La Babilonia del BOL’ŠOJ di Mosca

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Bolshoi Babylon, è il film documentario più intrigante, basato su un fatto di cronaca vera, della storia del costume e del balletto classico, uscito in programmazione nelle sale cinematografiche italiane, con un tema di forte attualità.

Bol'šojIl docufilm, diretto da Nik Read e Mark Franchetti, è stato presentato al 40esimo TIFF, Toronto International Film Festival, permettendo, per la prima volta, ad una troupe cinematografica, di addentrarsi all’interno del prestigioso teatro. Un viaggio dentro e dietro le quinte, tra il sudore, la pece dei ballerini, le rivalità e gli intrighi politici, a poco a poco svelati, dall’occhio delle telecamere.

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Un racconto a tinte noir, è lo sfondo della trama basata sul collage di immagini di repertorio e la registrazione della messa in scena di uno dei capolavori del balletto classico romantico, Il Lago dei Cigni, da cui tutto nacque.

Era il Gennaio del 2013, durante la rappresentazione di questo capolavoro, si apprende che Sergei Filin, allora Direttore Artistico del Teatro, viene ricoverato per gravi ustioni di terzo grado.

Un uomo incappucciato, lo attese davanti alla porta di casa, versandogli sul viso acido solforico.

Le ustioni lo lasceranno, parzialmente cieco.

Lo scandalo e la rivelazione di intrighi politici portarono alla confessione del nome dell’autore del gesto: Pavel Dimitrichenko.

Dimitrichenko era un ballerino solista, accusato, e reo confesso, di tale misfatto, spinto da spirito di gelosia e rivalsa.  

Il linguaggio narrativo del film, si sofferma spesso sulle interviste, i silenzi, le pause di sgomento degli stessi artisti ballerini interpreti, loro malgrado,di una vicenda vera sul tormentato palcoscenico della vita, catturando, tra le righe delle parole e degli sguardi, l’incredulità dell’accaduto. L’attimo fuggente, tra finzione e realtà.

La macchia sul simbolo più prestigioso del Paese cala inesorabilmente, con l’indignazione pubblica e la delusione, nel mondo della danza.

Dopo un periodo tumultuoso di protesta di piazza, durante il quale, diversi ballerini, si dimettono o vengono licenziati, il Cremlino nomina nuovo Direttore, Vladimir Urin, del teatro Stanislavskij, scatenando nuovi conflitti, perché ritenuto non all’altezza dei requisiti per dirigere la Compagnia e i solisti del Grand Teatro di Mosca.

Bol’šoj, un grande simbolo

Il Bol’šoj, traduzione appunto di Grand Teatro, nasce nello stesso luogo dove sorgeva a Mosca il teatro Petrovskij. Con le modifiche dell’architetto Giuseppe Bove, il Bol’šoj viene inaugurato il 18 gennaio del 1825, con il balletto Cendrillon.

La magnificenza del Bol’šoj, è tale da essere raffigurato anche sulle banconote da 100 rubli.

Il film ricorda come nella storia dell’Unione Sovietica e dell’Europa, a cavallo delle due Guerre Mondiali, anche in presenza di intrighi internazionali, figure di spicco dell’arte e della cultura si prestarono ad intercettare bollettini militari in nome della madre Patria.

Come, Mata Hari, famosa danzatrice di origine olandese, che prestò servizio per l’intelligence tedesca e poi francese, durante la Prima Guerra Mondiale, definita “Lei stessa una Danza”.

Il cast

Menzione speciale agli interpreti ed artisti veri del Bol’šoj: Vladimir Urin, Sergei Filin, Maria Alexandrova, Maria Allash, Anastasiya Mestova e ancora, Andrei Budberg, Roman Adamov, Boris Akimov, Ynry Zaretsy, Nicolai Tsiskaridze e Pavel Dimitrichenko.

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