Sfortunatamente soltanto per il 22 ottobre, al Rossetti è arrivato uno degli storyteller sportivi più amati dal pubblico in uno spettacolo dinamico ma profondo

Qualcuno lo conosce come il pugile che “vola come una farfalla e punge come un’ape”, qualcun altro col nome di battesimo di Cassius Marcellus Clay. Tutti però tremano al nome della leggenda americana della boxe, Muhammed Alì. Tra le innumerevoli imprese dell’atleta, Federico Buffa, accattivante giornalista e telecronista sportivo, ha portato a teatro l’epico match tra Alì e l’americano George Foreman.

- Advertisement -

Un match tenutosi nel 1974 in un luogo molto particolare, a Kinshasa, capitale dello Zaire, attuale Congo. Si parla di sport ma soprattutto della rivoluzione sociale che imperversava in quegli anni, di valori morali e diritti civili. Buffa racconta con ironia e sebbene con grande sensibilità i risvolti più oscuri della storia dell’umanità, come la guerra in Vietnam.

Il ritmo dinamico con cui narra, tipico del commentatore sportivo, potrebbe non convincere qualcuno nella sua resa teatrale. Tuttavia si sposa perfettamente con la natura dello spettacolo.

Buffa non teme neanche di lanciarsi in momenti canori piuttosto ridotti ma molto emozionanti. Infatti con l’aiuto di due talentuosi musicisti, Alessandro Nidi al pianoforte e Sebastiano Nidi alle percussioni, si crea un’atmosfera travolgente.

Il suono delle percussioni porta sul palco l’anima africana che va a contrapporsi alla melodia del pianoforte. Viene così rappresentato il legame tra due culture diverse tra loro e tuttavia unite sotto l’unica razza esistente, quella umana. È un inno agli emarginati, a coloro che lottarono contro governi opprimenti nel passato e a coloro che continuano a farlo tutt’oggi.

Nelle esibizioni degli artisti scaturiscono la bellezza di luoghi esotici come Kinshasa e la ricchezza d’animo di leggende come Alì.

Inoltre una nota di merito va anche alla scenografia, essenziale e sorprendente, che cambia davanti agli occhi degli spettatori. Lo spettacolo infine termina con un emozionante crescendo. Finale degno di quell’epoca rivoluzionaria e di un uomo che, a detta di Buffa,

“non ha avuto paura di morire perchè non ha avuto paura di vivere”.

- Advertisement -

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.