Intrigo e Amore, la celebre opera del giovane Friedrich Schiller, debutta il 7 marzo al Politeama Rossetti, una produzione del Teatro Stabile di Genova per la regia di Marco Sciaccaluga.

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Incuriosisce e intimorisce allo stesso tempo andare a vedere la messa in scena di uno dei testi precursori del romanticismo tedesco da cui Verdi ha tratto ispirazione a piene mani per la sua Luisa Miller.

Un’opera imbevuta di Sturm und Drang che oggi potrebbe suonarci ampollosa e sorpassata e che invece, nell’adattamento di Sciaccaluga, stupisce per la sua contemporaneità e ci ricorda quanto ci piacciano le storie d’amore travagliate con la ciliegina della differenza di estrazione sociale.

Luise e Ferdinand, l’una figlia del maestro di musica Miller l’altro del nobile presidente von Walter, si amano ma il loro amore è ostacolato dall’appartenenza a due classi sociali incompatibili. Il padre del giovane si oppone fermamente a questa unione e organizza all’insaputa del figlio un matrimonio con la favorita del Duca, per assicurargli un avvenire tra le alte cariche del Ducato.

Ferdinand non intende assecondare i piani del padre che si vede costretto con l’aiuto del meschino segretario Wurm a ingannare i due giovani mettendoli l’uno contro l’altro. Obbligano Luise, minacciandola di condannare i suoi genitori a morte, a scrivere una lettera d’amore per un’altra persona.

Ferdinand pazzo di gelosia avvelena se stesso e Luise costringendo entrambi a una infelice e misera fine poiché scopre, dagli ultimi respiri dell’amata, che la lettera l’aveva scritta sotto dettatura e minaccia del presidente von Walter, suo padre.

Il testo nella nuova traduzione di Danilo Macrì

Il testo nella nuova traduzione di Danilo Macrì è stato sfoltito e diretto con consapevolezza dal regista che è riuscito a ridurre la messinscena di alcune ore senza intaccare lo svolgimento della storia. Il lavoro della scenografa Catherine Rankl prosegue nella medesima direzione.

Si evince non appena entrati in platea che lo spettacolo sarà scevro di sovrastrutture e abbellimenti. Il palco con il sipario aperto ci mostra una grande stanza, dominata al centro da un pianoforte a coda, piena di sedie, leggii e strumenti sparsi.

Siamo a casa del musico Miller, ma questo unico contenitore si presta a mutare senza che sia spostata una sola sedia. Il merito va all’idea di far interagire gli attori, chi più chi meno, con gli strumenti – offrendo un utile e dilettevole disorientamento – per sottolineare cambi di scena, apici di emozioni o svolte inaspettate.

Tra tutti Andrea Nicolini, l’infido segretario Wurm (che in tedesco significa verme) – vestito alla moda del Settecento come gli altri personaggi – con lunga giacca blu, culotte e parrucca incipriata, dirige mefistofelico lo svolgersi del dramma. Sempre sul palco, scandisce come fosse una didascalia in carne ed ossa i cambi di scena annunciandoli a voce o suonando il pianoforte ed altri strumenti.

I due giovani innamorati Luise e Ferdinand, interpretati da Alice Arcuri e Simone Toni, risultano purtroppo deboli e acerbi nell’esecuzione rispetto ai comprimari. Molti i movimenti ingiustificati lungo il palco e molti i sospiri (anche del pubblico). Perfetto, invece, Stefano Santospago nel ruolo del malvagio presidente von Walter così come i genitori di Luise.

Enrico Campanati e Orietta Notari si distinguono per la loro efficacia senza sforzi. Un particolare apprezzamento all’interpretazione di Mariangeles Torres nei panni della lady favorita del Duca che dona carattere e sensualità al proprio personaggio.

Puro divertimento il maresciallo von Kalb di Roberto Alinghieri che serve al pubblico momenti comici molto apprezzati. Gli altri attori sul palco, sebbene impegnati in ruoli minori, contribuiscono positivamente all’insieme senza stonature.

Il linguaggio, l’interpretazione e la storia stessa suonano in questa grande stanza, affollata di strumenti e sentimenti, molto contemporanei permettendo al pubblico di tenere alta l’attenzione sebbene la durata dello spettacolo sia lievemente impegnativa, soprattutto se si pensa che le azioni sono pressoché inesistenti e la parola è l’unica vera protagonista.

Il plauso, dunque, va al regista Marco Sciaccaluga direttore di questa valida orchestra che con coraggio ripropone un classico del romanticismo.

Il romanticismo non è morto e non è stato omogeneizzato dalla Disney e venduto pezzetto per pezzetto, contrariamente a quanto reclamava Lisa Simpson nella popolare sitcom animata.

Con Intrigo e Amore possiamo concederci senza alcun imbarazzo di farci travolgere come ai vecchi tempi dalla tempesta e dall’impeto.

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