Il blues man italiano: Perché da sempre apprezzato, studiato e amato, e perché è la musica che contiene atmosfere e valori che poi rappresentano la vita: la quotidianità di tutta la gente

Fabio Treves ci introduce nel mondo del blues in Italia. Conosciuto come il puma di Lambrate, Treves conduce una rubrica musicale su Lifegate Radio: Life in blues. Portavoce del blues e inventore del blues alle masse, egli ha all’attivo numerose collaborazioni con le leggende del blues tra le quali Jonny Shines, Dave Kelly, Paul Jones, Bob Margolin, Sam Lay, Sunnyland Slim, e tanti altri.

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Ha suonato dal vivo e ha ospitato nei suoi dischi molti altri esponenti di spessore della musica blues, e può vantarsi di essere l’unico artista italiano ad aver suonato con Frank Zappa. Ha prestato la sua armonica ad artisti italiani con la sua presenza nei loro CD: Branduardi, Bertoli, Finardi, Elio e le Storie tese, Giorgio Conte, Cocciante e altre personalità.

Nel 1974 nasce la Treves Blues Band con l’intento di divulgare i valori del Blues e, l’armonica di Treves, è divenuta strumento indissolubile per la stessa band, la quale ha girato in tutta Italia. Prima band italiana a proporre questo particolare genere musicale, ora capace di coinvolgere tanto pubblico.

Il blues parte da lontano: dai primi canti di lavoro all’arcaico e campagnolo, dall’elettrico di Chicago a quello più moderno. La ricerca e la dedizione rivolte al blues nascono da una profonda passione verso le radici della musica tradizionale nordamericana, e denotano una qualità insita nel proporre musica.

Molte sono le rassegne, festival, locali, scuole e università che hanno ospitato la Treves Blues Band, come varie sono le tappe in cui la realizzazione di progetti ha avuto vita: nel 2011 Blues in Teatro, spettacolo musicale che ha visto la presenza di 4000 persone, mai accaduto in precedenza prima della geniale intuizione del Puma di Lambrate, e dal quale – nel giugno 2011 – verrà pubblicato l’omonimo CD; mentre invece nel 2014 la TBB ha festeggiato i suoi 40 anni di carriera con un tour teatrale, inanellando una serie di sold out.

Nel dicembre 2014 a Fabio Treves è stato conferito l’Ambrogino d’Oro, un’importante onorificenza da parte del Comune di Milano.

Di seguito l’intervista
Innanzi tutto, perché l’esigenza di esprimersi in blues?

Perché da sempre l’ho apprezzato, studiato e amato, e perché è la musica che contiene atmosfere e valori che poi rappresentano la vita: la quotidianità di tutta la gente.

Quanto riscontro ha avuto questa ispirazione in Italia? E quali le difficoltà nel farsi conoscere e comprendere?

All’inizio del mio lungo cammino sulla strada del Blues ho trovato molta diffidenza, ignoranza, perplessità. Erano anni (i primi anni settanta) in cui erano di moda il rock progressive, il jazz d’avanguardia, il cantautorato politico, insomma tutto tranne il Blues, la music origine di tutto.

Siamo davvero aperti ad accogliere generi musicali che non fanno parte delle nostre tradizioni?

Davvero? Il Blues in Italia è senza dubbio il genere che presenta nel corso dell’anno più rassegne e festival. Si è passati dalla definizione di ”musica di nicchia” a musica popolare?
Artisti inglesi come Mayall, Clapton, Alexis Korner, Led Zeppelin etc mi sembra non abbiano mai lavorato nei campi di cotone e che il blues non sia nato nel Regno Unito, eppure sono stati fondamentali per lo sviluppo del Blues nel resto del mondo a partire dai primi anni sessanta e lo stesso discorso vale per musicisti provenienti da aree diverse tra loro, qui in Italia, come il sottoscritto, Edoardo Bennato, Roberto Ciotti, Guido Toffoletti , Pino Daniele e tanti altri!

Come va vissuto il blues? Che tipo di linguaggio utilizza? Lo si può considerare rivoluzionario e che tipo di gente lo frequenta?

Il Blues è la musica più libera che esista, chiunque lo può vivere, cantare ed interpretare come vuole, non c’è un solo genere blues, ma nel blues esistono decine e centinaia di stili ed elaborazioni diverse.

Se hai qualcosa da dire e da raccontare che parte dal cuore e da esperienze dirette sei partito con il piede giusto per raggiungere l’obiettivo di tutti coloro che amano il blues: stabilire un rapporto diretto e profondo con la gente del blues.

Il blues lo puoi anche interpretare con il tuo strumento, non necessariamente devi “raccontare” esperienze dirette. A volte una nota di chitarra armonica è più forte di cento parole! Nella grande famiglia del blues non c’è spazio per i saputelli, gli integralisti e i noiosi.

Che emozioni si vivono grazie alle contaminazioni?

Ognuno prova emozioni diverse. Grazie anche alle commistioni artistiche e stili che si sono incontrati il blues è diventato un vero e proprio linguaggio universale. I canti dei neri che arrivavano dalle coste occidentali dell’Africa hanno dato vita ai primi blues cantati, poi hanno incontrato la musica che arrivava dal vecchio continente e poi si sono sviluppati stili diversi negli Stati diversi e poi è arrivato in Europa, e ha rifatto il giro del mondo.

Quanta storia c’è dietro il blues?

Tutta la storia della musica moderna degli ultimi cent’anni: dal blues è nato il gospel, il Jazz, il Bebop, lo swing, il Rock & Roll, il pop, il beat, il funky, il R& B e perché no anche il Rap.

Per chi non conosce la sua rubrica su Lifegate Radio – Life in blues – che ci si può aspettare?

BLUES di qualità, una spiegazione veloce del brano e godimento puro.

Che ne pensa di un canale radio che attualmente si può ascoltare solo on-line e che da tempo ha abbandonato l’FM? Differenze di fruizione?

Tutto ciò che può aiutare la diffusione della buona musica è da accogliere a braccia aperte e con entusiasmo! Con le moderne tecnologie ormai la musica la si può ascoltare 24 ore su 24!

Lei si distingue essendosi creato il suo canale di ascolto. Circa l’andamento della musica attuale ci può dire che ne pensa?

Dalla prima trasmissione in radio ad oggi ho passato molti anni della mia vita a cercare di far conoscere il blues, le sue origini e i suoi grandi e piccoli cantori. Mi fa piacere che ci siano state emittenti che come me hanno abbracciato questa “missione”.

Preferirei non parlare della musica attuale e di come viene veicolata attraverso i “media”, ognuno è libero di comportarsi come crede. Io amo la coerenza, soprattutto la mia!

Grazie a Fabio Treves per il tempo che ci ha dedicato

Per questo Articolo/Intervista le immagini sono state fornite dall’ufficio stampa dell’artista/spettacolo. Si declinano per tanto ogni responsabilità relative ai crediti e diritti

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