Giacomo Puccini. Epistolario. II (1897-1901)

a cura di Gabriella Biagi Ravenni e Dieter Schickling

Dopo il primo volume pubblicato nel 2015 il quale conteneva 784 lettere indirizzate da Giacomo Puccini a più destinatari negli anni dal 1877 (quando era ancora studente di musica nella natia Lucca) al 1896 (quando era ormai un compositore di opere di livello internazionale), la pregiata casa editrice Leo S. Olschki di Firenze nella collana “Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini” ha dato alle stampe il secondo volume (708 pagine, con inserto fotografico) contenente 863 lettere, 296 delle quali pubblicate per la prima volta in assoluto.

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Di molte altre, soltanto segnalate in cataloghi antiquari, si fornisce ora il testo, della maggior parte di quelle già pubblicate in precedenza si forniscono nuove trascrizioni basate sulle fonti e nuove datazioni.

L’insieme fotografa un quinquennio densissimo in cui Puccini (che scrive di sé “corro sempre da destra a sinistra per il mondo”) consolida la sua posizione (si costruisce due Ville Puccini, a Chiatri e a Torre del Lago), coltiva gli affetti familiari (ma il rapporto con Elvira conosce la prima grave crisi per la relazione con ‘Corinna’) e le amicizie già consolidate, amplia considerevolmente la rete dei rapporti.

Il quinquennio risulta densissimo soprattutto sul piano professionale. Puccini porta a compimento “Tosca” e ne prepara la prima assoluta (14 gennaio 1900) e avvia con grande entusiasmo la composizione di “Madama Butterfly”, contemporaneamente coltiva o prende in considerazione molti altri progetti, si occupa personalmente della promozione delle sue opere (si assicura della qualità di direttori, cantanti e delle messe in scena), assiste alle loro rappresentazioni in Italia e in Europa (tanto che l’Epistolario potrebbe essere letto come un libro di viaggi), prende atto delle recensioni (e cerca di intrattenere rapporti personali con i critici e giornalisti).

La sovrapposizione degli argomenti e l’eterogeneità dei destinatari si riflettono in modo puntuale nella scrittura, nella quale si avverte controllo e consapevolezza stilistica.

I toni sono di volta in volta affettuosi, amichevoli, confidenziali e goliardici, ma anche formali, professionali e deferenti, lo stile è vario e interessante, con citazioni colte, cronaca quotidiana, richieste spicciole, il linguaggio sboccato e le più fantasiose bestemmie.

Continua l’inclinazione poetica già presente nel primo volume (molte le lettere in versi, a destinatari speciali) e si intensifica la vena grafica, che si traduce nella prassi di costellare molte lettere di disegni, caricature e auto caricature, quest’ultime spesso sostitutive della firma.

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