e 1932, l’artista arriva nella Città Eterna con l’intento di scattare fotografie che saranno utilizzate nei fotomontaggi.

A chiudere la mostra, poi, la sezione “Portraits d’artistes”. Piet Mondrian, Vasilij Kandinskij, Robert e Sonia Delaunay sono solo alcuni degli amici famosi di cui si circondava Florence Henri. Anche al ritratto l’artista si accosta con una tecnica particolare. Primi piani strettissimi, inquadrature dall’alto che schiacciano il soggetto e presenza costante di oggetti che distolgono o partecipano al ritratto del soggetto che non è mai solo nella composizione. Anche in questo caso, Florence Henri si fa anticipatrice del cosiddetto ritratto ambientato.

L’esposizione, curata da Giovanni Battista Martini a cui si deve, insieme ad Alberto Ronchetti la riscoperta della fotografa negli anni Settanta, è promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma, in collaborazione con Electa. La mostra è visitabile tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 19.45 con ingresso 10euro.

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