I migliori film del 2018, secondo il New York Times

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Come ogni anno, A.O. Scott e Manohla Dargis, le grandi firme del cinema del NYT hanno stilato la loro personale lista di film preferiti usciti nell’anno.

Alcuni film sono presenti in ambedue le liste come per esempio Roma e l’italiano Lazzaro Felice. Per il resto sono liste più che variegati, magari da cui prendere spunto per prossime visioni poiché alcuni titoli non sono ancora usciti in Italia.

LA CLASSIFICA DI MANOHLA DARGIS

20. Colophon (for the Arboretum Cycle) (di Nathaniel Dorsky)

Questo misconosciuto titolo sarà apprezzato sicuramente dagli amanti del genere. Parliamo di un film di soli 14 minuti presentato al Toronto Film Festival. Il regista ama girare a 18 fotogrammi al secondo invece dei 24 standard. E’ stato scelto da Dargis perché «ricorda che il cinema è anche questione di luce e forma»

19. Monrovia, Indiana (di Frederick Wiseman)

https://youtu.be/Xddh70XyDTw

Immaginate un grande documentarista, Wiseman, che alla veneranda età di 88 anni si reca in un paesino del Midwest per comprendere meglio le cause che hanno portato Donald Trump a vincere le elezioni. Dargis l’ha selezionato perché 
«documentario dell’era Trump, pacatamente politico»

18. Morto Stalin, se ne fa un altro (di Armando Iannucci)

In Russia questo film è stato bandito perché l’hanno ritenuto offensivo nei riguardi della nazione. Armando Iannucci che a dispetto del nome è scozzese, racconta in forma satirica quello che è successo nella ex URSS nel 1953 alla morte di Stalin. 

17. First Reformed – La creazione a rischio (di Paul Schrader)

Anche questo film è stato presentato a Venezia e racconta la storia del pastore distrutto dalla morte del figlio e del suo rapporto con una parrocchiana il cui marito si suicida. Man mano che il rapporto si approfondisce il parroco scopre trame oscure intorno alla sua chiesa. 

Dargis l’ha selezionato perché è allo stesso tempo un punto d’arrivo e un galvanizzante inizio della straordinaria carriera nel cinema di Schrader».

16. BlacKkKlansman (di Spike Lee)

Tratto da una storia vera. Siamo in Colorado negli anni ’70. Un poliziotto nero ed uno ebreo riescono ad infiltrarsi nel Ku Klux Klan. 

Secondo Dargis «Lee ci porta sapientemente in uno scioccante passato dell’America e in modo straziante ci conduce nel suo agonizzante presente». 

15. Lazzaro felice (di Alice Rohrwacher)

In Italia è uscito a maggio ed ha avuto un buon successo. Nel film si racconta la storia di Lazzaro, contadino ingenuo, che fa amicizia con Tancredi che lo porterà in città. 

Secondo la Dargis «in questo sorprendente film, il neorealismo incontra il realismo magico»

14. Zama (di Lucrecia Martel)

In Argentina il romanzo storico da cui è tratto è molto famoso. Siamo nel XVIII secolo e Don Diego de Zama, ufficiale dell’esercito, aspetta il trasferimento che dal Paraguay lo porterà a Buenos Aires. Ma passano gli anni ed il trasferimento non arriva, per ingannare il tempo Don Diego corre dietro ad un bandito  scoprendo terre inesplorate e meravigliose. 

Di questo film Dargis dice che «È magnificamente eccentrico».

13. Un affare di famiglia (di Hirokazu Kore-eda)

Sull’ipotetico biglietto da visita questo film avrebbe scritto “Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2018” … e non è poco.

In questo film giapponese vengono raccontate le vicende di una famiglia molto povera che per sopravvivere è dedita al taccheggio. Ma ad un certo puntano, siccome di problemi ne hanno pochi, decidono di adottare una ragazzina abbandonata che si scoprirà avere non poche storie travagliate alle spalle. 

«A volte è delicato, altre volte è brutale», ha scritto Dargis. 

12. Burning (di Lee Chang-dong)

Tratto da un racconto di Haruki Murakami, in questo film si raccontano le vicende di due ragazzi. La ragazza sta per partire in Africa per un viaggio e chiede al ragazzo di occuparsi del suo gatto. Al ritorno porta con lei uno strano personaggio con un hobby segreto.

11. Roma (di Alfonso Cuarón)

Ormai se ne parla da un po’ in Italia, soprattutto dopo la vittoria al Festival di Venezia ed è in odore di Oscar. Tra pochi giorni arriverà anche su Netflix.

Ambientato negli anni ’70 a Roma, non quella italiana però ma uno dei quartieri di Città del Messico, si ispira alla vita del regista Alfonso Cuarón

LA CLASSIFICA DI A.O. SCOTT

10. La favorita (di Yorgos Lanthimos)

Dobbiamo attendere gennaio per vedere questo film in Italia ma anche questo è in odore di Oscar.

Siamo nel XVIII secolo e divampa la guerra tra Francia ed Inghilterra. Sul trono inglese siede Anna ma a comandare è Lady Sarah. Emma Stone è nei panni di una cameriera che passa sempre più tempo con la regina.

Scott l’ha inserito nella sua lista per «l’audacia scenica e attoriale» e perché «la morale del film è che il potere distrugge, e che la distruzione è divertente»

9. Capernaum (di Nadine Labaki)

https://youtu.be/UrgWHfGEsbE

La storia surreale di un bambino libanese che intenta una causa ai genitori per averlo messo al mondo. Oltretutto il regista libanese Labaki ha scelto solo attori non professionisti. 

Del bambino Scott dice che recita con «stoicismo alla Buster Keaton e empatia alla Charlie Chaplin»

8. BlacKkKlansman (di Spike Lee)

Primo titolo a mettere d’accordo i due critici. 

7. Copia originale (di Marielle Heller)

Arriverà in Italia solo a febbraio e racconta la storia di una biografa che per far soldi falsifica lettere di persone famose e morte. Ma non sazia, con un’amica, decide di rubare e vendere alcune lettere vere.

Di questo fil Scott ha scritto che «raggiunge un certo grado di perfezione».

6. Let the Sunshine In (di Claire Denis)

Juliette Binoche è un’artista di mezza età alle prese con relazioni amorose molto deludenti.

Scotto non si da pace definendo il film «così artistico e così senza arte».

5. Roma (di Alfonso Cuarón)

Secondo film a comparire in entrambe le classifiche. Scott afferma che il regista «non ha fretta di sviluppare una trama o esplicitare una tesi e quindi riesce a parlare di politica messicana, di dinamiche familiari e, soprattutto, dei sogni e delle delusioni di una casalinga di nome Cloe, interpretata con commovente candore e furba eleganza da Yalitza Aparicio».

4. Private Life (di Tamara Jenkins)

Questo è uno di quei film che fanno infuriare gli organizzatori di Cannes: film Netflix che non viene distribuito nelle sale. 

Una commedia amara con una coppia di quarantenni, interpretati da 
Paul Giamatti e Kathryn Hahn, che non riescono ad avere un figlio.

Di questo film Scott ha scritto che è «Una commedia pungente ma non crudele, un dramma intenso ma non sentimentale».

3. First Reformed – La creazione a rischio (di Paul Schrader)

Terzo film in comune 

2. Lazzaro Felice (di Alice Rohrwacher)

Di questo film Scotto ha scritto che «trascende tutte le categorie e le convenzioni, per mostrare qualcosa sulla tragedia della vita moderna, qualcosa che sembra indicibilmente antico».

1. Il primo posto

Scott al primo posto ha scelto quattro documentari a pari merito perché sono «quattro documentari lirici e visionari che delineano un ritratto indelebile di cosa siano ora gli  Stati Uniti». Se sei Scott e lavori al NYT te lo puoi permettere. I quattro titolo in questione sono 

  • Monrovia, Indiana (di Frederick Wiseman)
  • Bisbee ’17 (di Robert Greene)
  • Hale County This Morning, This Evening (di RaMell Ross)
  • Minding the Gap (di Bing Liu)
https://youtu.be/etwjMcdvxx8

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