I signori della Guerra di Carlo Goldoni nell’arena del Rossetti di Trieste

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E’ la guerra uno dei fil rouge della nuova stagione del Politeama Rossetti di Trieste.

La nuova produzione dello Stabile del FVG è proprio “La guerra”, uno dei testi meno noti che Carlo Goldoni scrisse a metà del ‘700, che sarà in scena fino al 19 novembre con la regia del Direttore Franco Però e gli attori della compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia (Filippo Borghi, Federica De Benedittis, Ester Galazzi, Adriano Giraldi, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos) affiancati da un attore ospite (Mauro Malinverno) e dai giovani alfieri (Giulio Cancelli, Gilberto Innocenti, Stefano Pettenella).

Sempre sullo stesso tema, a seguire, anche l’adattamento teatrale del libro di Mauro Covacich, “Anomalie” a cura del nuovo Direttore Artistico del Teatro Stabile Sloveno Igor Pison.

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La guerra di Goldoni

Carlo Goldoni non ha scritto solo capolavori e questo testo ne è la dimostrazione.

Andata in scena per la prima volta a Venezia nel 1760 è l’autore stesso a raccontare le proprie avventure dell’anno di grazia 1733 durante il quale, assunto come segretario del residente della Serenissima a Crema, ebbe modo di assistere  all’assedio di Pizzighettone durato ben 12 giorni.

Non credo si dia spettacolo al mondo più bello, più vivo, più dilettevole di un armistizio. Il campo parea una cuccagna. Danze, giochi, gozzoviglie, tripudi.

Un infinito concorso di popolo, che vi accorrea da tutti i luoghi circonvicini.

Un ponte gettato sopra la breccia, per dove comunicavano gli inimici, divenuti amici per il momento.

Tutt’era in festa, tutt’era in gioia. lo ho dato una picciola idea di questo ameno spettacolo nella commedia intitolata La Guerra

(Prefazione al XII tomo del­l’ediz. Pasquali).

Nelle sue memorie Carlo Goldoni ammette anche di essersi ispirato alla battaglia di Parma, conosciuta come Battaglia di San Pietro, del 1734.

La trama è abbastanza semplice : due eserciti si contrappongono nel tentativo di conquistare un borgo.

Quello di don Sigismondo (Riccardo Maranzana) che assedia il borgo di don Egidio (Francesco Migliaccio) la cui figlia Florida (Federica De Benedittiis) è catturata e affidata al nobile alfiere don Faustino (Filippo Borghi).

Tra i due scoppia ben presto la scintilla dell’amore ma è un rapporto messo a dura prova dai loro rispettivi doveri : filiali nei confronti di un padre che sta dall’altra parte della barricata e di onore militare.

Per fortuna tutto è bene ciò che finisce bene, la pace successiva alla resa consentirà ai due giovani di convolare a nozze.

Chi sono i signori della guerra

Un signore della guerra è senza dubbio don Polidoro (Mauro Malinverno) che grazie al conflitto si arricchisce prestando soldi, ad interessi altissimi, ai soldati alla ricerca costante di emozioni forti che, quando non riescono ad viverle sul campo di battaglia, cercano sui tavoli da gioco, perdendo irrimediabilmente.

E si giustifica pure secondo il concetto che

“se non ci fossero malati non ci sarebbero dottori”,

come a dire che il male è inevitabile.

Purtroppo di signori della guerra di questo stampo ne è pieno il mondo ancora oggi, basti pensare a coloro che ridevano delle disgrazie di un terremoto, a quelli che alimentano l’odio tra le tribù in Africa, o quelli che, sulla bugia, hanno creato l’esigenza della prima guerra in Iraq.

Su questo possiamo rassegnarci, finché ci saranno due uomini, ci sarà guerra sulla Terra.

Ma signori della guerra sono anche quegli ufficiali, come don Sigismondo e don Egidio, che, pur appartenendo a due eserciti in guerra, non sono nemici dal punto di vista personale.

A don Egidio verrà infatti concesso, in assoluta libertà, di vedere sua figlia prima della battaglia campale in nome di un codice d’onore militare che non può essere in ogni caso calpestato.

Goldoni pone l’accento proprio sulla varietà umana che si può incontrare in un campo di battaglia, quella miscela di virtù e peccati, vizi, amori, ebbrezza, gioco, lussuria.

Ma su tutto ciò aleggia il senso assoluto della precarietà della vita umana scandito perfettamente dalle parole di Donna Aspasia (Ester Galazzi), figlia di don Polidoro :

Saranno morti in battaglia più di cento ufficiali che spasimavano per amor mio. Sulle prime mi dispiaceva la perdita di qualcheduno : ora tanta specie mi fa sentir dire “il tale è restato morto” come se mi dicessero che ha perduto al gioco.

Un campo di battaglia è roba da uomini ma sul palco della Sala Bartoli chi emerge per bravura sono sicuramente le donne : la già citata Ester Galazzi e Maria Grazia Plos (nel ruolo di venditrice di varie cose) che con una recitazione naturale e mai sopra le righe creano un’empatia naturale con il pubblico.

Eppure sono personaggi complessi perché donne in un mondo di uomini e femmine in un mondo di maschi.

Si destreggiano con una leggerezza mai banale tra soprusi e tentati corteggiamenti, rivendicano con le unghie, quando serve, la loro esistenza e la voglia di scegliere il proprio destino.

Purtroppo, a giudicare da come sta andando il mondo, lo spaccato che Carlo Goldoni ci offre è quanto mai attuale ma cerchiamo positività nelle ultime battute del testo:

auguriamo a tutti la pace [… ] preghiamo dal cielo la continuazione di quella tranquillità che è frutto di sapere, di prudenza e di perfetta moderazione.

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