A cinque anni dalla rappresentazione de “Il padre” sullo stesso palco de Il Rossetti di Trieste, Piero Maccarinelli torna a curare la regia di una pièce Zelleriana, “Il figlio”, in scena al Politeama ancora stasera. Alla piece, che fa parte di una trilogia, danno corpo Cesare Bocci, Galatea Ranzi e Giulio Pranno. Cui si aggiungono Marta Gastini, Riccardo Floris e Manuel Di Martino.

Se si è già frequentato Zeller in precedenza si sa quanto relazionarsi con le sue opere non sia semplicissimo ed emotivamente una ‘passeggiata di salute’.

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Ecco, Il Figlio è una dimostrazione di ciò, un ritratto dell’adolescenza dolorosamente necessario per prestare attenzione a chi abbiamo accanto. 

Pochi drammaturghi riescono come Florian Zeller a indagare le dinamiche psicologiche nelle trame familiari, con una Prosa cruda ma raffinata.

Se al centro de Il Padre c’era la difficoltà di rapportarsi con una malattia come l’Alzheimer, né Il figlio la vicenda ruota attorno a un figlio che manifesta sintomi depressivi.

Un testo toccante che, pur non essendo di recentissima stesura, risulta di inaspettata e struggente attualità data la sempre maggiore sofferenza che attanaglia i nostri e le nostre giovani.

Molti e molte sono i ragazzi e le ragazze che potrebbero riconoscersi nel mal d’anima di Nicola (Pranno).

Un incredibile Pranno vive e incarna il tormento di una vita sempre più pesante, più difficile che per tutti gli altri, la voglia di non lottare più. Mentre gli altri gli ripetono solo una parola: resistere.

Case diverse, una stessa incomunicabilità

Due case diverse, quella di Anna (la madre, Ranzi) e quella di Sofia ( Gastini, la nuova compagna del padre Piero e madre del fratellastro Sasha). 

Uno stesso piano di incomunicabilità familiare, reso anche scenograficamente da uno stesso spazio diviso a metà e su cui si alterna una stessa vita.

Come il cuore di Nicola, che cerca di farsi ascoltare dai genitori, presi dalla separazione e dal lavoro, fino a un punto di rottura: Nicola non frequenta da tre mesi il Liceo.

È l’anno della Maturità, quindi un anno importante, e la madre si rivolge al padre non sapendo più come trattare con il figlio.

Figlio che vuole andare a vivere nella casa paterna, nonostante la nuova situazione sentimentale di quest’ultimo. 

Ciò accade, ma servirà a cambiare le cose? A migliorare la situazione? A riportare la serenità nell’esistenza di Nicola?

Accanto a Pranno, due attori di rara intensità e sensibilità, Galatea Ranzi e Cesare Bocci, alle prese con una situazione familiare purtroppo diffusa (separazioni e nuovi nuclei familiari in divenire) ma anche con scelte che nessun genitore vorrebbe essere costretto a prendere.

E se la scelta giusta fosse la più dolorosa?
Lievemente impostati e mancanti di una certa spontaneità, i due interpreti riescono però a raggiungere il cuore degli spettatori: con i loro tentativi di comprendere e aiutare il figlio, fornendogli nuove prospettive nonostante il carico di pressioni e aspettative di cui più di qualche figlio o figlia viene caricato.

Si può in conclusione dire che la prima sia stata accolta in modo decisamente positivo, un successo di questa prima replica triestina è infatti dimostrato dal lungo, lunghissimo applauso tributato dal pubblico alle e agli interpreti.

Il figlio, The Son

Se il Figlio, candidato a sei premi Molière e successo teatrale a Londra e New York, non vi fosse familiare, forse lo è di più “The Son”.

Film proprio di Zeller con Hugh Jackman, presentato a Venezia lo scorso Settembre e di recente uscita nelle sale cinematografiche Italiane.

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