Dal 24 al 28 gennaio è andato in scena al Teatro India di Roma Geppetto e Geppetto di Tindaro Granata.

Geppetto e Geppetto è uno spettacolo scritto e diretto da Tindaro Granata e interpretato oltreché dall’autore anche da una scelta compagnia di formidabili attori. Tutti, dal primo all’ultimo, hanno il giusto spazio, senza mezze misure né compromessi, in una “storia” fra le tante storie che tratta di un tema attuale e spinoso: il desiderio di essere genitori e tutto quel che ne consegue. C’è una massima sgrammaticata che, per bocca di Luca, accompagna questa “educazione sentimentale” per le due ore della sua durata: “se ci sarebbe più amore”.

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È una apertura su un amore invocato e vissuto come chiave di volta di ogni conflitto, l’unico mezzo per la sua risoluzione, di qualsiasi “genere” esso sia. Granata drammatizza Geppetto e Geppetto per mezzo dei racconti, come didascalie vocali che si innestano sull’agire dei corpi, egli narra con parole studiate e attente alle ombre e alle luci di un girotondo di vite, ma scandisce ogni scena con gli sguardi, le sospensioni, le risate, i sospiri, i sentimenti e le contraddizioni quotidiane, divertenti e commoventi insieme, che le luci e i suoni curati da Cristiano Cramerotti sanno accompagnare alla perfezione.

Geppetto e Geppetto

Le storie che girano attorno a questi due Geppetti attraversano gli anni e i luoghi, scandagliano i ruoli familiari e quelli sociali, sorridono sulle credenze e le mode.

Con stupefacente spirito di squadra, con grande ironia, senza attardarsi troppo sul sentimentalismo spiccio, Granata porta dentro lo spettacolo, nato prima delle polemiche scatenate dalla Legge Cirinnà, la gente e le opinioni, la politica e il populismo in un buio di riflessione che sospende le azioni, soprattutto all’inizio, per poi illuminarle con un’improvvisa risata, liberatoria e complice.

Luca e Toni sono una famiglia, si amano teneramente, i parenti e gli amici vivono questo amore, ma non ne condividono – almeno sul principio – la scelta, più di Toni che di Luca, di avere un figlio attraverso la gpa.

È l’inizio di un percorso di conoscenza di se stessi e degli altri, che va oltre la scelta della genitorialità, in cui tutti sono dalla parte giusta e, nello stesso tempo, dalla parte sbagliata, senza che ci sia mai una presa di posizione chiaramente definita, ma anzi giocando ora da una parte ora dall’altra di una barricata morale che non è mai così netta come appare.

Geppetto e Geppetto

La scommessa dei Geppetti

Perché l’amore è così, non ha una forma predeterminata e non può essere prestabilito. L’amore verso l’altro – sia esso amante, amico, genitore o figlio – è una scommessa che si può vincere solo alzando la posta in gioco, aumentando cioè la quantità dello stesso amore, mantenendone viva la fiamma con costanza e, spesso, sacrificio, senza però aspettare un ritorno, una vincita che a volte non arriva, non sempre bilancia, non sempre pareggia, quasi mai compensa.

Lo spazio per la pioggia di emozioni

Lo spazio ampio del Teatro India permette agli attori di Geppetto e Geppetto di occupare comodamente la scena anche quando non agiscono, rimanendo sui bordi tenuamente illuminati a osservare per poi penetrare con tempismo sotto l’occhio attento del pubblico. Le luci scandiscono questo spazio aperto di volta in volta in porzioni più o meno claustrofobiche, secondo un ideale moderno e brechtiano di luogo scenico, definito inoltre da cartelli e da ruoli, segnalati chiaramente sulle t-shirt.

Emozioni di ogni tipo piovono su chi assiste: la gioia trasluce in rabbia, l’incredulità si muta in rispetto, l’ostinazione in dedizione e così via, fino a una fine che è già un altro inizio in vista delle nascite imminenti.

Geppetto e Geppetto

L’anima brechtiana ed educativa dell’allestimento è declinata anche nei dialoghi diretti con il pubblico, che siano in agenzia, a scuola o in ospedale la platea diviene l’interlocutore muto.

Tuttavia essa si alterna a un sentire più “nazionalpopolare”, alla De Filippo, si potrebbe azzardare, come icona di un teatro del Sud, cui i riti del caffè e del cibo, i luoghi caldi della famiglia come la cucina, spazio di incontro e di scontro, la capacità di avanzare di epoca in epoca sembrano riportare. Più di tutti “i figli non si pagano” e “grazie papà” innalzano, attraverso la citazione, l’operazione di Granata alle altezze di Filumena, quest’ultima madre esemplare pur nella condanna morale della società, così come Luca e Toni incarnano padri esemplari, immersi nelle medesime difficoltà e contraddizioni di un giudizio sociale che non sa stare al passo con lo scorrere dell’esistenza.

Spendere due parole sul cast di Geppetto e Geppetto è d’obbligo: di Tindaro Granata abbiamo parlato ampiamente, il suo lavoro di ideazione si completa nel personaggio di Luca che appare sulle prime quasi fuori fuoco, secondario rispetto al compagno Toni e alla famiglia di lui, per poi conquistare maturità, centralità, forza e convincere, attraverso lo schiaffo al figlio, della genuinità anche sul fronte attoriale; Angelo Di Genio è Matteo, il figlio, egli passa con credibilità attraverso le diverse età, sa commuoverci da bambino incompreso e adolescente ribelle, ma tocca vette di intensa partecipazione nel monologo conclusivo; Paolo Li Volsi interpreta Toni con dolcezza e perfetta aderenza al ruolo, soprattutto nella suggestiva scena a lume di candela, in cui malinconia e ricordo si mescolano senza soluzione di continuità; Carlo Guasconi come Walter ha prestanza scenica ideale.

Sul fronte femminile, quello che incarna personaggi maggiormente “in divenire”, Alessia Bellotto è una Franca spigolosa, contraddittoria e a volte anche antipatica con il suo accento nordico e un egoismo materno che si scioglie, alla fine, in una difesa sincera dell’amico Luca; Lucia Rea interpreta meglio l’apparentemente inclusiva maestra rispetto alla meno definita adolescente; infine straordinariamente brava, soprattutto in relazione all’età anagrafica, è Roberta Rosignoli nei panni della madre di Toni: tempi, espressioni, gesti, accenti costantemente azzeccati.

Geppetto e Geppetto segna una grande vittoria del Teatro India che sa scegliere consapevolmente il meglio di quanto le nuove forze artistiche italiane riescono a creare.

 

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