Al Teatro Nazionale Che Banca! di Milano è stata presentata una versione inedita concepita per celebrare il 50° anniversario del debutto a Broadway di Hair, il musical di Rado & Ragni, con musiche di MacDermot: lo spettacolo-manifesto del pensiero “hippie”, che si rivela ancora oggi straordinariamente attuale.

In scena un cast di 58 elementi composto dai diplomandi e dagli allievi del primo anno della MTS- Musical The School di Milano, diretta da Simone Nardini.

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Un allestimento straordinariamente corale, caratteristica che si è rivelata l’autentico punto di forza dell’intera operazione: senza trascurare il fatto che ciascuno degli interpreti risulta – prima di tutto – anagraficamente adatto al ruolo interpretato.

Un aspetto che ha favorito in modo evidente la buona riuscita dello spettacolo… e che purtroppo, negli ultimi tempi, molte produzioni professionistiche non considerano adeguatamente.

Corali e strepitose anche le trascinanti coreografie di Valentina Bordi, che rendono la Tribe, l’indiscussa protagonista dello spettacolo, come è giusto che sia.

Questo speciale allestimento, con  le canzoni tutte interpretate dal vivo e in lingua originale, si è avvalso della presenza di una band di sette elementi, diretta da Angelo Racz (che ha sfoggiato un inedito look hippie, come gran parte del pubblico presente in platea).

La traduzione e l’adattamento in italiano del libretto, realizzata da Sandro Avanzo e Simone Nardini, strizzano l’occhio alla contemporaneità, toccando temi forti oggi come allora, capisaldi dell’attuale presidenza americana (imposizione dei dazi commerciali nei confronti degli alleati europei, nuove norme sull’utilizzo delle armi e sulla legittima difesa, innalzamento di un muro fra Usa e Messico).

Il disegno luci di Davide Monaci si mantiene fedele all’invito di una delle canzoni più rappresentative del musical, Let the Sunshine in: un’esplosione di colori dai toni prevalentemente caldi che invade il palcoscenico per la gran parte dello spettacolo; la scenografia, molto evocativa, è costituita da elementi scenici essenziali e da striscioni bianchi che affiancano le quinte, con sopraindicati i concetti-chiave dell’Era dell’Acquario: no alla guerra, liberalizzazione sessuale e delle droghe leggere.

Tra i protagonisti, due diplomati della scuola, ormai performer professionisti: Pierluigi Lima, nel ruolo di Hud, l’afroamericano del gruppo; e Matteo Minerva, che con invidiabile e disinvolta padronanza della scena, si cala nell’effervescente cameo en travesti di Margaret, una attempata signora che decide di “abbracciare” la causa hippie… e non solo quella, se si considera che indirizza volentieri le sue attenzioni a un giovane membro della Tribe (Nicolò Melacarne), con buona pace del marito Hubert (Matteo Di Guida), che, tra tutti, appare il più “fumato”.

Apprezzabile l’interpretazione autenticamente dualistica, sospesa tra senso di dignità e paura del giudizio altrui, di Gabriele Pierani nel ruolo di Claude, che però non sempre riesce a stimolare come dovrebbe l’emotività dello spettatore; c’è da dire che tutti gli interpreti non sono aiutati, sotto questo aspetto, dal copione, già nella sua versione originale.

Ma soprattutto, il ruolo carismatico per eccellenza di questo spettacolo è quello di Berger, costruito con una buona dose di giovanile spavalderia ed egregiamente sostenuto da Gennaro Pelliccia.

Tra alti e bassi, Nicole Fernandelli (Sheila) si fa particolarmente notare nell’interpretazione del brano Easy to Be Hard.

Considerando che Hair è uno di quei musical che se non ti “prende”, può risultare ostico, non sembra di aver assistito a un saggio, bensì a un prodotto ben confezionato, pronto per spiccare il volo; o perlomeno, può servire come esempio di approccio virtuoso a questo genere di spettacolo.

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