Il Cubo Magico racconta e contiene infinite storie

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Domenica 2 Marzo 2014 alle ore 16.30

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Centrale Preneste Teatro

Via Alberto da Giussano, 58 – Roma

Pandemonium Teatro

presenta

Il cubo magico

di Tiziano Manzini

con Walter Maconi e Yuri Plebani/Luca Giudici

Un nuovo appuntamento d’eccellenza per il Centrale Preneste Teatro e i suoi appuntamenti dedicati ai più giovani.

Il Cubo Magico è  presentato per noi de La Nouvelle Vague da Tiziano Manzini, autore e regista dello spettacolo.

  

Direttamente da Bergamo con uno spettacolo che ha girato il mondo vincendo numerosi premi, Il Cubo Magico racconta e contiene infinite storie. Come nasce l’idea di questo spettacolo?

Il CUBO MAGICO nasce dopo almeno 15 anni di utilizzo di semplici cubi di gomma piuma nel lavoro d’animazione (termine molto generico ma che utilizzo per sintesi) con i bambini.

Certo niente di nuovo. Già in IO ERO L’ALBERO TU IL CAVALLO, libro del 1978 di Franco Passatore, l’utilizzo di un oggetto semplice che viene trasformato dal gioco teatrale in mille possibili combinazioni, era diventato letteratura.

Però, una notte, sembra invenzione ma è la realtà, credo dopo una giornata di gioco sfrenato con i bambini (faticoso fisicamente dopo i 50! ma sempre coinvolgente) ho sognato lo spettacolo! Mi sono svegliato e, citando questa volta un film (Frankenstein Junior), ho pensato: “si può fare!”

Il resto è venuto a cascata proprio grazie al patrimonio accumulato in 15 anni di gioco e invenzioni di e con i bambini. Ed è stata una gran bella avventura riuscire a trasferire la pazza allegria di un gioco pensato per piccoli gruppi a una situazione di comunicazione più ampia, qual è lo spettacolo teatrale, mantenendo intatto il senso di divertimento.

Una delle reazioni che mi ha colpito di più, favorevolmente, è stato quando in Irlanda, durante una replica in un orario assurdo (almeno per noi) come le 14.00 vedere un pubblico difficile come quello degli adolescenti che si lasciava trascinare in un gioco apparentemente distante dal loro desiderio di “essere adulti”. Lo stesso direttore artistico del festival mi ha confidato l’entusiasmo, anche per lui inaspettato, di suo figlio quattordicenne. Insomma lo spettacolo non divertiva solo i bambini, non divertiva solo gli adulti che hanno voglia ancora di essere bambini, ma persino coloro che di solito proprio non “vogliono” più sentirsi bambini.

L’incontro di Uno e L’altro. Una storia umana e sociale che non ha mai fine possiamo dire. Cosa vorreste comunicare ai piccoli spettatori?

Nello spettacolo il rapporto fra i due protagonisti è contemporaneamente, almeno nelle mie intenzioni, pretesto per l’utilizzo “al cubo” dell’oggetto CUBO e rappresentazione di una visione del rapporto di conoscenza, d’amicizia fra due persone, pur con le inevitabili differenze di opinioni d’approccio alla vita.

Io spero che gli spettatori, grandi e piccoli, alla fine dello spettacolo possano essere più disponibili nei confronti degli altri; e che qualche piccola mia personale frecciatina sulla visione del mondo che qua e là lancio possa essere, anche solo in parte, condivisa.

Chi sono i Pandemoniun Teatro? E i protagonisti di questa avventura teatrale?

Per farla molto breve: Pandemonium Teatro sono quattro ormai ultracinquantenni che continuano quasi da 40 anni ininterrottamente a sognare di migliorare il mondo attraverso il teatro. E lo fanno pensando che ogni spettacolo sia un’esperienza unica e quindi nel loro percorso hanno accolto indifferentemente, ma sempre con la stessa passione,  le suggestioni delle storie di Bradbury (uno dei nostri numi tutelari per l’immaginario) e quelle di Tolstoj; sono passati per London e Conrad senza dimenticarsi il Bardo; hanno raccontato la vita di Tesla ma anche quella di Papa Giovanni XXIII; hanno affrontato i grandi temi civili della Shoah e della Resistenza;  hanno invento nuove storie per bambini senza dimenticarsi di rileggere in modo originale quelle classiche…

Gli attori  protagonisti del CUBO MAGICO invece sono tre giovani (si alternano a due in scena) che hanno condiviso con me la loro grande energia fisica e artistica per trasformare il mio sogno in una realtà stupenda e comunicativa. Grazie ancora a Walter Maconi, Luca Giudici, Yuri Plebani.

Perché  la scelta del “ cubo” piuttosto che la  rassicurante forma circolare di una sfera, ad esempio?

Perché il cubo? Semplice. Quando si parla di gioco simbolico subito arriva l’esempio del bastone che diventa per il bambino il cavallo. Beh, provate a giocare con 30 bambini con un bastone come oggetto simbolico: se riuscirete dopo un’ora a non avere bambini ammaccati allora potrei rinunciare ad usare i miei “cubotti”. Fuori di battuta: nel corso degli anni ho usato oggetti i più disparati e  il CUBO mi è sembrato quello più adatto e teatrale per lo spettacolo.

Ma proprio nei giorni il cui IL CUBO MAGICO sarà a Roma debutterò a Bologna con un nuovo spettacolo TUTTI AL MARE! che nasce da esperienze laboratoriali simili in cui l’oggetto di riferimento sono i teli di stoffa.

Cosa rappresenta il mondo teatro secondo voi e in cosa può essere unico per i giovani spettatori ai quali vi rivolgete?

La risposta in questo caso non può essere di compagnia ma necessariamente personale.

Il teatro (spettacolo, laboratori, narrazioni….) per me è stare con gli altri, comunicare, vivere.

Ed è proprio quel confine così labile, così sottile, anche pericoloso, fra finzione e realtà che rende così affascinante il fare teatro: ogni volta ti butti su questo filo senza rete di protezione e lo devi attraversare, pronto a riattraversarlo, ogni giorno.

E attraversarlo con giovani spettatori al tuo fianco è ancora più pericoloso perché loro non hanno convenzioni da rispettare. Sentono se hai paura e non sono disposti a perdonarti niente.

Se fingi di stare con loro lo sentono, soffrono, e subito ti buttano giù dal filo.

Però se davvero stai rischiando per loro sanno anche ricompensarti come nessun adulto potrebbe mai fare: con la verità di una parola, di un sorriso, di un pianto, di un abbraccio oppure di un ricordo a distanza di anni.

Anche loro amano il teatro (almeno quello in cui l’attore è davvero lì “per loro”) perché è un luogo dove anche i bambini possono vivere emozioni “pericolose”.

Grazie e buon lavoro!

 

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