“Da Lumiére al ditigal turn”

Le Arti, prima dalla comparsa del cinema, erano sei (Architettura, Musica, Pittura, Scultura, Poesia, Danza). Certamente assai più antiche, e storiche. Con la nascita della cinematografia viene istituita “la settima arte” dal critico Ricciotto Canudo, il quale prevedeva che tale forma potesse unire l’estensione dello spazio e la dimensione del tempo. La denominazione, in maniera semplice, fu scelta in quanto ultima arte ad essere creata.

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Il presente libro offre al lettore quell’insieme di norme e regole per le quali un regista riesce a narrare le sue storie e a tramandarle allo spettatore. Allo stesso tempo il linguaggio cinematografico, permette al regista e a tutti coloro che concorrono alla buona riuscita della pellicola, di costruire inquadrature in rapporto organico tra loro, così da incamerare un punto di vista articolato e ricco di sfumature.

Studiando questo linguaggio, consolidatosi negli anni trenta e quaranta in America, i lettori impareranno da un lato a “leggere” con maggiore cognizione le strutture di un film, dall’altro a comprendere le scelte di messa in scena e di ripresa.

L’autrice

L’autrice nella prefazione scrive “Sono certa che tutti sappiano cosa si intende per Settima Arte. Per chi invece non lo sapesse svelerò che si tratta del Cinema. Certo, inizialmente il Cinema non aveva finalità artistiche né un suo specifico codice, ma nel corso del Novecento, la sua struttura si è andata articolando nella pienezza dei suoi mezzi linguistici e comunicativi rientrando così di diritto tra le creazioni dell’Arte.

Questo breve testo è soprattutto per chi, come me, ha scelto quel percorso universitario che all’interno comprende la Storia del Cinema, creando una specie di “Bignami” che gli faciliti (piacevolmente) lo studio ai fini dell’esame”.

E proprio da questo punto di partenza, pagina dopo pagina, ci si accosta all’ABC del dizionario cinematografico.

Dalla tecnica all’analisi delle voci fondamentali della grammatica filmica, del montaggio e della costruzione del racconto fino ai più moderni tecnicismi, fornendo un’utilità non solo a chi vuole imparare a narrare al meglio visivamente, ma soprattutto agli studenti e più in generale agli appassionati di cinema, quali siano gli idonei strumenti per approfondire la personale ampiezza di segmentare un film in maniera tecnica, e non solo estetica.

Il complesso di norme che regolano l’esercizio pratico e strumentale di un’arte (qualunque essa sia) è importante quanto la sua storia (qui rappresentata anche da precise schede filmografiche inerenti ad alcuni capolavori internazionali).

Francesca Camponero, giornalista, critico di danza e di teatro. Nata a Genova, nel 2001 si diploma in “regia teatrale” presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio d’Amico a Roma.

Dal 2005 al 2013 opera in qualità di critico presso il quotidiano “Il Giornale” e collabora con alcuni noti periodici dello spettacolo.

Attualmente è inviata di “Arts’life” e collabora con la rivista musicale “L’Invito” diretta da Roberto Iovino.

Docente a contratto presso l’Università di Genova – DAMS, Polo Imperia (dal 2007 al 2009). Con la sua drammaturgia teatrale “Tilly” vince il premio al Miglior Monologo alla terza edizione del Premio Passione Drammaturgia (2013).

Con il suo libro “Incontri – davanti e dietro le quinte” vince il Premio Nazionale di Letteratura La mia storia (2105). Sul cinema ha scritto altri due libri: “Cinema e danza che passione!” e “Marilyn, tout court”.

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