Giorgio Montanini: porto sul palco le mie miserie

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Da un comico ci si aspetterebbe una biografia comica. E invece no.
Tutta la mia trafila sarà didascalica e noiosa, come giustamente dev’essere una biografia.

Così inizia la presentazione di Giorgio Montanini sul sito della RAI. Non poteva certo essere banale il fenomeno televisivo del momento dopo l’enorme successo della trasmissione Nemico Pubblico.

L’abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare cosa si cela dietro quella faccia duro.

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Com’è l’uomo Montanini e il “personaggio” Montanini: quanto l’uno influenza l’altro?

Il comico (monologhista), a differenza dell’ attore di prosa, porta sul palco il proprio punto di vista. L’attore di prosa, quando non è autore,  porta sul palco il punto di vista di altri.

Quindi quando salgo sul palco, altro non faccio che portare le mie esperienze, il mio vissuto, le mie miserie e il mio punto di vista sulla realtà.

Da comico, utilizzo gli strumenti che la comicità mette a disposizione per veicolarli, come il paradosso  – l’iperbole – l’inversione ecc ecc.

Senza gli strumenti messi a disposizione dalla comicità, i miei monologhi sarebbero solo verbosi.

L’ abbiamo conosciuta come componente del gruppo di Satiriasi Stand Up Comedy, ora invece calca il palcoscenico da “solista”: rimpiange quel periodo?

Ero solista anche prima in verità.

Satiriasi era un luogo non luogo nel quale i comici provavano pezzi nuovi.

La differenza che c’era con tutti gli altri “laboratori”, era che nel nostro si sperimentava una comicità nuova per l’Italia.

Quindi eravamo accomunati da un progetto, oltre che da un desiderio artistico.

Non lo rimpiango perché c’è stata un’evoluzione, se lo rimpiangessi certificherei un fallimento che invece non c’è stato.

Come si sente ad essere unico protagonista e anche unico responsabile del suo successo o eventuale insuccesso?

Sinceramente non riesco a concepire un comico che possa dipendere da altri.

Il comico, proprio per le cose dette sopra, non può che essere l’unico responsabile di un successo o di un fallimento.

In sintesi, non credo ci siano altre alternative.

Ormai è un volto noto anche del piccolo schermo grazie alla trasmissione di Rai Tre, Nemico Pubblico. Preferisce la TV o il contatto diretto con il pubblico?

La Tv è un mezzo attraverso il quale è possibile raggiungere una quantità immensa di persone rispetto al live.

Le persone che si raggiungono attraverso la Tv però, non fanno una scelta consapevole, almeno non tutte.

Il pubblico dei live invece, anche se molto meno numeroso, ti sceglie.

La Tv è utile per farsi conoscere, il live è l’essenza del mio lavoro.

Chi pensa che sia il suo pubblico? E chi pensa che siano i suoi detrattori?

Immagino che il mio pubblico sia formato da persone che trovano un’affinità con quello che dico e come lo dico.

Non si tratta di piena condivisione, per carità, ma c’è una forte empatia.

La frase più bella che mi sento dire dopo uno spettacolo è “adesso che ti conosco, mi sento meno solo”.

Ecco, credo che il mio pubblico, come me, abbia bisogno di sentirsi un po’ meno solo con i propri pensieri.

Per quanto riguarda i detrattori, sono di tutti i tipi.

Quelli più incalliti, sono quelli che vengono dalla comicità banale e reazionaria.

Quella comicità che ha imperato per trent’anni in Italia e ha distrutto totalmente lo spirito critico.

La gente, da Drive In  fino a Made in Sud e passando per Colorado, ha riso meccanicamente a delle bassezze senza fine.

La gente per troppi anni non si è mai chiesta “perché sto ridendo?

Chi proviene dall’esperienza fallimentare di quella comicità, ormai al capolinea, vede in me il nemico.

Lo trovo umano.

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