È il comico internazionale del gruppo Satiriasi. Vive nel suo mondo surreale ed onirico.  Per dimostrare che la vita non ha senso, fa una Satira “variegata all’amarena”

É stato presentato così Francesco De Carlo uno dei sette comedian di Satiriasi. Dal 2 febbraio insieme ai suoi compagni di viaggio è in onda, ogni lunedì, su Comedy Central (Sky 124) dalle 23.00 con Stand Up Comedy. Si tratta della prima trasmissione di stand up, libera e trasgressiva. Autore di trasmissioni televisive e radiofoniche, comedian divertente e tagliente, Francesco De Carlo ha risposto alle nostre domande sulla sua carriera.

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Com’è nata la tua passione per la stand up?

È nata quando ho scoperto come viene usata la libertà d’espressione all’estero, e non parlo solo dei monologhi politicamente scorretti, ma anche di come la creatività venga esercitata senza preoccuparsi del pubblico, del mercato e di altre variabili che spesso complicano la vita di un comico più della censura.

Lavori in radio, a Radio Globo e sei autore del programma Chiamata a Carico? C’è satira anche in quello?

No. Va bene che adesso la satira è pure nel cappuccino, ma a Radio Globo c’è tutt’altro. C’è innanzitutto il cazzeggio, che poi è uno dei motivi per cui ho scelto questa carriera. Con Massimo Vari e Gabry Venus ci divertiamo molto e penso che gli ascoltatori se ne rendano conto e che questo spieghi bene la popolarità del programma. Però, magari non ci crederete, dietro a ogni scherzo telefonico c’è anche tanta professionalità, preparazione ed esperienza. In 5 anni abbiamo rinnovato un genere antichissimo, visto che gli scherzi telefonici sono stati inventati prima del telefono e della radio. Li scriviamo come se fossero veri e propri sketch, dove uno degli attori è però inconsapevole. Spaziamo dal cinismo all’assurdo, e alcuni scherzi che abbiamo fatto li considero perle di comicità.

“Il comico più surreale del gruppo”- Cosa intendi?

Credo sia una definizione che mi è stata affibbiata perchè mi piace sperimentare una comicità che solletichi una risata infantile, inconsapevole, quasi inconscia, quel divertimento puerile e insensato che abbandoniamo con la maturità. Passo le ore a far ridere i figli dei miei amici in culla con facce e faccette. Ecco, questo è quello che voglio fare con i grandi nel pubblico, aiutarli a prendere meno la vita sul serio. Con i grandi, però, le faccette non bastano e quindi uso l’effetto sorpresa usando la fantasia per raccontare la realtà, spiegando per esempio perchè secondo me il singhiozzo sia la rivoluzione e la lettera H una falsa invalida, nemica della società.

Come si lavora con i colleghi di Satiriasi?

Mi ricordo che i primi anni facevamo spettacolo ogni due lunedì e il lunedì che non eravamo in scena ci vedevamo a casa di qualcuno per fare le prove e confrontare i pezzi. Credo che quel confronto sia alla base del successo di Satiriasi. Non so quello che succederà in futuro, ma ogni singolo comico ha giovato di questo gruppo e si porterà dietro quest’esperienza anche nei lavori che affronta da solo.

Cos’è per te Satiriasi?

È la possibilità di fare la cosa che mi piace di più nella vita: scrivere fino a tardi, circondato dai miei vizi.

Stand Up Comedy, un programma televisivo, non ha snaturato la vostra comicità prettamente da live?

Comedy Central è stata la prima che ha capito di non poter e non dover modificare più di tanto questo spettacolo. Chi ci ha provato prima ha sempre cercato di codificare il live con il linguaggio televisivo e ha finito per sporcarlo, sia con la modifica nei testi (nella lunghezza e nel contenuto), sia con una regia televisiva troppo ingombrante. “Stand Up Comedy”, soprattutto la seconda stagione, è il miglior programma televisivo sul genere. Detto questo, consiglio a tutti di venirci a vedere dal vivo, dove sicuramente un comico dà il meglio di sé.

Cosa vuoi fare da grande?

Scrivere canzoni d’amore.

 

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