Finalista al concorso canoro più importante d’Italia, Aba, all’anagrafe Chiara Gallana, si è fatta notare ad X Factor 2013 per la voce calda e potente e una forte presenza scenica.

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Oggi è venuta a trovarci in redazione la giovane cantante Chiara Gallana, in arte Aba, per parlarci del suo disco Oxygen, uscito il 14 luglio, e dei suoi progetti per il futuro.

Prima di tutto le domande di rito, come è nato il nome Aba e quando hai sviluppato la tua passione per la musica?

Per il nome devo ringraziare Elio anche se bisogna fare una premessa. Io mi chiamo Chiara Gallana ed ho partecipato all’edizione 2013 di X Factor. L’anno prima vinse Chiara Galiazzo quindi dovevo cambiare nome in modo che non fosse confuso con lei.

Mentre stavamo cercando qualche nome adatto, Elio ha aperto l’elenco dei nomi in ordine alfabetico, Aba era il primo della lista ed ecco come ho trovato il mio nome d’arte. Ancora oggi continuo ad adorare Elio anche per questo episodio.

Per quanto riguarda la passione per la musica, devo ammettere che non ho un ricordo di quando è nata. Per quanto ne so ce l’ho sempre avuta, ho anche fatto i provini per lo Zecchino d’Oro quando ero più piccola ma, essendo troppo timida, alla fine non se ne è fatto più nulla.

Oltre al canto, hai anche provato a suonare qualche strumento?

Non posso dire che suono perché sarebbe un’offesa verso chi suona veramente però diciamo che strimpello pianoforte e chitarra.

A quale età hai scritto la prima canzone?

In realtà solo recentemente, tre o quattro anni fa. Ho sempre cercato di reinterpretare alla mia maniera canzoni già esistenti e quindi cercare di portare qualcosa di differente in un brano già fatto ma non avevo mai effettivamente scritto una cosa nuova.

Devo dire che ti è riuscito bene, ho ascoltato tutti i tuoi pezzi e le ho trovate molto belle con influenze blues e jazz. Cosa ti ha portato a scrivere su questi generi che, specie in Italia, possono presentare non poche difficoltà?

In verità è tutto un flusso di passione, non è stata una scelta calcolata. So per certo che mia madre quando voleva farmi stare tranquilla mi accendeva la televisione con le cassette di Michael Jackson, con il risultato di farmi innamorare della black music. È stato soprattutto grazie a Michael e ai Queen che ho sviluppato la mia passione musicale.

Per quanto riguarda la musica che mi piace cantare, ho semplicemente lasciato fluire questa mia passione, ho sentito che mi piaceva ed esplorando tra i vari generi alla fine sono rimasta in quelli che sentivo più miei.

Ed hai fatto benissimo dato che, a mio parere, nel tuo ultimo disco Oxygen sei stata molto brava. Per te ha qualche significato particolare questa tua creazione?

Oxygen è effettivamente la mia prima espressione massima. Purtroppo non è possibile racchiudere tutto se stessi all’interno di un singolo disco per cui ho ancora molto da dire, da raccontare e da scrivere.

Oxygen rimane comunque un lavoro che rappresenta molte parti di me e questo lo si può capire dalla varietà all’interno dei brani.

Parlando di brani, quale pensi che sia la traccia che riesca a rappresentarti di più?

Sicuramente Thinking of you, la traccia numero 11. È una ballad soul di cui ho scritto anche il testo. La cosa che, secondo me, mi rappresenta di più di quel brano è la scelta del mondo musicale e sono veramente contenta che sia entrata in questo disco.

Passando ad un discorso più generale, cosa ne pensa del panorama musicale italiano oggi?

Al livello musicale c’è spazio per tutti e c’è spazio anche per questo tipo di cose, il mondo discografico invece è tutta un’altra cosa e, per come la vedo io, naviga in acque bruttissime. Personalmente, ho scelto di uscirne fuori e di produrre questo disco in totale autonomia.

Una volta provato quel mondo, ho preferito arrangiarmi ed autoprodurre il mio lavoro grazie anche ad una campagna di crowfunding. In questo modo ho potuto scegliere il mio percorso artistico e avere proprietà sui miei contenuti.

Fortunatamente c’è ancora un tipo di pubblico che apprezza questo tipo di progetti e che ricerca gli artisti che hanno avuto il coraggio di fare scelte simili alle mie.

Arrivare a pubblicare questo disco, da quanto mi dici, sicuramente non deve essere stato facile. Quanto tempo ci è voluto per la sua creazione e quali sono state le maggiori difficoltà che hai trovato?

Per pubblicarlo mi ci sono voluti 3 anni mentre per registrarlo c’è voluto un anno.
Per quanto riguarda le difficoltà, innanzitutto, l’autoproduzione è come portare avanti una vera e propria azienda. Devi occuparti non solo del processo creativo ma anche di tutto il resto, quindi marketing, produzione, ufficio stampa e via dicendo. Io ho avuto la fortuna di trovare delle persone che lavorano con me e di cui mi fido.

A differenza delle grandi major, si ha molto più lavoro da fare e, molte volte, lo devi portare avanti da solo. E tutto questo senza parlare del fatto che poi si deve fare arrivare il proprio lavoro al pubblico.

Non solo quindi ci si deve preoccupare di creare un disco che valga la pena di essere ascoltato, ma ci si deve assicurare che poi il disco venga effettivamente ascoltato.

Parlando di grande produzioni, X Factor è stato sicuramente il programma che ti ha messo in contatto diretto con quel mondo, cosa puoi dirci su quella esperienza?

Beh prima di tutto, un fattore ovvio ma per nulla scontato è che X Factor è un programma televisivo quindi ci sono alcune dinamiche che entrano in gioco che non si riesce a vedere dall’esterno. Capito questo, il programma funziona perfettamente.

Tutte le lamentele e le critiche che vengono mosse contro questo sono inutili perché non è X Factor il problema. Il problema è quello che succede dopo, ovvero dal momento in cui subentrano delle case discografiche non in grado di gestire bene il tutto. O ti abbandonano direttamente o, se ti fanno fare qualcosa, solo in modo totalmente omologato e senza lasciare la possibilità all’artista di muoversi.

Ringrazio immensamente X Factor per l’opportunità poi però ho preferito muovermi da sola sfruttando l’esperienza fatta nel programma.

Una curiosità, so che Elio, oltre ad aver “partorito” Aba, è stato il tuo coach, puoi dirci qualcosa su come è stato lavorare con lui?

Io l’ho adorato, non potevo chiedere di meglio. Innanzitutto perché è veramente un essere umano, e non è una cosa così scontata in questo ambiente. Mi ritengo fortunata perché ho potuto vedere l’armonia che riesce a dare al suo lato più scherzoso, che poi si va a riflettere nei brani che scrive, e al suo lato serioso e professionale. Riesce a far convivere questi due lati di sé in modo perfetto e coerente.

E cosa ne è stato di Aba dopo X Factor, oggi a chi si ispira?

Posto che il mio mito è Beyonce, anche se non è giusto dire che mi ispiro a lei dato che per me è inarrivabile, devo però ammettere che non ho una vera ispirazione sul tipo di percorso che vorrei fare.

Certo, ho alcuni artisti che mi piacciono da cui cerco di prendere spunto per creare qualcosa di mio però non c’è mai stato nessuno in grado di farmi dire: “Voglio essere lui/lei”.

Per concludere, quali sono i tuoi prossimi appuntamenti e dove canterai?

Il 10 Agosto sarò in provincia di Bergamo a Spina nel Lago, il 17 a Jesolo, il 18 a Camponogara e poi spererei di fare qualche giorno di ferie!

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