Il Teatro Rossetti di Trieste in balìa delle onde per seguire il viaggio di una vita intera. C’è un deserto, c’è un mare e poi c’è un altrove.

La Torre di Babele crolla e Dio condanna l’umanità all’incomprensibilità. La Bibbia prosegue poi con la storia di Abramo, Patriarca delle tre grandi religioni monoteiste. Si mette in viaggio seguendo questa voce eppure non scappa da una guerra, non c’è una carestia. In una prospettiva laica e odierna, se Dio non esiste, cosa ci spinge al cambiamento?

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Johnny è soprannominato “il sognatore” e la risposta la trova di notte, ha un’urgenza di partire, di vivere la migliore delle vite possibili. Al suo fianco c’è Gill, donna ribelle e coraggiosa. Insieme hanno un banco del pesce al mercato e con umiltà tirano avanti, eppure il loro amore li rende più ricchi di un re. Sono pesci gialli loro, rari, speciali.

Assistiamo a quadri con montaggi serrati di sequenze che non sempre seguono la logica, quasi a costruire una saga con storie di vita, amore, viaggi e culture. Perché la genialità di questo spettacolo è che le lingue usate sono le più disparate: italiano, inglese, francese e il grammelot, lingua teatrale che imita i suoni senza effettivamente servirsi di parole esistenti (per cui va davvero un enorme applauso a tutti gli interpreti).

Dopo soprusi, torture e violenze di ogni genere i nostri protagonisti giungono in America, Land of Freedom, trovano la ricchezza inventando un business di pesce fritto. Nel loro viaggio incontrano persone che diventeranno amici (Lucky, ad esempio), altre perdute per sempre.

Commovente la scena del naufragio; grazie alle suggestioni visive il pubblico si immedesima in questa lotta per la vita dove purtroppo non tutti ne escono vincitori.

Ma “We are alive, it means we’re doing fine. No need to look behind”. Sacrifici, nessun rimpianto. L’importante è essere vivi.

In un patchwork di tutti gli esseri viventi possibili fronteggiano un Faraone (di origini russe ma che parla francese), un barista che forse è Babbo Natale, cicogne, Agar… inserendo tematiche come lo spaesamento (eviterei di usare una parola sulla bocca di tutti quale “immigrazione’), la difficoltà di comunicazione, utero in affitto, morte, desideri. La recita dura 3 ore, è densa e difficile.

È come aver visto 3 spettacoli in uno e alla fine si è frastornati da domande, situazioni, maschere e volti. Abbiamo assistito a cosa? A un musical, un varietà, un dramma, danza, cinema muto? Teatro, in tutta la sua magnificenza. Artisti mostruosamente preparati, tutti, indistintamente. Luci e ombre, video.

“There are always dreams. Qual è il tuo sogno ora?” “Quello di continuare a sognare… sogni”

Fatevi un dono, non perdete questo folle e ambizioso spettacolo. Sarà in scena, al Politeama Rossetti di Trieste, fino al 10 febbraio.

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