Irriverente, divertente, stuzzicante, esilarante. Due arti unite, le si sono fatte parlare. Un nuovo linguaggio nasce sul palco del teatro. Un bel gioco voce-corpo tra ritmo, parola e movimenti in libertà che dona concentrazione per non perdere passi del monologo declamato.

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Primo premio al Premio Millelire – Un corto per il teatro tenutosi a Roma dal 13 al 18 gennaio scorso, tanto da distinguersi dagli altri corti presentati. Tema centrale La cattiveria: quanto fa ridere!

Giulia Aiazzi e Elisa Romagnani, ospiti del Teatro Millelire dal 16 al 19 aprile con il loro spettacolo irriverente, I parenti di Averroè (Io non me ne intendo…però brave), si sono cimentate nella versione lunga. Scritto e diretto e interpretato dalle stesse, l’intento è di far subire la cattiveria al pubblico che assiste.

Unire il teatro con la danza non è di certo facile. Si mettono a confronto due arti, si fanno parlare. Lo spettacolo si permette una piccola e bonaria parodia rivolta all’incomprensibile concetto che lega queste due arti nel contesto contemporaneo. Performance che il pubblico comune non interpreta facilmente. E’ più incline a concentrarsi sull’attore. Chi danza, di solito, non viene capito.

I parenti di Averroè (Io non me ne intendo…però brave) è soprattutto stimolante per le menti, differenziandosi. Lo scopo, appunto, è la critica-presa in giro dedicata alla danza contemporanea che, in molti casi, viene disdegnata e non compresa. Accoppiare il linguaggio voce-corpo è stata intuizione.

E’ un messaggio chiave e sagace, si percepisce poesia e, a differenza dei 40 minuti ai quali si è presa parte, il corto sembrava essere più ritmico e danzante. Comprensibile perché pensato in occasione de Il premio Millelire.

 

L’idea di Giulia Aiazzi e Elisa Romagnani vuole proprio sottolineare che:

Il pubblico vorrebbe emozionarsi, ridere, annoiarsi o semplicemente assistere mentre invece si trova ad uscire dal teatro inesperto e ignorante, violentato da una presunta poetica dell’artista, chiedendosi di fatti se quest’ultima esista davvero o sia soltanto il malefico intento dell’autore di sfinire le meningi dei critici in cerca del significato perduto.

Giuli Aiazzi e Elisa Romagnani sono oltre. Il loro schema risulta assai complesso da comprendere ma può far breccia sul pubblico. L’ottima pièce di Teatro-Danza è il primo esperimento, comico, esilarante, pulito e originale, presentato dal Progetto Aliremote di Prato.

Un fischietto protagonista delimita inizio e fine di ogni frame. Giulia Aiazzi così versatile con la sua voce, incanta. Ritmo. E’ un piacere seguirla e ascoltarla. Il suono delle lingue straniere affascina, fino a giungere al ritmo della samba e le maracas, donando enfasi. Il finale è alquanto stravagante, un carillon, una ballerina giocattolo che, accesa, gira su se stessa accompagnata dalla voce registrata che sfuma. Si gioca con gli occhiali da sole e lo scambio tra chi recita, Giulia Aiazzi e chi danza, Elisa Romagnani, crea immagine statica.

Evocando immagini, mondi, sapori e orizzonti, dentro un recinto fatto di spago e parole, si indica uno spazio aperto. Il monologo è stato ripetuto ben 7 volte in chiave ironica e sempre diversa.

Sviluppato sul testo di Tamara, le città e i segni – Le città invisibili di Italo Calvino, unico idoneo per ciò che le artiste desideravano esprimere.

L’ottima relazione voce-corpo nasce così. Passi di danza sul ritmo delle parole, veloci, lente, ferme, bisbigliate e battenti sul monologo studiato appositamente sul ritmo della scrittura dell’autore scelto. Voce, esercizi che riscaldano la stessa, corpo, passi di danza vibrazionali e ondulatori. Un’apertura consona per legare il concetto al proseguo. Libertà del corpo.

Elisa Romagnani si esibisce come in bolla. Volteggia in modo delicato. Il suo mestiere lo conosce bene. Simula una bambola meccanica, disegna ghirigori in aria. Tiene alto il senso dell’insieme. Si prepara la scenografia in scena.

A noi piace pensarla in questo modo. I parenti di Averroè (Io non me ne intendo…però brave) merita davvero per quella perspicacia forte e ben delineata che Giulia Aiazzi e Elisa Romagnani hanno con intensità voluto esprimere. Nasceranno da qui molti progetti e ci auguriamo che questo linguaggio voce-corpo spicchi il volo e possa venire assimilato per proseguire la sua strada verso lidi precisi e soprattutto da un pubblico più maturo.

 

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