“The Imitation Game”: Il cast racconta i personaggi del film

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di Redazione Cinema

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E’ tra i film più attesi di inizio 2015 e arriverà in sala proprio il primo giorno di gennaio. Gli attori ci presentano i loro personaggi di “The Imitation Game“.

Durante l’inverno del 1952, le autorità britanniche entrarono nella casa del matematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing (Benedict Cumberbatch) per indagare su una segnalazione di furto con scasso. Finirono invece per arrestare lo stesso Turing con l’accusa di “atti osceni”, incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Le autorità non sapevano che stavano arrestando il pioniere della moderna informatica. Noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti, ha avuto il merito di aver decifrato i codici indecifrabili della macchina tedesca Enigma durante la II Guerra Mondiale. Ritratto intenso e inquietante di un brillante e complesso uomo, THE IMITATION GAME mostra un genio che sotto una pressione angosciante ha contribuito a ridurre la durata della guerra e, quindi, a salvare milioni di vite. Diretto da Morten Tyldum sulla sceneggiatura di Graham Moore, il film è interpretato da Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Rory Kinnear, Allen Leech, Matthew Beard, Charles Dance e Mark Strong.

BENEDICT CUMBERBATCH parla di ALAN TURING:
Alan Turing era un uomo dalla personalità unica, intraprendente e disarmonica; estremamente efficiente, valido e premuroso, aveva una grande affinità con i bambini. Possedeva questa capacità illimitata di comunicare con la gente senza sentirsi confinato nei soliti luoghi comuni, quel tipo di interazione che ci si aspetta da un uomo sempre molto concentrato su qualcosa e un po’ timido. E’ stato sempre considerato un tipo strano, persino da sua madre che lo chiamava “an odd duck” (un tipo strambo). Era un uomo molto capace, arguto e attento alla salute e alla forma fisica – ha persino corso maratone a livello quasi olimpico e gareggiato in gare di fondo. Percorreva di corsa circa 20 km per andare a lavorare all’Università di Manchester da casa sua a Wilmslow. Ho parlato con persone che lo avevano conosciuto durante la sua permanenza a Manchester e tutti hanno detto quanto fosse straordinariamente gentile, educato e riservato. Evitava quasi sempre il contatto visivo diretto, ma quando non lo faceva, ti sentivi immerso in una personalità molto umana, incuriosita, spiritosa e piacevole. Dava l’idea di essere sempre altrove con i suoi pensieri, concentrato e chiuso nel suo mondo e nei suoi ragionamenti; faceva cose un po’ eccentriche ma in modo molto trasparente. Era un essere umano straordinario, un animo gentile e buono, leggermente goffo ma ostinatamente determinato, un uomo deciso e volitivo dotato di un talento eccezionale e di grandi capacità. La tragedia della sua vita non sta solo nel fatto che sia morto così giovane, ma che sia stato perseguitato per l’intolleranza nei confronti della sua sessualità di quel periodo storico.

KEIRA KNIGHTLEY parla di JOAN CLARKE:
Sembrava una storia molto importante da raccontare. E’ incredibile pensare che si può trascorrere sei anni della propria vita facendo qualcosa del genere e poi non parlarne mai più con nessuno. I decrittatori non erano autorizzati a parlarne nemmeno tra di loro. Alan e Joan erano grandi amici e ci fu un momento in cui lui pensò persino di potersi sposare con lei ed essere “normale” e forse avrebbe potuto funzionare tra loro grazie alla loro amicizia. La seconda Guerra Mondiale è stata vinta grazie al loro contributo. Io, quando devo contare, mi devo aiutare con le dita; ogni volta che ho provato a documentarmi sulle teorie matematiche nominate nel film, ho trascorso settimane intere cercando di capirci qualcosa ed ogni volta ho miseramente fallito. Sono un’attrice, non sono un matematico! 

MARK STRONG parla di STEWART MENZIES:
E’ un personaggio affascinante, il classico tipo che muovono le fila del gioco da dietro le quinte. Dopo aver studiato a Eton, era entrato a far parte delle Guardie (Guards) come Sottotenente, seguendo il classico percorso professionale che l’aveva portato a diventare il capo del MI6 nel 1939. Gli premeva molto che tutti gli sforzi per decrittare i codici avvenissero sotto l’egida del MI6 a Bletchley Park. Era responsabile delle decodificazioni durante la guerra e lavorò a stretto contatto con Alan Turing. Bletchley Park è una struttura di decrittazione estremamente segreta con migliaia di dipendenti; all’epoca i tedeschi avevano una macchina chiamata Enigma, che era un generatore casuale di lettere praticamente indecifrabile poiché milioni di opzioni per ciascuno dei codici veniva generato su base giornaliera. Ogni giorno venivano cambiati i codici così da essere sempre diversi da quelli del giorno precedente. I decrittatori sono un gruppo affascinante – il senso di cameratismo, le lotte, le amicizie. Nel raccontare una storia c’è sempre qualcosa che ha un risonanza maggiore. La necessità del dramma a volte esalta un po’ le cose, ma questo dà una panoramica dei rapporti che Turing aveva con le persone con cui lavorava.

RORY KINNEAR parla del DETECTIVE ROBERT NOCK:
Ciò che non mi piace proprio del recitare in film ambientati in questo periodo è il fumo, ma mi piacciono molto i costumi di Nock. Lui non èun tipo molto esigente o troppo curato, quindi mi sono calato abbastanza facilmente in questo contesto. Mi piace indossare le bretelle e il taglio dei pantaloni. Nock viene chiamato ad intervenire in una casa di Manchester per una irruzione dove trova Alan Turing che sta raccogliendo del cianuro dal pavimento. Turing gli chiede di non indagare sul furto e questo suscita l’interesse del giovane detective e da lì si svela tutto il segreto di Turing. Ti chiedi se la sua storia non sarebbe mai stata resa nota se non fosse stato arrestato per atti osceni e se lui non fosse venuto faccia a faccia con qualcuno desideroso di capire e scoprire la verità. Nock si ritrova ad affrontare una verità per la quale è totalmente impreparato e che lo lascerà senza parole.

CHARLES DANCE parla del COMANDANTE DENNISTON:
E’ fondamentalmente colui che dirigeva Bletchley Park, sebbene lo facesse piuttosto come se fosse un collegio trattando i decrittatori come dei cattivi ragazzi. Non comprendeva bene cosa stessero facendo e credo fosse piuttosto intimidito dalla capacità intellettuale di Alan Turing che era di gran lunga superiore alla sua. Quando Turing arriva a Bletchley per il colloquio, nonostante egli sia immensamente qualificato come matematico, viene preso istantaneamente in antipatia da Denniston. Un personaggio come Turing mette uno come Denniston sulla difensiva. Penso che si renda conto immediatamente che Turing è molto più intelligente di lui, ma in questo caso deve ammettere che è un uomo davvero molto più di questo. Allo stesso tempo però pensa che anche gli altri siano altrettanto intelligenti, non da ultimo Hugh Alexander, che egli nomina come capo dell’unità, annunciando piuttosto compiaciuto che ha vinto il campionato nazionale di scacchi della Gran Bretagna. Il suo rapporto con Turing è al contempo di avversione e attrazione e questo dà grande tensione al film.

ALLEN LEECH parla di JOHN CAIRNCROSS:
John è l’unica persona con la quale Alan Turing si confida un po’; il suo unico commento alla rivelazione della omosessualità di Alan è semplicemente: bene, lo sospettavo. Diventano amici e John non ha problemi con la sessualità di Alan ma gli consiglia di mantenere segreta la sua inclinazione. Il film è ambientato nel periodo in cui l’omosessualità era illegale e Alan rischiava di trovarsi nei guai sia a Bletchey Park sia con la legge. In seguito, quando l’idea di John di come fare per vincere la guerra non sarà condivisa dagli altri a Bletchley Park, si creerà molta tensione tra loro.

MATTHEW BEARD parla di PETER HILTON:
E’ il più giovane dei decrittatori del Hut 8 a Bletchley Park ed è entusiasta di essere circondato da tutte queste menti geniali. E’ uno studente di Oxford non ancora laureato e si sente estremamente eccitato dall’avere tutti questi incredibili personaggi intorno a lui. Il vero Peter ha detto che non ha mai più raggiunto un livello di eccitazione paragonabile a quello provato in quel periodo, ed ha trascorso il resto della sua vita a pensarci, parlarne e a scriverne. Entra a far parte del gruppo in modo curioso: da Bletchey Park erano andati nelle università alla ricerca di menti brillanti e volevano qualcuno che sapesse il tedesco e fosse bravo in matematica; Peter fu l’unico a presentarsi al colloquio! In verità non era bravo in tedesco ma lo ammisero comunque visto che era l’unico ad essersi presentato. Quegli anni lo hanno fatto diventare un matematico incredibile che ha scritto bellissimi libri fino alla sua morte che risale a pochi anni fa. “Studiavo inglese all’università ma ero sempre andato meglio nelle materie scientifiche a scuola e tornare a tutta quella matematica mi ha letteralmente ossessionato. Tutti noi siamo diventati degli incredibili nerd continuamente alla ricerca di aneddoti sui nostri personaggi. Il governo ha riunito persone molto eccentriche sotto lo stesso tetto e penso sempre a noi come uno strano gruppo di supereroi con questi poteri molto particolari che però indossano canotte e tweed!”

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