Il libro pubblicato da Cordero Editore (Genova, collana Scarlatta) conta 97 pagine arricchite da un inserto fotografico di ben 35 pagine dei vari artisti e delle lettere che Mario Porcile aveva loro mandato complimentandosi. Numerose foto ritraggono l’autrice, Francesca Camponero, con gli artisti ed altre sono cimeli in quanto autografate in originale. Alcune immagini fanno parte dell’Archivio Fotografico del Teatro Carlo Felice di Genova (foto di copertina a cura di Christophe Ferrari).

L’autrice Francesca Camponero incontrerà il pubblico, a Genova, per la presentazione ufficiale del libro Venerdì 23 giugno alle ore 11 presso l’Auditorium E. Montale in Galleria Cardinal Siri (una sala capace di 200 posti, fornita di palcoscenico e spazioso foyer nel complesso del Teatro Carlo Felice). Presenzieranno i danzatori Lia Musarra, Maurizio Tamellini, Sabrina Brazzo ed Andrea Volpintesta.

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Stelle della danza sotto il cielo di Nervi di Francesca CamponeroIl Festival Internazionale del Balletto di Nervi di Genova è stata la prima manifestazione interamente dedicata alla danza nata in Italia nel dopoguerra. Promotore e creatore del Festival fu Mario Porcile che per allestire gli spettacoli scelse l’ampia area dei parchi di Nervi, dove si svolse il primo festival dall’8 luglio all’8 agosto del 1955.

Da allora, sino al 2004, la manifestazione ha avuto 34 edizioni. Il Festival Internazionale del Balletto di Nervi è stato il più importante festival di danza di tutti i tempi e ha ospitato le più grandi compagnie internazionali con le più grandi étoile del balletto.

Il presente libro è un viaggio all’interno del favoloso mondo di questo Festival che si compie attraverso le testimonianze di coloro che hanno vissuto il suo splendore.

A raccontare le proprie esperienze sono i danzatori che hanno preso parte alle varie edizioni del festival, ma non solo, che con affetto e un po’ di nostalgia hanno voluto assieme all’autrice ricordare la magnificenza della manifestazione con l’intento di mantenere viva la memoria di quanto è stato in grado di fare Mario Porcile, che oltre ad essere a capo della complessa macchina organizzativa, era abile nel creare un’atmosfera in cui era piacevole stare e ritornare.

Un impresario di grande personalità e cultura, stimato da tutti, attivo in un’epoca favorevole alla costruzione di nuove forme spettacolari di valore. Un’epoca di cui è importante parlare ancora perché, ricordiamo, il presente si spiega con la storia.

Francesca Camponero

L’autrice Francesca Camponero nasce a Genova, dove in tenera età inizia gli studi di danza presso l’Accademia di Danza Classica di Genova diretta da Mario Porcile, si appassiona a questa disciplina e intraprende la carriera come ballerina di corpo di ballo in diversi teatri dell’opera italiani.

La sua passione per il teatro in generale, fa sì che nel percorso di formazione, allo studio della danza aggiunge quello della recitazione. Terminata la carriera di ballerina classica completa i suoi studi in “regia teatrale” presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma.

La sua esperienza e competenza in questi due settori, la porta a “Il Giornale” dove da subito ottiene la carica di critico di danza e prosa alla redazione di Genova.

Giornalista iscritta all’albo da anni oltre che con “Il Giornale” collabora, sempre in qualità di critico, con il mensile dello spettacolo “Sipario”, i periodici a diffusione nazionale di danza “Tutto Danza” ed “Expression Dange Magazine”, il mensile di economia “Imprenditori” (di cui cura la pagina Culturale).

Nel contempo è ufficio stampa di numerose manifestazioni culturali italiane inerenti al teatro e alla danza e di grandi artisti del mondo della danza quali Vladimir Derevianko, Marco Pierin, Alex Atzewi.

Da anni è invitata come componente di giuria in prestigiosi concorsi internazionali di teatro e di danza sia in Italia che all’estero. Docente corsi di laurea (teatro danza) all’Università di Genova – DAMS, Polo Imperia.

Il suo monologo “Tilly”, prima opera drammaturgica, vince contemporaneamente tre premi: Premio al Miglior Monologo – III edizione di Passione Teatro, Premio Aktoris – I edizione, organizzato dalla casa editrice GDS, e Premio Nuovi Autori Italiani 2013, indetto da Sipario. Autrice di diversi libri, tra cui “Un tavolo per quattro” e “Incontri (davanti e dietro le quinte)”.

Cordero Editore

Cordero Editore è una casa editrice indipendente. Sullo sfondo di un indirizzo generalista, ha però una sua specificità con la collana storica “Cognitio Temporibus” che risulta essere di altissimo profilo grazie anche alla collaborazione con enti di ricerca paleontologici ed archeologici europei e con esperti di storia in tutto il globo. Non meno importanti sono le collane che trattano attualità e problematiche sociali.

Il tutto in edizioni simultanee cartacee e digitali poiché la Cordero Editore punta principalmente sulle nuove tecnologie non trascurando, però, l’editoria tradizionale. Nell’ottica di una implementazione dell’attività, la Cordero Editore edita testate giornalistiche on-line (regolarmente registrate presso il tribunale di Genova) e siti di informazione a carattere generale. Avvalendosi della collaborazione con realtà foto-giornalistiche nazionali, Cordero Editore è in grado di proporre materiale multimediale per l’informazione realizzato con le più moderne attrezzature da ripresa.

Carissima Francesca come e quando nasce l’idea di “Stelle della danza sotto il cielo di Nervi”?

In realtà l’idea non è venuta a me, ma al curatore di INFORMA DANZA Alberto Soave, con cui collaboro dal luglio scorso, il quale dopo che ogni martedì sul portale faceva uscire un mio articolo che riportava al glorioso festival ideato da Mario Porcile mi ha detto: “Da questa raccolta di articoli che ne dici di trarne un libro?” e così è stato.

Come si dipana la narrazione di uno tra i più importanti e celebri festival di danza?

Diciamo che mentre gli articoli usciti su INFORMADANZA non avevano una consequenzialità temporale, nel libro ho cercato invece di dargliela, quindi si parte da quando Mario Porcile ha avuto l’idea del festival e poi cronologicamente seguono le interviste dei vari artisti che ne hanno preso parte nelle varie edizioni.

Un tuo ricordo personale del Festival e soprattutto del suo patron, Mario Porcile?

I miei ricordi del festival di Nervi sono tantissimi e tutti bellissimi ed emozionanti anche perché dal 1964 non me ne sono persa uno! Di quelle sere ricordo in particolare una cosa: mia madre, che durante l’intervallo partiva in quarta per chiedere gli autografi ai vari artisti e, con una sfacciataggine unica, si presentava nei camerini con carta e penna.

Per fortuna sono sempre stati tutti gentilissimi con lei e con me piccina, quindi adesso sono in possesso di un bel libro che racchiude tutte le preziosissime firme di Carla Fracci, Yvette Chauviré, Milorad Miskovitch e via dicendo. Di Mario Porcile ho il ricordo che hanno tutti: era un gran signore, che amava la danza più di sé stesso, per questo le ha dedicato tutta la sua vita.

Cosa rammenti del tuo primissimo incontro con Porcile?

Il primo incontro con Porcile è stato alla sua Scuola di Genova. Io infatti sono stata una delle sue prime allieve. Non ero una bambina facile e alla prima lezione mi sono messa a piangere tanto che la maestra, la signora Maria Molina, è dovuta uscire a cercare mia madre.

Il Dott. Porcile non era tutti i giorni presente in Scuola, ma quando veniva era una festa per ognuno di noi. Con la sua eleganza e gentilezza rapiva i presenti. Tutte le mamme erano ammaliate da lui, la mia compresa. Lo guardavo dal basso e capivo di stare davanti ad un uomo unico.

Tante celebrità e ballerini in erba poi diventati celebri sono stati ospiti a Nervi. Quale valore aggiunto ha dato, il festival, alla nobile arte della danza intesa come tramite di promozione e divulgazione?

Direi che è stato proprio grazie al festival di Nervi che la grande danza è arrivata in Italia.

Certo qui avevamo il Balletto della Scala che ha sempre portato alto il nome della danza italiana, ma se non ci fosse stato Porcile con il suo festival nessuno, a quei tempi, avrebbe avuto l’opportunità di conoscere il teatro danza di Joss che per primo portò Pina Bausch a Genova, né i grandi artisti del Bolchoi, né il Balletto del XX Secolo di Bejart, né il Balletto Nacional de Cuba, né l’American Ballet Theatre, né la danza spagnola di Antonio Gades e così via.

La danza del Festival di Nervi ha tante storie da raccontare, quali aspetti hai maggiormente evidenziato nel testo?

Ho lasciato che gli artisti ancora viventi che hanno preso parte alle varie edizioni del festival parlassero per me e quando ho menzionato qualcuno che non c’è più è stata la voce di Porcile e di quanto mi raccontava che ha evidenziato quanto c’era da mettere in luce di loro.

A quale pubblico e lettore è rivolta la pubblicazione?

Spero che la storia della danza, perché il festival di Nervi è senz’altro la storia della danza, sia di interesse di tutti coloro che seguono quest’arte e disciplina. Poi ci sono i genovesi, che dovrebbero essere ben contenti di ricordare attraverso queste pagine ben cinquant’anni di gloria della nostra città.

Sicuramente questo “omaggio in parole” è un modo per accostarsi alla più sublime delle arti nell’affascinante microcosmo della danza. Quanto è importante educare i giovani al “teatro e soprattutto ad una memoria storica”?

I giovani sono quelli che più di tutti hanno bisogno di sapere quanto è stato fatto fino ad ora. La storia è quella che ci ha formati per essere come siamo.

Chi oggi studia danza è anche grazie a quello che è stato fatto in precedenza, vedi il caso degli stage. Ora pullulano, ma nel 1980 il primo stage internazionale è stato un fatto unico, creato proprio per il festival di Nervi da Mario Porcile.

Quella fu la prima volta che noi ragazzi abbiamo avuto occasione di prendere lezioni da docenti di fama internazionale. Non mi sembra cosa da poco!

Tu hai conosciuto e vissuto il festival in prima persona. Da cosa ha dipeso il grande successo riscontrato, a livello internazionale, per tanti anni?

L’altissima qualità degli spettacoli e degli artisti che ne prendevano parte. Questa è stata la carta vincente del festival.

Secondo il tuo autorevole parere, cara Francesca, la danza intesa come formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale, cosa rappresenta e come si pone nel panorama attuale?

Il mio parere più che autorevole (sei carino a dirmi questo), è semplicemente schietto e sincero e dice questo: la danza come ogni disciplina è assolutamente importante a livello formativo, perché se fatta con impegno e dedizione non può che forgiare anima e corpo.

Certo non tutti i ragazzi e ragazze che intraprendono gli studi della danza lo fanno con obiettivi professionali e quindi non solo non per tutti ci sono gli stessi risultati, ma essenzialmente non per tutti la danza rappresenta la stessa cosa.

Il panorama attuale è vasto, buono da un lato e cattivo dall’altro, vale a dire che oggi ci sono maggiori opportunità per i giovani di studiare e mettersi in mostra, d’altro canto spesso le vetrine che vengono offerte non sono di qualità e qualcuno può facilmente perdere il senso del reale.

L’ispirazione per la scrittura del presente volume è frutto solo della tua esperienza e degli intervistati oppure si avvale anche di una ricerca nelle dichiarazioni e nei ritagli dell’epoca?

Dentro il volume non ci sono solo interviste o mie esperienze personali, con l’editore abbiamo pensato che fosse bene dare anche un taglio saggistico al libro, pertanto all’interno vi sono anche pagine più prettamente storiche soprattutto riguardo personaggi che non potevano mancare all’appello, come Kurt Joss, Serge Lifar, Serge Lido e naturalmente Rudolf Nureyev.

Una storia di “cultura e di costume sociale” legata alla Liguria, a Nervi e naturalmente all’Italia… sarebbe bello pensare ad una trasposizione televisiva?

Questo sarebbe un sogno davvero!

Da dove nasce la tua passione per la danza trasformatasi poi in professione come critico di danza e giornalista tersicorea?

La passione per la danza era più in mia madre che in me quando a quattro anni mi condusse alla Scuola di Porcile. Io mi innamorai della danza in adolescenza e non la mollai più. Sono diventata una giornalista di danza perché non sono mai stata un’eccellente ballerina, per questo forse mi sono ritrovata a fare “il critico”.

Secondo il tuo giudizio da autrice, qual è il punto di forza del presente volume?

Il punto di forza a mio avviso è riportare alla memoria uno splendido periodo storico in cui la danza è stata la grande protagonista. E far notare che tutto quello che è stato è avvenuto per la forte volontà di un uomo che con la sua cultura e preparazione è riuscito a portare a Genova una manifestazione internazionale che anche oggi non ha eguali.

Nelle varie interviste ai personaggi che hanno reso grande il festival qual è il filo che accomuna tutti loro?

La gioia di aver partecipato ad una manifestazione di così alto profilo e di aver conosciuto Mario Porcile, che ha lasciato un importante ricordo in ognuno di loro.

Come hai scelto i personaggi da inserire in queste pagine?

A parte qualcuno che ho convocato io, sono loro che si sono offerti di darmi le loro testimonianze, quando su INFORMADANZA è uscita la pagina del martedì dedicata al Festival.

Che valenza e obiettivo ti sei preposta Francesca con tale pubblicazione?

Nessuno se non quello di tener vivo un bellissimo ricordo per me e spero anche per chi leggerà.

Chi fa cultura e si nutre di cultura, come nel nostro caso anche spassionatamente, credi sia un valore aggiunto in cima alla scala etica rispetto agli altri?

Certamente, per questo mi sento una privilegiata, anche se nel mio caso tutto ciò, a livello economico, paga poco.

Possiamo affermare che questo libro funge anche da lezione di “Storia della danza e del Balletto” per i giovani danzatori e allievi del domani?

Spero davvero di sì, io ce l’ho messa tutta per fare qualcosa di interessante e al contempo non pesante e divertente.

Nella celebre scuola fondata da Porcile con Ugo Dall’Ara (primo ballerino ed étoile del Corpo di Ballo della Scala di Milano) sono passati il fior fiore dei nomi della danza internazionale, da Paolo Bortoluzzi a Vittorio Biagi, da Mimmo Del Prete a Gildo Cassani e ancora Paola Cantalupo, Lia Musarra, Laura Costa. Che ricordi conservi di quell’istituzione?

Dolcissimi ricordi d’infanza… io era in classe con Laura Costa e Lia Musarra e già da allora si vedeva quanto queste mie due compagne avessero particolare attitudine per la danza rispetto a tutte le altre. Ricordo che quando Laura andò via da Genova per iniziare la Scuola di ballo della Scala io ne soffrii molto, perché con lei se ne andava a Milano una parte di me. Ora per fortuna ci siamo ritrovate.

Nascerà mai all’orizzonte un nuovo Mario Porcile?

Mi spiace dirlo, ma non credo proprio. Personaggi come lui non esistono più, i manager di oggi non hanno né la sua preparazione culturale, né il suo charme, e questo non solo nel mondo della danza.

Quanto fu determinante la scelta di Porcile nell’invitare Serge Lido come fotografo ufficiale del Festival?

Indubbiamente fu un valore aggiunto, se si pensa quanto Serge Lido sia stato in grado di rendere al meglio gli attimi “clou” dei vari balletti di allora per non parlare dei divertenti fuori scena degli artisti ospiti.

Nella serata di Gala del Festival nell’anno 1981 eri presente anche tu con l’assoluta bellezza tersicorea di Vladimir Vasiliev ed Ekaterina Maximova, Nureyev e Fontaine, Miscovitch e Chauviré. Quali emozioni rivivi pensando a quegli istanti?

Sì nella serata del defilée finale del secondo Stage Internazionale del Festival del 1981 ero anch’io su quel fantastico palco dove avevano posato i piedi alcuni grandi della danza e fu un’emozione indescrivibile. Ricordo che ero in prima fila sulla sinistra del palco e quando fu il momento della piroette vidi distintamente le mie stille di sudore volare sul grosso riflettore a lato. Mi chiesi se il pubblico aveva fatto caso a questo, era stata la grande emozione a farmi quell’effetto… ma andò tutto benissimo!

Mario Porcile viene ricordato come uno tra i migliori organizzatori ed impresari e per aver scoperto splendidi artisti quali Maurice Béjart, Louis Falco, John Butler, Glenn Tetley, Arthur Mitchell, contribuendo alla notorietà di danzatori nazionali ed internazionali come l’étoile e musa Carla Fracci. Si direbbe un autentico “talent scout”?

Assolutamente sì è stato il primo grande “talent scout” del balletto, altro che certi personaggi dei giorni nostri!

Potrebbe ancora rinascere il Festival di Nervi tenendo conto dei tempi cambiati, in un triste momento dove i Corpi di Ballo dei grandi Enti Lirici vengono smantellati?

Non ci sono soldi perché una manifestazione di alto livello come quella di Nervi si possa ripetere. Purtroppo gli anni passati c’era ancora chi credeva nel valore della cultura, e non solo a parole, ma con i fatti. Grandi mecenati hanno aiutato Porcile nella sua impresa, oggi è difficile stimolare chiunque a stanziare soldi per la danza, quando, come giustamente ricordi tu, addirittura i grandi corpi di balli degli enti lirici vengono soppressi.

La Danza e il Balletto rimangono sempre la “Cenerentola” delle Arti?

Al momento ancora sì, malgrado gli sforzi di qualcuno come Roberto Bolle che col suo “Bolle and friends”, smuove sì molto pubblico, ma prevalentemente quello innamorato di lui e della sua prestanza fisica.

Per concludere qual è stato l’insegnamento più bello che hai ricevuto da Mario Porcile e dalla sua meravigliosa “creatura”?

Di amare il bello!

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